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 2005  luglio 21 Giovedì calendario

Gopegui Belen

• Nata a Madrid (Spagna) nell’ottobre 1963. Scrittrice. «[...] dopo aver scalato le vette delle vendite e della critica con i primi romanzi (La escalera de los mapas, Lo real, Tocarnos la cara, La conquista del aire), è diventata in patria un caso politico e letterario. La sua ”colpa”, agli occhi dei recensori, è di aver scritto un romanzo che ha per protagonista Cuba e dove la rivoluzione di Fidel Castro non è descritta sul viale del tramonto al pari di una diva degli anni Sessanta. Il lato freddo del cuscino (Neri Pozza editore, pp. 222, * 15, 00) [...] ha una genesi particolare. Nel marzo 2003, mentre si susseguivano notizie impreviste da L’Avana (75 dissidenti arrestati e processati a tempo di record, tre condanne a morte per altrettanti sequestratori di un’imbarcazione), Belén Gopegui pensò che fosse venuto il momento di usare il linguaggio letterario per porre una domanda: ”Perché la sinistra europea ha smesso di sognare e ha abbondato Cuba?”. Lasciato da parte il progetto di un altro romanzo, iniziò a scrivere Il lato freddo del cuscino, una storia che ha tutti gli ingredienti per avvincere e farsi leggere: amore, morte, spionaggio e Cuba con tutte le passioni che scatena pro o contro appena la si nomina. Nel romanzo, Laura Bahia è una cubana di ventotto anni, presumibilmente bella e misteriosa come tutte le cubane. Lavora a Madrid, presso lo studio di un commercialista. Ma è un’attività di copertura. Laura, in realtà, fa parte della seguridad. Come tutti gli agenti dei servizi segreti, è disposta a qualsiasi tipo di azione. Della sua morte - ecco un primo espediente letterario - apprendiamo quasi subito, come si trattasse di un incipit. Saranno le pagine successive a dirci se il fatale ferimento nel corso di una sparatoria è dovuto alla casualità o a un’imboscata. Come ricostruire le vicende di questa giovane cubana? In parte, la sua storia la scopriremo attraverso nove lettere - il secondo artificio letterario - che la stessa Laura, senza soverchie speranze di pubblicazione, ha inviato al direttore di un quotidiano di Madrid. Intanto, apprendiamo che ha avuto una relazione con Philip Hull, un agente della Cia di mezza età che ha l’ufficio nell’ambasciata degli Stati Uniti. Entrati in contatto per ragioni di intelligence (pure i servizi segreti nemici a volte sono costretti a collaborare), dopo molte resistenze, si sono avvicinati e amati. I dialoghi tra Laura e Philip sono però quelli di una coppia politicamente incompatibile: uno yankee non può capire perché c’è ancora chi difende Cuba. Chi è Laura lo apprendiamo soprattutto dalle nove lettere che inframmezzano i capitoli pieni di sfumature e descrizioni dei personaggi. Questa giovane donna ha dedicato la sua vita alla causa di Cuba: cerca di spiegarlo agli altri, sapendo che non verrà capita. La rivoluzione iniziata nel 1959 è stata per lei una meravigliosa avventura fatta di successi sociali e sacrifici individuali. Sa benissimo, mentre nell’isola si svolgono gli arresti e le fucilazioni del 2003, che d’ora in poi sarà ancora più difficile difendere la speranza politica rappresentata da Cuba. Laura, con la totale dedizione al castrismo, cerca intanto di allontanare il giorno in cui a L’Avana anche la rivoluzione dovrà finire, come capita a tutto ciò che fa parte della vita. Possiamo fermarci qui, quanto a ulteriori sviluppi del racconto, per lasciare la suspense ai lettori. Vale la pena, invece, occuparsi del titolo del romanzo. Qual è il lato freddo del cuscino? Di sicuro quello più accogliente e che ci fa riposare meglio, quello però che ci ricorda le azioni mancate e i sogni non realizzati. La metafora calza a pennello per Cuba. Quest’isola spiazza pure nel 2005. La tenuta della sua rivoluzione non è spiegabile solo con la logica: né con quella politica del dopo Muro di Berlino, né con quella economica o matematica del mondo globalizzato, né con quella che sostiene che al potere vi sia una spietata dittatura in grado di controllare uno per uno gli 11 milioni di cubani. Per Belén Gopegui, come per tanti altri, Cuba è in fin dei conti un enigma politico e letterario che assomiglia alla buona letteratura, dove si mescolano realtà e irrealtà, sogni e incubi. Di qui la scelta di difendere L’Avana nei pregi e nei difetti, levando l’indice contro chi - qui in Europa, in Spagna e in Italia - ha ridotto la politica a un esercizio retorico privo di passioni. Questa scrittrice dal fisico minuto e dall’aria indifesa ha invece forti passioni politicamente incorrette. Dopo tanto politically correct, Belén Gopegui usa la buona letteratura come si faceva una volta: i romanzi devono far pensare, oltre che farsi leggere» (Aldo Garzia, ”il manifesto” 20/7/2005).