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 2005  luglio 26 Martedì calendario

LICCI Christine. Nata a Castelrotto (Bolzano) il 19 luglio 1964. Banchiere. «[...] alta, magra, bionda, bella [

LICCI Christine. Nata a Castelrotto (Bolzano) il 19 luglio 1964. Banchiere. «[...] alta, magra, bionda, bella [...] Nata a Castelrotto da una famiglia di albergatori è un ”prodotto” Bocconi, dove ha studiato economia d’impresa e diritto europeo dell’economia. La finanza, la scopre a sette anni quando i nonni le aprono un conto corrente alla Cassa di Risparmio di Bolzano e le mettono diecimila lire come premio per la più bella pagella della scuola. Lei però sogna di fare la pianista, suona per ore tutti i giorni, ma quando l’ornamento di un’educazione gentile minaccia di diventare una professione - a 16 anni vuole andare a fare un’audizione a Milano da Claudio Abbado - la madre la ferma. Da quel giorno Christine non toccherà più la tastiera di un pianoforte. [...] a differenza del segretario di Stato americano Condoleezza Rice, tanto narcisa da esibirsi in pubblico, per lei la musica è passione privatissima. Non la definisce neppure un hobby, ”perché per me hobby è solo quello che so fare in modo perfetto”. Ascolta i dischi di Martha Argerich e Maurizio Pollini, e non pensa più a quello che poteva essere e non è stato. Oggi la sua realizzazione è la finanza. Il prezzo del suo successo è una giornata di lavoro di 16 ore, che non le lascia tempo libero, se non qualche ora ogni tanto per vedere un film strappalacrime o rifugiarsi un paio di giorni a Castelrotto, dove ha ristrutturato una vecchia casa rispettando la tradizione: crocifisso di legno alla parete, stufa di maiolica, panca ad angolo, tendine di pizzo alla finestra. Per il resto ”la Christl”, come la chiamano gli amici, è una nomade del lavoro, senza casa e senza famiglia. Vive là dove lavora: a Milano appena laureata, con il primo incarico alla Dresdner Bank, poi a Francoforte per la Ubs, quindi a Hong Kong, infine Duesseldorf per Citibank, la banca dove fioriscono in pieno le sue capacità e nel giro di pochi anni diventa amministratore delegato, risanando i conti col credito al consumo. La giovane banchiera è un modello per tutte le manager, che nei colloqui con i cacciatori di teste si rifanno esplicitamente a lei. Non è solo bella e brava - ”fortunata”, malignano però gli uomini - ha anche inventato un nuovo stile. Finora il prototipo del banchiere in Germania era solo uno: maschio, tedesco, cinquantenne, freddamente concentrato sulle cifre, inaccessibile, arrogante. Lei invece è sempre soave, affabile, capace di ascoltare. ”Voglio entrare in un consiglio col sorriso sulle labbra”. Sa essere dura, dicono, ma non passa sui cadaveri. Parla come un manuale di management - ”far credere i collaboratori in se stessi, perché corrano dietro l’obiettivo e lo raggiungano” -, cura i piccoli gesti: quando andava in visita alle filiali Citibank, sedeva con i dipendenti nella piccola cucina, bevendo caffè e mangiando Nutella. Quando è nervosa, le compaiono due rughe alla radice del naso. E si massaggia una mano con l’altra. Quando è furiosa, perde la cadenza altoatesina di quel tedesco che è stato il suo passaporto per la Germania e parla la lingua del business: secca, diretta, rapida. Com’è davvero, sotto le spoglie gentili di una bella italiana» (Marina Verna, ”La Stampa” 26/7/2005).