La Repubblica 21/07/2005, pag.7 Alberto Statera, 21 luglio 2005
"Contro quella compagnia c´è un´offensiva razzista". La Repubblica 21 luglio 2005. Roma. Massimo D´Alema non esulta per il probabile successo della scalata Unipol alla Bnl, presentata da molti come l´assalto di una banda di cosacchi
"Contro quella compagnia c´è un´offensiva razzista". La Repubblica 21 luglio 2005. Roma. Massimo D´Alema non esulta per il probabile successo della scalata Unipol alla Bnl, presentata da molti come l´assalto di una banda di cosacchi. Anzi, ne parla proprio malvolentieri, negando qualunque ruolo nella vicenda, negando l´esistenza stessa di una galassia della finanza rossa, come è stata descritta in questi giorni e scandendo di avere "seri motivi di rincrescimento per essere stato fatto oggetto di una campagna vergognosa, orchestrata per la tutela di interessi costituiti". Ma non sarà, onorevole D´Alema, che le bruciano ancora le polemiche sulla "merchant bank" di palazzo Chigi, di cui si parlò durante la sua presidenza del Consiglio? "Guardi che se c´è una cosa di cui mi sono pentito è di non aver fatto abbastanza durante la mia presidenza per la politica industriale di questo paese, ma non si può trascurare ciò che abbiamo fatto. Nell´operazione Telecom resistemmo alle pressioni di chi voleva usare la golden share. Le imprese si scambiavano nei salotti tra le tazze di tè, finchè è arrivato un signore che ha messo sul tavolo cinquantamila miliardi. Nessuna merchant bank, io ho solo difeso le regole". Definì Colaninno, Gnutti e gli altri della razza padana "capitani coraggiosi". "Non lo dissi, dissi invece che Colaninno aveva un buon progetto e che è uno degli imprenditori più seri del paese. Ne avessimo come lui. Gnutti non lo conosco, come non conosco quello che è stato definito il "compagno" Ricucci. Compagno di chi? Falsità montate ad arte per depistare, per difendere altri interessi. In questo paese è fortissimo l´intreccio tra interessi in campo e proprietà di giornali. E il giornalismo economico è inquinato". I nomi? "Non ne faccio". Non vorrà negare, onorevole D´Alema, che conosce bene Consorte e che l´Unipol nasce dalla cooperazione con un´area politica di riferimento che è la sua. "Io nell´operazione Unipol non c´entro nulla. Quella è un´azienda, una grande azienda risanata e quotata in borsa da anni, con il 70 per cento di azionisti risparmiatori, tra le meglio gestite del panorama italiano. Se l´operazione che sta facendo sarà buona o cattiva lo giudicherà il mercato. A me sembra un´operazione del tutto limpida, fatta con tre grandi banche internazionali. Il fuoco di sbarramento è dovuto a determinati interessi contrastanti. Se andrà in porto, se ne gioverà il pluralismo della nostra economia". Ma le critiche sono anche sugli aspetti economico-finanziari dell´operazione. "Giudicherà il mercato. Ma sa che le dico? Che nei confronti dell´Unipol c´è una campagna razzista". Ma, Unipol a parte, le sembra normale che un capitalismo polveroso, chiuso nei suoi salotti, venga sostituito così all´improvviso da raider pieni di soldi che non si sa da dove vengano? "Le vicende in corso non sono omologabili. Diversa è l´Unipol, diverso è il Corriere della Sera. Quando si tratta di giornali è diverso, perché non sono un bene qualsiasi, sono un bene importante per la democrazia. Che l´Unipol voglia realizzare il suo progetto di bancassicurazione va bene, per il Corriere è giusto chiedere maggiore chiarezza. Sono cose ben diverse". Ma le enormi plusvalenze dei raider vengono anche da operazioni come quella Unipol-Bnl. "In un´economia di mercato, chi ha le azioni può fare plusvalenze. Anche Della Valle, che è un bravo imprenditore, fa plusvalenze e io sono contento. Quanto alle rendite finanziarie che crescono a discapito di una politica di sviluppo, io sono per tassarle di più". Non è giusto chiedersi da dove vengono i soldi dei Ricucci e degli altri speculatori finanziari? Non saranno rientrati con lo scudo fiscale, magari di origine oscura? "Lo scudo fiscale l´ha fatto Berlusconi, noi eravamo fieramente contrari a misure che favoriscono l´economia illegale. Se ci sono profili illeciti intervengano le procure della Repubblica. E poi è da anni che io chiedo di potenziare la Consob, tanto più che la legge sulla tutela del risparmio non andrà da nessuna parte. La Consob deve avere poteri ispattivi più penetranti". Prodi parla di "contaminazione" tra finanza e politica. "Ho apprezzato ciò che ha detto Prodi, sul problema delle regole, sulla necessità di una politica industriale. Il fatto che nasca un grande gruppo finanziario-assicurativo personalmente non la considero una contaminazione, ma un´opportunità per il paese". Insomma, la finanza rossa o rosa che sia non esiste? "La politica è una cosa, le imprese un´altra. Lo dimostra il fatto che su Bnl il Monte dei Paschi di Siena ha fatto come voleva. Non c´è una linea data dal partito. C´è il massimo rispetto dell´autonomia delle imprese. Non c´è alcun assalto politico alle banche. E poi Bertinotti non si è pronunciato a favore degli spagnoli?". Rutelli dice che i cooperatori non dovrebbero fare i banchieri. "Le leggi non impediscono alle cooperative di operare nella finanza. Hanno modeste agevolazioni per la loro funzione sociale. Ma dico agli imprenditori: alzi la mano chi non ha ricevuto agevolazioni dallo Stato. Credo che se il criterio fosse questo, a fare le Opa resteremmo io e lei. E poi basta con i finti moralismi, la tutela degli interessi delle grandi imprese è legittima. Ovunque la politica tutela gli interessi. Dietro gli spagnoli si è giustamente mosso il loro governo. E´ quello che fanno tutti i paesi forti. Da noi si pensa solo a come fregare il vicino perché Franza o Spagna basta che si magna". Comunque, di qualunque colore sia, la finanza cooperativa ha gratificato il governatore Fazio nella sua crociata per la difesa dell´italianità delle banche. "Il problema non è l´italianità in un´Europa integrata. Basta vedere l´acquisizione di Profumo in Germania, per la quale nessuno ha lì battuto ciglio. Il problema è che l´Italia sta diventando un´area di raccolta del risparmio, della ricchezza delle famiglie, di fronte a una scarsa capitalizzazione delle imprese e alla scarsità di progetti industriali. Questo porta gli impieghi verso la rendita, invece che verso una politica di sviluppo". Nell´altra partita, quella dell´Antonveneta, cosa pensa dell´operato del governatore Fazio? "Non possiamo omologare le storie. Lì c´è la magistratura che indaga, staremo a vedere. Comunque la mia opinione è che bisogna rafforzare Consob e Antitrust. La Banca d´Italia ha troppi poteri e spesso si trova in contraddizione tra stabilità del sistema e concorrenza. Anche in queste materie il governo Berlusconi è stato un disastro. Mentre il capitalismo delle famiglie era in crisi, non si creava un mercato finanziario moderno, non si metteva in campo uno straccio di politica di sviluppo, incentivando la rendita e indebolendo l´economia produttiva. Noi pensavamo allo sviluppo, Berlusconi agli affari suoi. Così il capo del governo ha bloccato la modernizzazione". Onorevole D´Alema, alla fine della fiera, dopo l´operazione Unipol, Ferrara dice che la destra vive ormai di idealismi, la sinistra invece vive di interessi organizzati. "Simpatico, non ha il senso del ridicolo. Gli speculatori fanno plusvalenze. Se rispettano le leggi dello Stato perché criminalizzarli. Anche Della Valle si è battuto legittimamente per la soluzione spagnola. Quel che non è legittimo è evocare il pericolo rosso e costringermi a difendere la mia onorabilità quando si insinua che io sarei socio di Ricucci. E poi il povero Fassino. Sono stati capaci di dire, proprio a lui che ha vissuto nelle fabbriche, di preferire il capitale speculativo all´industria. Via, andiamo". Alberto Statera