Varie, 24 luglio 2005
TORO
TORO Achille Napoli 4 novembre 1942. Magistrato. Procuratore aggiunto a Roma, investito dall’inchiesta della Procura di Firenze (poi trasmessa per competenza a Perugia) sugli appalti per i lavori alla Maddalena per il G8 (lo accusavano di aver, tramite il figlio Camillo, fatto veicolare informazioni riservate su indagini in corso proprio a coloro nei cui confronti si stavano svolgendo accertamenti), il 17 febbraio 2010 si dimise • «I giornalisti sono pregati di stare fuori dal suo ufficio. Se incontra un taccuino uscendo dalla stanza, risponde solo con qualche cenno del capo. Di lui ci sono rare immagini e pochissime interviste. Eppure sta rigirando come un calzino la finanza italiana: ha indagato [...] nomi come Cesare Geronzi, Sergio Cragnotti, Gianpiero Fiorani e Francesco Frasca, capo della vigilanza di Bankitalia. [...] procuratore aggiunto a Roma, il magistrato che ha passato ai raggi X il crac della Cirio. [...] napoletano di origini ma una carriera tutta nella capitale, Achille Toro ha poche ma sentite passioni: l’attività nel sindacato delle toghe (da aprile 2005 è presidente di Unicost la corrente moderata della magistratura che ha circa il 30 per cento degli iscritti); il Napoli calcio; il bridge; e le bretelle. Figlio di un magistrato (poi avvocato e consigliere di Stato), Toro entra in magistratura alla fine degli anni Sessanta. Fa il pretore per cinque anni, poi è chiamato all’ufficio legislativo del ministero della Giustizia. Ci resta per cinque anni. Quando Tommaso Morlino è nominato ministro della Giustizia, negli anni del pentapartito e della Dc ben salda al governo, lui ne diventa vicecapo di gabinetto. Contro lo scetticismo dei teorici del diritto, ”inventa” l’ufficio Automazione e l’ufficio Bilancio del ministero. è il 1979. Un giorno Morlino gli mette in mano la relazione del governatore della Banca d’Italia. Il giovane Achille la guarda e chiede: ”E che ci devo fare?”. La risposta è una frase da allora mai dimenticata: "Achi’, se non capisci di economia, non capirai mai quello che succede in Italia”. A metà degli anni Ottanta Toro torna in trincea, nei gironi infernali del tribunale civile di Roma. Nell’87 conquista i titoli delle cronache con una sentenza definita ”rivoluzionaria”: in una causa di separazione Toro decide l’affidamento alternato dei figli e stabilisce che questi restino a vivere in una sola casa, mentre papà e mamma, a turno, stanno fuori. ”Un bambino non vive di sola mamma e io penso a lui” spiega. Nell’89, quando l’Italia cambia codici e procedure, lui lascia la presidente della Prima sezione del tribunale civile della capitale e ricomincia da capo: pm presso le ex procure circondariali. Si ritrova 250 mila fascicoli di reati finanziari, falsi e truffe altrimenti destinati al macero. Lui li prende, crea il pool ricettazione e falso e li risolve in due-tre anni. Trova in una partita di certificati di deposito e titoli di credito falsi che risultano, dopo un po di giri, a nome di Claudio Martelli, ministro della Giustizia in carica. il prodromo di Tangentopoli, passa da Roma e porta la firma di Toro. La sua riservatezza è totale. Ai tempi dell’inchiesta Cirio, cambia due volte numero di cellulare per non farsi trovare dai cronisti. [...] Gli unici posti dove l’imprendibile Toro parla con i giornalisti sono i plenum del Csm (è stato membro del Consiglio superiore tra il 1998 e il 2002) e le riunioni dell’Associazione nazionali magistrati. è un conservatore [...] ”Sono contrario alla separazione delle carriere. Se io non avessi potuto fare diverse esperienze, adesso non avrei la competenza per fare quello che sto facendo”, dice. [...]» (Claudia Fusani, ”L’espresso” 28/7/2005).