Varie, 20 luglio 2005
Tags : Saadi Yousef
YOUSEF Saadi Bassora (Iraq) 1934. Poeta • «[...] uno dei massimi esponenti della poesia irachena contemporanea
YOUSEF Saadi Bassora (Iraq) 1934. Poeta • «[...] uno dei massimi esponenti della poesia irachena contemporanea. [...] in esilio dal 1979, vive attualmente a Londra. Ha tradotto in arabo molte opere della letteratura inglese e ha pubblicato numerose raccolte poetiche. Molti componimenti di Yousef trattano il tema della persecuzione politica, dell’esilio e delle atroci sofferenze della guerra. Di suoi testi in italiano è apparsa soltanto la raccolta I giardini dell’oblio (De Angelis Editore,a cura di Fawzi Al Delmi). [...] si è sempre distinto per l’impegno politico che può esprimersi sia in versi sia nella critica militante. Considera naturale l’impegno, lo scrittore è anche un animale politico? ”Anche quando il testo apparentemente sembra legato alla natura contiene qualcosa legato al mondo e alla politica. Quando si scrive un testo su una tempesta e dall’altra parte c’è una tempesta politica, una guerra, la gente comincia a collegare una cosa con l’altra [...] L’esilio e l’asilo per me si sono unificati e questo ha influenzato anche il mio modo di scrivere. La poesia deve basarsi su un luogo, su uno spazio, si deve conoscere lo spazio per poter scrivere. Lo spazio è diventato il mio asilo. Per quaranta anni ho cercato di resistere alla nostalgia, la nostalgia è una malattia che ti impedisce di trovare il tuo equilibrio. L’artista deve poter controllare la materia [...] credo nella libertà d’espressione. La libertà di espressione è una questione psicologica, la psicologia ha a che fare con il circolo nervoso della creatività. Se viene impedita la libertà di espressione questo circolo si ferma. Per questo motivo non potevo che cercare la libertà in un altro luogo [...] La poesia che cerchiamo è quella passata. Lo dice anche Eliot [...] Sapevo che la guerra non avrebbe portato il paradiso che aveva promesso. Ero ad Amsterdam quando è scoppiata: guardavo la tv e dopo mezz’ora ho avuto una paralisi parziale alle gambe, per mezza giornata non sono riuscito a camminare. Sapevo cosa sarebbe successo, cosa avrebbe portato la guerra. La caduta della statua di Saddam è un risultato secondario, l’occupazione è quello che successo, una vera occupazione. Non si puo occupare un paese mantenendo il presidente [...] Le uccisioni sono generalizzate. Molti piloti, ex piloti, docenti universitari, medici, militari sono uccisi nella loro casa. Vengono uccise persone che pregano nella moschea e medici, scienziati. Non dobbiamo dimenticare che questo è il principio che Negroponte ha adottato anche in America latina. Aveva formato le squadre della morte, molti documenti segreti che riguardano la sua attività stanno venendo alla luce. Questo modello si sta sviluppando anche in Iraq [...] Non può esistere una cultura sotto l’occupazione. L’occupazione non vuole imporre una sua cultura. Dovrebbe diffondere i principi della democrazia e della libertà che derivano dalla costituzione americana. Se fanno questo significa che dovranno poi abbandonare il paese [...] Il mondo cambia attraverso l’azione delle persone. L’Europa non sarebbe cambiata senza gli eventi della rivoluzione francese nel diciottesimo secolo. In Europa si comincia oggi a vedere meglio, si comincia a capire che bisogna cambiare [...] sarei felicissimo di tornare. Ma non voglio che questo mio sogno, come tanti, muoia all’alba”» (Renato Minore, ”Il Messaggero” 19/7/2005).