Il Sole 24 Ore 20/07/2005, pag.2 Walter Riolfi, 20 luglio 2005
Non solo Rcs: anche Siena è nel mirino. Il Sole 24 Ore 20/07/2005. Al quartier generale di Capitalia , Mediobanca , Rcs , Generali , Sanpaolo e persino in quello della Banca Lombarda , devono essersi sentiti un po’ tutti assediati ieri: minacciati da un bel gruzzolo di liquidità che l’Unipol di Giovanni Consorte ha improvvisamente generato acquistando le quote di Bnl
Non solo Rcs: anche Siena è nel mirino. Il Sole 24 Ore 20/07/2005. Al quartier generale di Capitalia , Mediobanca , Rcs , Generali , Sanpaolo e persino in quello della Banca Lombarda , devono essersi sentiti un po’ tutti assediati ieri: minacciati da un bel gruzzolo di liquidità che l’Unipol di Giovanni Consorte ha improvvisamente generato acquistando le quote di Bnl. Ma a Siena, nelle stanze di Rocca Salimbeni ove ha sede il Montepaschi , la sensazione deve essere stata un po’ quella che gli antichi senesi provarono nell’assedio del 1269 o, peggio, in quello del 1554. Il titolo della banca è volato ieri del 5,2% a un livello che non si vedeva dall’agosto di tre anni fa, con scambi 5 volte superiori alla media. Tra i broker di Piazza Affari si dice che dei 2,2 miliardi ricavati dagli immobiliaristi con Bnl (e più della metà sono plusvalenza) buona parte potrebbe essere impiegata proprio per conquistare l’antica banca senese. Il guaio per il presidente Pier Luigi Fabrizi e soprattutto per i vertici della fondazione è che questa volta i "nemici" se li trova già in casa il Montepaschi. E non sono i guelfi di Firenze o gli imperiali, ma il romano Francesco Gaetano Caltagirone che ha il 3,8% dell’istituto e oltre 400 miliardi da impiegare, oppure il bresciano Emilio Gnutti che possiede il 2,4% e che veste pure i panni di vicepresidente di Mps e che quando si tratta di scalare qualcosa non è secondo a nessuno. E Siena nemmeno può contare sull’aiuto dei politici: perché alla proposta della maggioranza che vuol limitare i diritti di voto della fondazione, s’è aggiunta pure la disaffezione di una parte della sinistra che sembra voler favorire più il coraggio di Consorte che la prudenza di Fabrizi. In teoria Mps non è scalabile: la fondazione possiede il 49% del capitale ordinario. Ma, come tutte le altre fondazioni bancarie, prima o poi dovrà scendere. E se passa la legge che vorrebbe limitare al 30% i diritti di voto, i guai potrebbero arrivare in tempi brevi. Inoltre, vuoi per il governo politico che le istituzioni territoriali hanno sempre espresso, vuoi per una non esaltante redditività della banca, Mps è a buon mercato rispetto al sistema: capitalizza appena 7,1 miliardi, ossia 1,2 volte i mezzi propri. Insomma vale il 15% meno di Bnl, pur gestendo un attivo che è quasi il doppio della banca romana. Un broker spiega che con una gestione più incisiva si potrebbe in due anni raddoppiare il roe (redditività sul capitale) portandolo al 15%. Se i timori di Siena sono giustificati, si ha la sensazione che a Piazza Affari si sia un po’ esagerato ieri. I 2,2 miliardi incassati da Caltagirone, Coppola, Ricucci, Statuto, Bonsignore, Lonati e Grazioli, ammesso che si riesca a farli viaggiare insieme, non sono tali da far traballare gli assetti di Generali, il cui titolo è tuttavia salito ieri del 2,4% (il massimo dal maggio 2002) con scambi doppi della media. Potrebbero però impensierire i vertici di Mediobanca che ha visto i titoli salire del 2,4% a 16,38 * che è il massimo storico per piazzetta Cuccia. Certo c’è un patto di sindacato a proteggere la società, così come per Rcs (+1,2%). Ma davanti alle lusinghe del denaro non si può escludere che qualche pattista possa defezionare in caso di Opa. Questo ragionamento l’hanno fatto parecchi operatori ieri. In realtà è da qualche mese che su Capitalia (+1,6%) si vedono mani forti e nelle ultime due sedute c’era sempre qualcuno disposto a rastrellare tutta la "lettera" (titoli in vendita) con modalità che sono più consone a uno scalatore che a un gestore di fondi: un compratore apparentemente americano, spiega un broker. E anche il patto di sindacato che regola la banca romana copre poco più del 30% del capitale. Più blindato sembra quello del Sanpaolo (+1%) visto che tra il Santander (10,7%), le tre fondazioni (circa il 33%) e l’Ifil (6,3%) si supera, tra quote sindacate e quote libere, il 50% del capitale. Anche nella bresciana Banca Lombarda (+2,7% tra scambi 4 volte superiori alla media) c’è un patto che raccoglie il 49% del capitale. Ma tra quei 300 soci ce n’è più d’uno, confidano fonti bresciane, disposto a monetizzare un investimento che non cresce da oltre sette anni. - Banche in evidenza a Piazza Affari In parentesi la variazione % dei titoli da inizio anno MEDIOBANCA (+37,56%) Mediobanca non è scalabile, visto che il patto di sindacato controlla oltre il 50% del capitale. Ma la società è un crocevia e soprattutto è la via per arrivare a Generali. Per questo può essere presa di mira da nuovi investitori. Non a caso esistono già due immobiliaristi (Zunino e Coppola) tra i soci MONTEPASCHI (+16,11%) Ieri Piazza Affari s’è finalmente accorta del titolo che è salito del 5,2% tra scambi elevatissimi. Mps non è scalabile in apparenza, visto che la fondazione controlla il 49%. Ma la proposta di limitare al 30% i diritti di voto e il mutato clima politico potrebbero rendere fragile il vecchio assetto di controllo BANCA LOMBARDA (+10,95%) Banca Lombarda non è mai stata un obiettivo per gli scalatori. Il patto racchiude quasi il 50% del capitale, senza contare le azioni "libere". Ma tra i 300 soci, alcuni potrebbero essere tentati di vendere in caso di Opa. Tuttavia l’istituto bresciano va considerato molto vicino a Giovanni Bazoli e a Banca Intesa SANPAOLO IMI (+14,72%) In analogia con l’Opa del Bilbao su Bnl, anche sul Sanpaolo s’è scatenata la speculazione di quanti hanno immaginato un analogo interesse del Santander. I soci del patto di sindacato controllano nel complesso il 50%. Alcuni di loro, secondo i broker, avrebbero comperato titoli recentemente. Walter Riolfi