Varie, 19 luglio 2005
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Link Charlotte
• Francoforte (Germania) 5 ottobre 1964. Scrittrice • «Niente omicidi a buon mercato, bitte. La tedesca Charlotte Link [...] è una scrittrice che rispetta ancora il delitto: non solo offre casi giudiziari da risolvere, ma imbastisce pure storie vere, che fanno i conti con le ambiguità e le incertezze dell’umana natura. “Sì - spiega -, più che costruire enigmi e far scattare sorprese a ripetizione, a me interessa disegnare personaggi credibili, studiare la loro psicologia criminale. Preferisco, come diceva Faulkner, penetrare il labirinto del cuore umano”. Il giallo si addice davvero bene alla signora. E Charlotte lo indossa ormai da un paio di decenni, esportando nel mondo trame fitte di misteri, psycothriller imbottiti di perfidie, odi e rancori in arrivo dal passato, best-seller che riescono a trasformarsi in altrettanti “veicoli di un discorso morale”. Perché, aggiunge la scrittrice, “il delitto è come una lente d’ingrandimento che ti permette di guardare nel cuore delle cose. E dietro ad ogni cadavere si nascondono sempre istinti repressi, desideri insoddisfatti, drammi familiari e generazionali”. [...] i successi della Casa delle sorelle e dell’Uomo che amava troppo [...] siamo ad una distanza siderale dal mondo conciliato e conciliante di un’Agatha Christie. La Link spiazza invece il lettore con una overdose di minimalismo, esaspera le tinte, descrive nei dettagli gli istinti più torbidi e i calcoli più cinici dei protagonisti. Che poi sono, come capita quasi sempre nei libri della scrittrice tedesca, mogli, mariti, sorelle, fidanzate, sposi promessi o adulteri virtuali. Significa forse che la famiglia è un’incubatrice di violenza, una produttrice di delitti? “La psicopatologia della famiglia mi interessa molto - risponde la Link -. In un nucleo familiare ritroviamo concentrato tutto ciò che ribolle nella società. Del resto, la violenza nasce proprio tra chi si conosce bene e deriva da un singolo atto di passione. E dietro questo sentimento c’è spesso un rapporto familiare”. Pericoli mortali e mentali si addensano nei gialli psicologici della scrittrice tedesca. Ed anche La doppia vita porta a galla una aggrovigliata matassa familiare senza speranza di luce, la dimostrazione di un teorema c he postula l’omicidio come necessità. “Ma in fondo - aggiunge la Link - il thriller è un genere narrativo che una certezza la offre: quella di arrivare ad una soluzione o, quantomeno, ad una spiegazione. Anche quando le vittime non ottengono giustizia. Forse proprio per questo ho scelto di scrivere gialli [...] In America ma anche in Europa la crime fiction è ormai passata in mani femminili. Le scrittrici si sono fatte strada in questo genere perché possiedono un’attenzione tutta particolare per i dettagli. E riescono ad andare alle radici delle relazioni umane e delle loro spesso inquietanti dinamiche”» (Francesco Fantasia, “Il Messaggero” 18/7/2005).