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 2005  luglio 19 Martedì calendario

Ambasz Emilio

• Argentina 13 giugno 1943. Architetto. «Si definisce ”apprendista inventore” [...] Nato in Argentina ma newyorchese d’adozione, Ambasz ha fondato il suo impegno di architetto, designer e curatore d’avanguardia sul grido del green over grey. [...] anni di militanza architettonica per ”restituire alla comunità quanto più verde possibile” [...] le ”favole progettuali” di Ambasz a partire da una delle sue prime opere, tra le più suggestive, la Casa de Retiro Espiritual, ideata nel 1975 e realizzata dopo venti anni, nel 2004. Come un libro aperto nella campagna di Siviglia, due quinte bianche, che si incontrano ad angolo retto, si stagliano nel paesaggio naturale nascondendo i locali della residenza scavati nel terreno. Due ripide scalinate percorrono le alte pareti fino a raggiungere un terrazzo di legno, intarsiato secondo la tradizione locale, da cui ammirare il panorama collinare. Il suono generato da un rivolo d’acqua accompagna il visitatore nella faticosa ascesa, per poi confluire in una fontana ai piedi della costruzione. Gli ambienti domestici, che affacciano su un patio quadrato, sono ritagliati in cavità ipogee dalle forme curvilinee. Fessure sinuose e pareti vetrate permettono di realizzare la ricercata osmosi tra lo spazio interno, dedicato alla riflessione, e l’esterno, luogo eletto del parco e della natura. Nel 1988 Ambasz scrive: ”A me interessano solo i riti quotidiani: sedere in un cortile, protetto dallo sguardo dei vicini e dalla forza del vento, col volto verso l’alto a guardare le stelle. Tradurre in architettura questo tipo di situazioni: ecco cosa mi attrae realmente. La magia della vita quotidiana non sta nella casa; la casa ne costituisce solo lo sfondo”. L’idea perseguita fedelmente nel corso degli anni è quella di riformulare i codici dell’architettura per offrire modelli alternativi di esistenza, permettendo ai cittadini di vivere un possibile equilibrio tra natura e artificio. L’architetto, traendo spunto dalla tradizione e utilizzando al contempo la tecnologia più avanzata, ha il compito etico di proporre nuovi tipi abitativi in grado di far dialogare l’abitante della città con il regno vegetale. In questo contesto, la tecnologia non assume ”il valore salvifico attribuitole dalle avanguardie, ma semplicemente il ruolo di strumento piegato a un’immaginazione progettuale: non è immagine in se stessa, ma struttura che rende possibile la creazione di immagini ad alto gradiente emozionale”, come afferma Fulvio Irace nella monografia Emilio Ambasz. Una Arcadia Tecnologica [...] Immaginando un futuro urbano in cui sarà possibile aprire la porta e uscire in giardino, indipendentemente dall’altezza a cui sia situata la propria abitazione, Ambasz dà forma a edifici attraverso cui riconciliare l’esigenza sempre più impellente di città densamente abitate e ”il bisogno emozionale di verde”. La vegetazione introdotta nelle sue costruzioni, precorrendo le attuali teorie sull’architettura biocompatibile, non è mai mero ornamento ma ha la funzione di regolamentare in modo naturale l’equilibrio termico dell’ambiente vissuto. Lo dimostrano una serie di progetti dalle più varie destinazioni d’uso in cui la sottrazione del verde che li avvolge modificherebbe radicalmente la loro ragion d’essere. Tra questi, si erge come una ”montagna sacra» nell’unica piazza di Fukuoka, in Giappone, la Prefectural International Hall (1990) che ospita un succedersi di giardini pensili in cui rilassarsi e estraniarsi dalla confusione del traffico cittadino. Una sorta di ziggurat-giardino che smentisce l’idea per cui la città è destinata al cemento e la periferia ai parchi. Seguendo il medesimo concetto, nel 1998 Ambasz progetta la riconversione del quartier generale dell’Eni, all’Eur di Roma, in ”palazzo dei giardini verticali”, ma la proposta non viene mai realizzata. L’architetto aveva immaginato per l’edificio, costruito da Bacigalupo e Ratti nel 1962, due facciate-griglia che accogliessero piante e essenze dai diversi cicli di fioritura a testimoniare l’armonia esistente tra il colosso energetico e l’ambiente. Alcuni degli ultimi progetti nascono in Italia: un insediamento turistico nel Sud della Puglia e due programmi a Venezia-Mestre a cui Ambasz tiene molto. Nel capoluogo veneto [...] un ospedale ”verde” di seicento letti, pensato come una ”macchina per guarire”, dalle cui finestre i pazienti potranno ammirare e sentirsi avvolti dalle piante. In una zona limitrofa sorgerà, invece, la sede della Banca dell’occhio, il primo centro in Europa destinato alla raccolta e la distribuzione dei tessuti corneali per i trapianti, e unico al mondo per la coltura delle cellule staminali corneali. Traendo spunto dalla straordinaria missione dell’edificio, Ambasz crea uno spazio-metafora dell’occhio che prende vita dalla fioritura e dalla rigogliosa vegetazione che riveste la costruzione. L’impianto è un triangolo in cui due lati sono delineati da muri di contenimento alti dodici metri e il terzo dall’affaccio a terrazze dei tre piani sopra terra che si concludono con un cortile circolare alberato.’Si riafferma la triade vitruviana e il legame con la memoria collettiva - scrive Paolo Portoghesi [...] - utilizzando il valore corale di una metafora in cui, al riconoscimento di una impronta umana nel paesaggio, fa riscontro il trasferimento di una impronta naturale nel cuore della città”» (Emilia Giorgi, ”il manifesto” 17/7/2005).