La Stampa 21/07/2005, pag.5 F. Manacorda, 21 luglio 2005
I giudici continuano le indagini a Via Nazionale. La stampa 21/07/2005. Milano. Abn Amro getta la spugna nello scontro finanziario per l’Antonveneta
I giudici continuano le indagini a Via Nazionale. La stampa 21/07/2005. Milano. Abn Amro getta la spugna nello scontro finanziario per l’Antonveneta. La banca olandese ha annunciato ieri che la sua offerta pubblica in contanti a 26,5 euro per azione si chiuderà domani, senza ulteriori proroghe. Proroghe che invece gli olandesi avrebbero potuto ottenere perché tra ieri e oggi prendono il via le due offerte pubbliche sullo stesso istituto - un’Opa obbligatoria a 24,47 euro e un’Opas in contanti e azioni che valorizza ogni titolo 27,5 euro - lanciate entrambe dalla Banca popolare italiana, che assieme ad alcuni alleati può già contare sulla maggioranza di Antonveneta. La data di domani, il 22 luglio, potrebbe così passare alla storia della finanza italiana ed europea come quella in cui le banche straniere che avevano tentato la conquista degli istituti tricolori sono state costrette a suonare definitivamente la ritirata. Sempre domani, infatti, si conclude anche l’Ops del Bbva sulla Bnl. Gli spagnoli offrono un’azione propria per cinque titoli della banca italiana, ma la loro proposta appare ormai superata dall’Opa in contanti a 2,7 euro - un’Opa ancora "virtuale", in attesa delle necessarie autorizzazioni - che l’Unipol lancerà a settembre su quel 59% della banca romana non ancora nella sua orbita di controllo. Il copione delle due battaglie bancarie è stato finora assai simile: un’offerta totalitaria da parte di un’istituto straniero - Abn e Bbva - che era già presente nel capitale della banca che voleva acquisire; la creazione di una cordata avversaria imperniata su un soggetto italiano - Bpi per l’Antonveneta, Unipol per la Bnl - che presenta un’offerta alternativa. Su entrambi gli scenari, poi, una serie di protagonisti comuni: Danilo Coppola, Chicco Gnutti, Stefano Ricucci, sempre e comunque orientati a muovere le loro azioni verso la soluzione che privilegi l’"italianità" del sistema, e a ricavare ottime plusvalenze. Nel caso dell’Antonveneta, Abn ha lanciato la sua Opa a 25 euro per azione il 19 maggio scorso, puntando a conquistare il 50,1% della banca padovana ma riservandosi di accettare anche adesioni per una percentuale del capitale minore. Poi ha rilanciato l’importo dell’Opa a 26,5 euro allungando la scadenza fino al 22 luglio. Al momento Abn ha il 29,98% di Antonveneta e fino a ieri sera aveva ricevuto per la sua Opa solo lo 0,77% del capitale. Il fronte avverso, capitanato dalla Bpi, può contare su poco meno del 40% a cui va aggiunto anche il 4,99% di Stefano Ricucci, in questi mesi sempre solidale con Gianpiero Fiorani, ed altri pacchetti sotto il 2%. Certo, per le adesioni all’offerta di Abn c’è tempo fino a domani e l’esperienza insegna che in questi casi il grosso delle azioni arriva all’ultimo minuto. Ma la maggioranza di Antonveneta non andrà di sicuro agli olandesi. Martedì, poi, l’Abn ha ricevuto uno stop anche su una delle principali iniziative legali che aveva intrapreso: il Tar del Lazio, cui gli olandesi si erano rivolti per contestare tempi e modalità diverse delle autorizzazioni concesse dalla Banca d’Italia a loro e alla Bpi, ha rigettato l’esposto presentato. A questo punto l’unica strada per l’Abn potrebbe essere quella di ricorrere al Consiglio di Stato. Anche il fronte giudiziario, che pure è stato aperto dalle Procure di Milano e Roma con due distinti filoni di indagini potrebbe fornire qualche munizione in più agli olandesi - specie se la magistratura dovesse decidere il sequestro delle azioni Antonveneta in mano a Bpi - ma non sarebbe comunque risolutivo dal punto di vista finanziario. L’Abn spera infine nell’intervento di Bruxelles e in una procedura d’infrazione contro l’Italia. Ieri si è diffusa la notizia di un nuovo esposto olandese alla Commissione europea sul comportamento di Bankitalia. I legali dell’Abn hanno inviato una lettera, a quanto pare però scritta prima della pronuncia del Tar, nella quale lamentano ancora il comportamento di Bankitalia e chiedono l’applicazione dell’articolo 21 del regolamento europeo sulle fusioni che vieta ritardi ingiustificati o rifiuti a concedere le autorizzazioni. Anche per le sorti della Bnl e dell’offerta spagnola, domani sarà il giorno decisivo. Il Bbva ha il 14,7% della banca, alla sua offerta ha aderito finora lo 0,253% del capitale, e domani si saprà qual è la decisione di due grandi azionisti Bnl come le Generali e la Dorint di Diego Della Valle. A fronte dell’offerta spagnola, che non verrà rilanciata, sta l’Opa dell’Unipol che è preannunciata per settembre, tutta in contanti e a un valore di 2,7 euro per azione. Un’offerta quindi più appetibile per gli azionisti Bnl, ma che al momento è ancora tutta sulla carta. Prima di poter partire l’Unipol deve infatti ottenere le necessarie autorizzazioni sia della Banca d’Italia sia dell’Isvap. Quali le vie d’uscita per le due banche straniere se davvero il tentativo di espansione in Italia fallirà? Per gli spagnoli la strada appare tutto sommato semplice: apportare le loro azioni alla futura Opa dell’Unipol e uscire dalla Bnl con i tasca 520 milioni di guadagno. Abn potrebbe diventare un’azionista di minoranza forte di Antonveneta, con un potere di interdizione in grado ad esempio di impedire l’approvazione di operazioni straordinarie in assemblea. Ma gli olandesi non hanno interesse a giocare quel ruolo. Probabile anche in questo caso, dunque, che l’ipotesi più logica sia quella di apportare i titoli all’Opa in contanti della Bpi, ricavando una plusvalenza importante. Poi dovranno decidere se salire in Capitalia (l’altro istituto di cui sono soci di peso) o invece se uscire dalla banca capitolina entro l’ottobre 2006, come gli consente un’opzione. Una scelta che significherebbe l’uscita completa dall’Italia. Francesco Manacorda