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 2005  luglio 23 Sabato calendario

SALVADORI

SALVADORI Augusto Venezia 4 settembre 1936. Avvocato. Assessore di Venezia con Cacciari • «[...] tutore del Decoro di Venezia [...] ha [...] cominciato a mulinare il remo contro torsonudisti, saccopelisti, pediluvionisti e gli altri ”isti” che sporcano l’immagine della Serenissima. Battaglie che, a partire da quella mitica contro i gondolieri che cantavano ”O sole mio trascurando Nineta monta in gondola, avevano fatto di lui l’assessore più famoso del pianeta. [...] Multe da 50 euro ai turisti (otto solo l’altro ieri) che girano per la città a petto nudo scambiandola per una spiaggia. Multe a chi bivacca in piazza San Marco: chi vuole fare picnic può andare un minuto più in là ai Giardinetti Reali dove saranno raddoppiate le panchine. Multe agli eventuali saccopelisti [...] Multe, come prescrivono le norme comunali, a chi si fa il pediluvio nei canali, come due fidanzatini inglesi salassati [...]. E poi multe a chi solleva moto ondoso schizzando sulle barche come fosse ai mondiali di motonautica, multe a chi mena il cane a spasso senza portarsi appresso paletta e sacchettino, multe a chi butta per terra cartacce... Insomma: tolleranza zero. ”Qualcuno mi prendeva in giro [...] ma erano battaglie sulle quali oggi mi danno tutti ragione”. [...] Arruolato nel governo da Cacciari dopo che al primo turno, col suo movimento, aveva preso a Venezia centro storico uno strabiliante 9%, dice che no, la tentazione di diventare leghista lui, che pareva un anticipatore su certi temi, non l’ha mai avuta: ”Venezia è sempre stata una città aperta. A tutte le culture”. Col filosofo, assicura, si trova benissimo: ”Siamo diversi? No: tutti e due siamo innamorati di Venezia”. L’unica cosa che non rifarebbe, o rifarebbe usando parole diverse per stare alla larga dalle polemiche, è la battaglia contro ”O sole mio [...] Tutto cominciò un giorno d’estate di [...] quando il nostro, che allora era democristiano e faceva parte della giunta guidata dal socialista Nereo Laroni, sentì ”a Voce. Non una voce qualsiasi: una voce che sul Canal Grande intonava per una coppietta in gondola: ”Jamme jamme / ”ncoppa jamme ia! / Jamme jamme / ’ncoppa jamme ia!”. Basta, si disse. E spedì ai gondolieri e alle agenzie che vendevano il pacchetto gondola + serenata, una lettera ufficiale: ”La grande vitalità musicale della nostra Venezia, che ha avuto modo di esprimersi non solo attraverso le raffinate composizioni di Benedetto Marcello, Baldassarre Galuppi e Antonio Vivaldi, ma anche attraverso una produzione poetica musicale di carattere popolare, tradottasi nelle famosissime ”barcarole’ e ”canzoni da batèo’ mi dà motivo di chiedervi che le serenate in gondola siano allietate esclusivamente, se possibile, da canzoni e motivi musicali veneziani”. Rivolta istantanea. ”L’idea in sé non è cattiva”, spiegò il gondoliere Italo Stivanello, ”Ma i nostri clienti sono statunitensi, giapponesi, sudamericani che conoscono e chiedono solo canzoni simbolo come O sole mio o Funiculì funiculà. Non possiamo andare a propinare loro brani settecenteschi col rischio di perdere clienti”. Finì, mentre accorrevano da tutto il mondo cronisti e troupe televisive incuriositi dalla singolar tenzone, con una geniale spedizione degli Scugnizzi di Palepoli. Un gruppo di una dozzina di musicisti napoletani con chitarre e tamburelli che, ospitato su un barcone dagli stessi gondolieri ribelli, solcò la città offrendo, con la voce solista di Lello Di Domenico, un travolgente concerto: Tammurriata nera davanti a Ca’ Rezzonico, Core ingrato all’Accademia, la ”ndrezzata alla Madonna della Salute. Per chiudere in bellezza con la canzone incriminata: ”Che bbella cosa, ”na jurnata ”e sooole...”. Il tutto in un delirio di applausi e risate e complimenti dai turisti e dagli stessi veneziani che stavano sulle rive o si affacciavano alle finestre. Finì con lui, l’Augusto Salvadori, che abbracciava tutti ostentando una felicità incontenibile: ”Che roba! Che roba! Mai vista tanta attenzione intorno alla musica veneziana e napoletana!”. E via a baciare il tenore: ”Siamo stati magnifici! Abbiamo fatto insieme una cosa favolosa! Tutto il mondo parla di noi!”. Era felice, in quei giorni: ”Mi hanno visto alla televisione in tutta l’America. La Cbs mi ha dato tre minuti, non so se mi spiego: tre minuti tutti per me. Assessore, questo è il microfono, parli. Emigoparlà. Asciutto, incisivo, brillante. Mi creda: questa storia di ”O sole mio è stato un colpo di genio”» (Gian Antonio Stella, ”Corriere della Sera” 23/7/2005).