Varie, 20 luglio 2005
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Guerra Juan
• Luis Santo Domingo 7 giugno 1957. Musicista. Famiglia della classe media. Studia lettere e filosofia, poi decide per la Berkeley a Boston . un ragazzo alto e timido, che ha difficoltà nelle amicizie. Tornato in patria esordisce discograficamente nel 1984 con un eccentrico (per Santo Domingo) album incentrato su arrangiamenti per quattro voci, Soplando, che non ha successo. Ridotto a più miti consigli, in Mudanza y Acarreo (1985) rilegge in chiave merengue Don’t Stop til you get enough di Michael Jackson, operazione che gli dà la misura dell’ampiezza di possibilità che ha a disposizione. Seguono Mientras Mas Lo Pienso, Tu (1986), e Ojalà Que Llueva Café (1989). Successi clamorosi sono poi Bachata Rosa (1990), Areito (1992), Fogaraté (1994). Dopo Ni es lo mismo ni es igual (1998), una lunga pausa fino a Para Ti. Non mancano riprese in italiano di suoi succesi: Ojala que llueva café da parte di Teresa de Sio, e Burbujas de amor riletta da Antonella Ruggiero. «[...] La Berkley School of Music di Boston, dopo gli studi a Santo Domingo, è stata uno snodo decisivo della sua carriera... ”All’inizio sentivo musica dominicana, i Beatles, e tutta la musica che si ascoltava allora, principalmente rock, e mi ero appunto indirizzato un po’ più verso il rock. Poi nel ’78 decido di andare a Boston, dove comincio ad ascoltare il jazz dei grandi maestri, Charles Mingus, Charlie Parker, Wes Montgomery, Duke Ellington, Count Basie, ed è allora che nella mia musica si verifica una mezcla, una fusione fra il patrimonio dominicano e altri tipi di musica. [...] Sono stato influenzato da Dylan [...]. Conoscevo i suoi grandi successi, Blowin in the Wind, Like a Rolling Stone, ma adesso faccio attenzione ai suoi versi: è un poeta urbano straordinario. [...] La mia formazione, prima ancora di cominciare a studiare musica, prima di qualunque altra cosa, è stata le canzoni dei Beatles: il modo di usare la voce, gli assoli, tutto. da lì che ho cominciato a costruire: i Beatles sono stati le fondamenta. Poi ho ascoltato musica di ogni tipo: Crosby e Still, Jethro Tull, poi il jazz. Mi piace la musica sudafricana, la musica classica. [...] Non è che faccia più attenzione ai testi che alla musica e agli arrangiamenti: è che ci sono delle cose molto buone oggi, ma quando fai caso alle parole senti che c’è un dislivello. E invece bisogna metterci dell’impegno, come lo si mette per un arrangiamento. Mi piacciono i nuovi generi ma trovo che bisognerebbe occuparsi di più dei testi. Io mi sento più musicista che autore di testi: molti scrivono prima le parole e poi fanno la musica, io faccio il contrario. Ma do ai testi tutta l’attenzione e il tempo che meritano: aspetto che vengano fuori le metafore giuste, e attraverso di esse mi sforzo sempre di dire qualcosa di concreto. [...] Sono un compositore che va a tappe. Ci sono cose che ho già fatto e su cui non mi interessa particolarmente insistere, anche se la canzone sociale credo che continuerà ad avere un posto nella mia carriera, perché riflette quello che vediamo normalmente in paesi come i nostri dei Caraibi. l’attualità che mi stimola a scrivere. Posso toccare qualunque tema. Ma il mio atteggiamento è quello di una ’critica positiva’. [...] Mi sono convertito al cristianesimo dieci anni fa: avevo dei seri problemi di ansia. Poi mi parlarono di Gesù e ho trovato la pace di cui sentivo il bisogno. cristianesimo evangelico, ma per me non c’è differenza. Dopo ho fatto Ni es lo mismo ni es igual, l’album con Niagara en bicicleta. [...] Le canzoni che hanno avuto successo come merengue non necessariamente le ho composte come merengue, perché non è tanto facile suonarlo sulla chitarra: a volte le compongo come ballate, poi ci metto le percussioni e viene fuori il merengue. [...]”» (Marcello Lorrai, ”il manifesto” 19/7/2005).