varie, 19 luglio 2005
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Peterson Oscar
• Montreal (Canada) 15 agosto 1925, Toronto (Canada) 23 dicembre 2007. Pianista. Jazz. «[...] una storia fatta di strabilianti successi come solista e accompagnatore (le fantastiche jam session del Jatp di Norman Granz, i dischi con Ella Fitzgerald e Louis Armstrong) [...] uomo che ha percorso la storia del jazz in epoche difficili, nell’America razzista che non aveva remore a manifestare il suo odio. Come quando il suo manager e scopritore, Norman Granz, ”si vide puntare una pistola sulla pancia da un poliziotto perché stava salendo su un taxi con una donna nera, Ella Fitzgerald. ”Dovrei ucciderti, perchè te ne vai in giro con quella negra’ lo minacciò”. Norman Granz è stato, forse, il più grande impresario del jazz, quello a cui venne in mente di mettere insieme tutti i più grandi improvvisatori, oltre a Peterson, Charlie Parker, Lester Young, Billie Holiday, Ella Fitzgerald e portarli in giro per il mondo sotto la sigla Jatp (Jatt at the Philarmonic): ”Era un grande organizzatore - rammenta Peterson [...] - oltre a un uomo di cultura che amava i grandi pittori. Era un collezionista di Pablo Picasso e Paul Klee, due artisti che amavano il jazz e spesso venivano ad ascoltarci”. La storia del jazz è anche una storia di sfruttamenti: ”Venivamo pagati pochissimo. Ricordo una session in cui il grande Nat King Cole ricevette in pagamento appena 15 dollari”. Ma c’era uno spirito di collaborazione fra i musicisti, spesso diventava desiderio di misurarsi, di improvvisare assieme. Nel 1960 Peterson si trovò in tour nella stessa città con il quintetto di Miles Davis in cui c’era John Coltrane: ”Finimmo a suonare tutti insieme per la tv tedesca. Solo Miles non venne. Lui era fatto così, non amava mescolarsi agli altri”. Una forte amicizia lo legava al grande contrabbassista e suo partner Ray Brown, ex marito della Fitzgerald: ”Non smetteva mai di scherzare. Una volta mi mise delle biglie di vetro sulle corde del pianoforte mentre suonavo. Un’altra, proprio a Roma, trovai dentro il piano un intero vassoio con bicchieri, piatti e posate. Cominciai a cantare un brano famoso, Tenederly , e appena misi le mani sulla tastiera si scatenò un baccano infernale. Smisi di suonare, ma come facevo ad arrabbiarmi con lui, era un grande amico [...]”» (Marco Molendini, ”Il Messaggero” 15/7/2005).