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 2005  luglio 22 Venerdì calendario

DI DONNA Roberto.

DI DONNA Roberto. Nato a Roma l’8 settembre 1968. Campione di tiro con la pistola, medaglia d’Oro ad Atlanta nel 1996 (aria compressa da dieci metri). «Grida: ”I miracoli accadono, ma bisogna saperseli meritare”. Lancia in alto una visiera, abbraccia chi capita. Succede, anche gli uomini di ferro si lasciano prendere dalla gioia. Due metri più in là un ragazzone cinese è accasciato per terra, il volto gonfio e pallido per la tensione, un allenatore lo accarezza, la fidanzata lo bacia. Niente: i volontari dell’Olimpiade devono alzarlo di peso e portarlo via. Qualche minuto dopo, un medico gli dà ossigeno da una bombola. Anche gli uomini di ferro possono andare in pezzi come il finestrino sfondato di un’auto. Destini di sport: respira nella maschera, Wang Yifu, che fino a cinque minuti fa aveva l’aria sognante di chi, perso nei suoi esercizi di concentrazione, vola alla vittoria, alla sua seconda vittoria olimpica. Salta e urla di gioia chi a inizio gara era sprofondato nel basso classifica. il fotogramma numero uno della prima medaglia d’oro italiana in queste Olimpiadi, è quello del veronese Roberto Di Donna, finanziere scelto di 26 anni. La sua specialità si chiama pistola ad aria compressa da dieci metri. Bisognerebbe chiamarla ”dell’arte di star fermi e produrre grandi fatti”. Nulla di più vicino allo zen e a tutto quanto si occupa dell’energia e della mente. Il castello dei destini incrociati di questa giornata di inizio Olimpiade è un capannone in plastica e in legno perduto in un bosco. In mezzo al bosco c’è una radura e lì c’è il poligono di tiro di Wolf Creek, 25 chilometri da Atlanta. Da quella radura è partita ieri alle tre un’ambulanza. Portava in ospedale Wang Yifu, l’avversario cinese che Di Donna ha battuto per un solo decimo di punto, con una rimonta straordinaria, aiutata da un crollo incredibile. Yifu è diabetico e la settimana scorsa aveva sofferto di infezione all’orecchio. Dopo poche ore dal ricovero è stato dimesso dall’ospedale: stava già meglio. Ed è difficile dire che cosa gli abbia spezzato i nervi fino al collasso, perché questa sua sconfitta (non è potuto salire nemmeno sul podio, sostituito da un compagno) somiglia a quegli scudetti persi quando si hanno dieci punti di vantaggio. Prima di entrare in stato confusionale, Wang ha detto solo: ”Non vedo più niente, è tutto buio”. Wang ha condotto questa gara incredibile dall’inizio fino a un tiro dal termine. Di Donna gli è rimasto dietro di tre punti nella fase eliminatoria, poi è cominciata la finale. Bisogna capire come funziona questo sport dell’immobilità per capire che razza di sofferenza può essere una finale. Si tirano prima, in eliminatoria, sessanta colpi in 105 minuti. I primi otto fanno la finale, che invece funziona così: tutti i tiratori sono in pedana simultaneamente e hanno a disposizione 75 secondi per sparare. Il punteggio si determina calcolando l’approssimazione del colpo al centro perfetto del bersaglio in decimi di punto. I destini incrociati di Di Donna e Wang si sono giocati su quei 9 millimetri. Comincia la finale e subito Yifu è primo, mentre Di Donna affonda: un disastroso 8,3 che lo manda al quarto posto, poi al quinto. Migliora lentamente nei turni successivi, troppo lentamente. Infatti con 9,4 e 9,8 si ritrova quinto. Wang viaggia sempre sui 10 e oltre. Di Donna è superato dal bulgaro Kiriakov e dal polacco Pietrzak. La rimonta comincia al sesto turno di tiri. Di Donna è quarto, al settimo passa terzo con un decimo di punto di distacco dall’argento (secondo in quel momento è Kiriakov). In ogni caso Wang non è in discussione, troppo lontano, troppo in vantaggio. Al nono turno Di Donna è secondo e si tratta per lui di consolidare soltanto una giornata rovinata da una falsa partenza. E invece tutto si svolge sotto il segno del black out. Quello dell’energia elettrica dell’impianto, che spegne computer e tabelloni e ferma tutto per cinque minuti. Di Donna: ”Bisogna sapersi controllare e io ci sono riuscito”. In quei minuti invece qualcosa si rompe dentro Wang. Ma naturalmente non si vede nulla, perché Wang è un mito del tiro a segno e non lascia trasparire nulla. Ma è successo: all’ultimo tiro, Di Donna fa 10,4, cinque millimetri dalla perfezione che è 10,9. Wang aspetta, il pubblico trattiene il fiato in attesa di applaudirlo vincitore. Aspetta, il cronometro arriva agli sgoccioli degli 85 secondi, il cinese spara: ed è 6,5. Un colpo catastrofico, se solo la sua debacle si fosse fermata 2 decimi sopra, Di Donna a quest’ora starebbe con la medaglia d’argento al collo. Ma il tonfo è totale. Anche gli uomini di ferro vanno in pezzi» (Vittorio Zambardino, ”la Repubblica” 21/7/1996).