Varie, 19 luglio 2005
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Malabrocca Luigi
• Tortona (Alessandria) 22 giugno 1920, 1 ottobre 2006. Ciclista • «[...] Coppi lo chiamava “Luisin” oppure “Il Cinese” per gli occhi a mandorla. Il bersagliere Malabrocca, come il fante Angelo Fausto Coppi, ha fatto la guerra d’Africa. “Ottavo Bersaglieri. Ero portaordini. [...] Ho conosciuto Rommel e l’Afrikakorps, ma non El Alamein: ero già stato rimpatriato, perché due fratelli, Giuseppe e Mario, erano morti in guerra. Dall’Africa mi sono portato il tracoma, che mi ha costretto a correre con gli occhiali”. [...] La maglia nera, un mito del primo dopoguerra. I francesi la chiamano “lanterne rouge”, fanalino di coda. La maglia nera era la livrea dell’ultimo del Giro d’Italia. L’antieroe, che magicamente la strada trasformava in eroe. [...] Malabrocca fu protagonista di duelli omerici per quella maglia. Maglia nera nel 1946 e ’47, nel Giro del ’49 fu battuto da Sante Carollo, un vicentino testardo e duro come la pietra. “Se Hugo Koblet era calvinista, io ero evangelico, non cattolico. Mi ha convertito Ninfa. Così, a 25 anni, ho fatto battesimo, cresima e, subito dopo, il matrimonio [...] La vocazione alla maglia nera sbocciò il 19 giugno 1946 a Prato. Quel giorno, per l’ultimo, c’era un vestito come premio. ‘Lo vinco io’, mi sono detto. Mi sono presentato ultimo al traguardo, ma Fazio, un catanese, proprio sotto lo striscione frenò e mi scippò il vestito. Allora mi sono messo di punta e alla fine l’ho battuto. L’ultimo riceveva premi in natura, soprattutto al Sud: la botte di vino, il salame, il maiale, il vitello. Li rivendevo oltre il traguardo e intascavo i soldi. Tanti soldi. Nel 1947, a Lugano, Bresci vinse e intascò 50 mila lire, io, arrivando ultimo, 80 mila. Nel ’49 il decimo della classifica finale ricevette 25 mila lire, con i miei ultimi posti ne ho messe assieme 270 mila. Ero sempre tra i primi dieci come guadagni. Senza contare che poi ti invitavano alle riunioni. Arrivare ultimo, però, non era facile. Carollo mi ha fatto penare nel ’49. Nella tappa di Genova, mi son nascosto dietro un cespuglio a Nervi, ma Carollo si è accorto della mia assenza e mi ha aspettato. Allora sono andato avanti e mi sono nascosto in mezzo alla gente vicino all’arrivo e l’ho fregato. Nella tappa di Bolzano mi ero infilato con la bicicletta in una vasca di mattoni e ho chiuso il coperchio di lamiera. Dopo un po’ sento un cigolio, alzo la testa e vedo gli occhi di un contadino che mi fissano. ‘Cossa fat?’, mi chiede con cipiglio fiero. ‘Il Giro d’Italia’, rispondo. ‘Ne la me vasca?’. Son dovuto uscire.... Carollo, alla fine, è arrivato ultimo con 2 ore di ritardo da me, che ne avevo già 7 da Coppi. Gli avevo fatto la proposta di dividere, ma non l’ha accettata”. Malabrocca, durante la guerra, campava catturando le talpe per fare pellicce, pescando le rane o le bottine (il chiozzo di acqua dolce). [...] “Ero maglia nera solo al Giro. Ho vinto parecchie corse: la Coppa Agostoni, la Parigi Nantes, il giro di Croazia e Slovenia. Nel ciclocross sono stato campione italiano per due volte e ho vestito la maglia azzurra. Il giorno dell’attentato di Pieris, al Giro 1946, quando anche Coppi e Bartali si squagliarono per paura, siamo arrivati in 17. Trieste, traboccante di bandiere, era un sogno” [...]» (Claudio Gregori, “La Gazzetta dello Sport” 9/7/2005).