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 2005  luglio 19 Martedì calendario

MANZINI

MANZINI Antonio Roma 1964. Attore. Scrittore. «Il suo volto è noto a qualche cinefilo e agli appassionati di sceneggiati televisivi [...] Il suo nome figura accanto ad altri nove big del noir italiano in un’antologia dal titolo Crimini, convincente spaccato di un’Italia dei delitti (curata da Giancarlo De Cataldo per Einaudi Stile Libero) [...] In Crimini Manzini firma, con Niccolò Ammaniti, il racconto d’apertura, una caccia surreale e divertente per le strade di Roma dal titolo Sei il mio tesoro, un esordio che prelude a [...] il suo primo romanzo, intitolato Sangue marcio [...]. Forse Manzini non diventerà il nuovo Faletti, ma il suo noir rivela una tecnica narrativa sicura. Nato inizialmente come una sorta di ”diario di uno psicopatico”, tutto in prima persona, Sangue marcio si è evoluto fino a diventare una storia a più facce che, almeno nello spunto iniziale, potrebbe sembrare presa dalla cronaca. Protagonisti sono due fratelli costretti a dire addio in modo brusco alla loro infanzia dorata, fatta di villa con parco, lezioni di tennis, camere da letto piene di giochi, dopo che il padre viene arrestato con l’accusa di pedofilia e diventa per tutti il ”mostro delle Cinque Terre”. L’evento, devastante per entrambi, porta l’uno, Pietro, in un istituto torinese, l’altro, Massimo, in casa di uno zio padovano. Diverse, ma non troppo, anche le strade professionali che un serial killer molto particolare farà incontrare: mentre Pietro è un cronista di nera, Massimo diventa commissario di polizia (ma sullo svolgimento è meglio non dire di più). Manzini è un narratore dalla prosa secca, quasi annoiata e perquesto ancora più inquietante (’ la quarta che trovano. Buttata come un sacchetto di rifiuti in mezzo ai rovi. Una busta di plastica intorno alla testa chiusa con lo scotch intorno al collo. Gli occhi sbarrati nell’ultimo disperato tentativo di rubare l’aria” è l’inizio del romanzo), interessato al lato oscuro dell’animo umano, a quei territori borderline che facilmente varcano il confine della normalità ed è capace di condurre con freddezza, quasi con cinismo, il lettore nel pozzo oscuro della follia omicida, fino allo scioccante finale. Il libro risente delle letture che Manzini predilige, i maestri del noir americano da Ellroy a King a Landsdale (anche se il suo scrittore preferito è Tom Wolfe) e che gli hanno permesso di conquistarsi un posto accanto ai big di Crimini e cioè Giancarlo De Cataldo, Carlo Lucarelli, Giorgio Faletti, Massimo Carlotto, Niccolò Ammaniti, Marcello Fois e Diego De Silva. [...] diplomato all’Accademia d’Arte drammatica, una lunga carriera in teatro, capelli e occhi scuri, fisico da modello, lo scrittore è uno dei belli della nostra televisione dove ha lavorato in fiction nostrane come Le ragazze di piazza di Spagna, Vento di Ponente, L’avvocato delle donne, Linda e il brigadiere. E se nel cinema ha avuto ruoli in film di nicchia come Tartarughe sul dorso, E io ti seguo, Due volte nella vita, la passione per la scrittura è di lunga data (’ma non oso pensare di definirmi uno scrittore” dice). Ha cominciato rimettendo mano alle sceneggiature delle soap opera che interpretava, ma la svolta è arrivata all’incontro con Niccolò Ammaniti con il quale, prima di Crimini, ha collaborato per la sceneggiatura di un film non particolarmente fortunato di Alex Infascelli intitolato Il siero delle vanità. [...]» (Cristina Taglietti, ”Corriere della Sera” 14/7/2005).