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 2005  luglio 19 Martedì calendario

RONCONI

RONCONI Aldo Santa Lucia della Spianate (Ravenna) 20 settembre 1918. Ex ciclista • «[...] il più vecchio italiano vivente vincitore di tappa al Tour de France, [...] Bruxelles-Lussemburgo, terza tappa del Tour 1947, ”314 km, gli ultimi 120 da solo”. Riassunto delle tappe precedenti. La prima, Parigi-Lilla: ”Pronti via, una bella sorpresa, sul pavè mi trovo come a casa mia, a Faenza, e una brutta sorpresa, ci prendono a sassate, ci urlano ’macaronì’, ci minacciano ’cosa siete venuti a fare, tornatevene a casa’. Si arriva su una pista per cani, coperta di cenere, vince FerdiK übler sollevando un gran polverone, tanto che, secondo me, gli spettatori non vedono un bel niente. Poi riunisco un po’ di giornalisti e spiego: ’Ho fatto due anni di prigionia, in un campo di concentramento a Linz, c’erano anche i francesi, ci aiutavano, ci davano qualcosa dei pacchi che ricevevano da casa, sigarette e cioccolato, e cantavano tutto il giorno per tenerci su il morale’. Fine delle sassate e dei ’macaronì’”. Seconda tappa, Lilla-Bruxelles: ”Mi dicono di tenere d’occhio René Vietto, invece lo perdo d’occhio, lui scappa, vince e conquista la maglia gialla. A Bruxelles tutto il Tour viene ospitato nel Grand Hotel, ristorante compreso, di Piet Van Kempen, pistard, seigiornista, campione. Un caldo boia, non si respira. Guido Giardini, giornalista nonché c. t. della Nazionale italiana, ci prende e ci porta via. la salvezza”. E adesso la terza tappa: ”Sto bene, pieno di energie e speranze. Tappa di pianura. Vado via con un gruppetto, poi da solo. lì che sento cantare le cicale. Entro in pista, vinco, un mazzo di fiori, due coppe, una per me e l’altra per la mia squadra, la Benotto, due miss, tre baci per una che fanno sei, ma uno in più non lo avremmo rifiutato, eravamo principianti”. Avanti veloce: settima tappa, Lione-Grenoble, Ronconi indossa la maglia gialla: ”Due giorni, poi sulle Alpi colleziono forature, la nostra vettura è una sola e lontana da me, addio maglia gialla”. A Parigi è quarto. ”Ma prima è la squadra italiana. Rimango in Belgio, quartier generale a Bruxelles, i quartieri li conosco a menadito, un mese di circuiti, a volte ci vado in bici con Impanis e Schotte, guadagno e metto via”. Perché il Tour è una miniera: ” tutta una vita che mi scrivono. [...] Il Tour prepara alla vita. [...]”» (Marco Pastonesi, ”La Gazzetta dello Sport” 29/6/2005).