La Stampa 17/07/2005, pag.13 Gian Paolo Ormezzano, 17 luglio 2005
Giovani per sempre. La Stampa 17 luglio 2005. Le notizie sono di ieri. Dan Gay, anni 44, ha firmato per un’altra stagione il contratto che lo lega alla Pallacanestro Cantù, di cui è l’inossidabile capitano
Giovani per sempre. La Stampa 17 luglio 2005. Le notizie sono di ieri. Dan Gay, anni 44, ha firmato per un’altra stagione il contratto che lo lega alla Pallacanestro Cantù, di cui è l’inossidabile capitano. Bernard Hopkins, anni 40, pugile, difende oggi per la ventunesima volta il titolo di campione del mondo dei pesi medi. Per dire degli atleti vecchi in piena e spesso grande attività bisogna fare alcune divisioni: 1) atleti davvero vecchi, atleti invecchiati da anagrafi compiacenti o inesistenti e quindi inventate ed esagerati: 2) atleti di lunga logorante carriera, atleti che hanno cominciato tardi, integri; 3) atleti praticanti sport che permettono tempi di recupero e persino di riposo, atleti impegnati in sport che chiedono esercizio fisico continuo; 4) atleti che con l’età si migliorano o si mantengono bene, atleti che si fanno apprezzare per l’assoluto quasi fachiresco dell’età più che per il sommo relativo dei grandi risultati. Dei due che forniscono l’input di questa ricerca, il Gay cestista può contare sulla panchina, l’Hopkins pugile può contare sul minuto di intervallo fra un round e l’altro: chiaro che sta peggio il secondo, il recupero è minimo, e sul ring lui non deve soltanto correre e scattare e liberarsi di un pallone, deve dare e soprattutto prendere pugni tremendi. Ognuno dei quattro gruppi che abbiamo tentato di delineare ha, come dire?, il suo fascino. Ci sono anche dei casi trasversali, che possono passare da una categoria all’altra. Il fondista Maurilio De Zolt, classe 1950, ha fatto sci sul serio a 25 anni, è entrato in Nazionale a 27, a 38 è arrivato secondo sui 50 chilometri nei Giochi di Calgary, dietro all’imbattibile e "giovane" svedese Svan, tutti hanno detto "grazie, basta, va bene così", e lui quattro anni dopo, ai Giochi di Lillhammer, ha fatto la prima frazione, quella della battaglia fisica massima per via della partenza in linea, nella staffetta 4x10 ed a 42 anni ha contribuito eccome a quello che è uno dei massimi successi assoluti del nostro sport, la vittoria nella grande sagra scandinava, in Norvegia e sulla Norvegia (in quei Giochi lui disputava ancora i 50, finiva settimo). De Zolt soprannominato "il Grillo" faceva il pompiere nel suo Cadore, dicono che la voglia di darsi in pieno allo sci di fondo sia stata propiziata dal proibizionismo casalingo della moglie, che gli vietava il vino amatissimo. Non che i ritiri azzurri siano l’ideale per le libagioni, ma a De Zolt un minimo di licenza poteva bastare, ed eccolo dunque sulla grande scena, giovane di agonismo, integro da grandi fatiche, e assetato di vittorie e non solo. Ma visitiamo i vari gruppi. Davvero vecchio è Francesco Rosi, il nostro pugile che di recente, a 48 anni, è tornato sul ring, ha vinto in Germania su un tedesco ed ha conquistato una cintura dorata di un qualche ente sportivo internazionale. La sua anagrafe è certa, chissà quella di Archie Moore, lo statunitense che a 47 anni dichiarati era ancora il re dei mediomassimi. E anche sull’età del pur grandissimo George Foreman ci sono stati dei dubbi, sia quando boxava con Muhammad Ali a Kinshasa nel 1974, per l’incontro davvero del secolo, sia quando annunciava il ritorno sul ring, lui predicatore voglioso comunque di menar le mani. Il vecchio più suggestivo dello sport è stato comunque secondo noi l’etiope Yifter, podista vittorioso sui 5000 e sui 10.000 a Mosca 1980. Senza anagrafe (nel suo villaggio non esisteva), secco, piccolo, gnomesco, con uno sprint freschissimo alla fine di fatiche mostruose: poteva avere cinquant’anni come trenta, sicuramente non teneva nelle gambe una lunga carriera, perché pochi sapevano di lui sino alla sua epifania olimpica, e l’atletica ha buoni statistici che annotano tutto. Ultimamente sembra in calo la tendenza di enfatizzare nello sport la molto giovane età o l’età decisamente matura. Forse si pensa che preparazione, alimentazione e magari anche chimica contribuiscono ad abbattere vecchi paletti fisici e caratteriale ed a crearne altri ancora vaghi.. E poi c’è il doping del denaro: quando, ancora un anno fa ad Atene, la podista giamaicana Merlene Ottey si presentava a 44 anni nello sprint olimpico con il passaporto sloveno, forte di tante vittorie, la si continuava a celebrare come grande atleta e bella donna ed anche creatura capace di monetizzare al massimo la sua bravura. Il suo coetaneo britannico Lindford Christie, gran podista ancora intorno ai 40, aveva già smesso. Ma il diorama è vastissimo, esplorato ed evidenziato da varie luci. La tennista Navratilova cekamericana vince ancora, a 49 anni, il doppio misto nei tornei del grande slam, ma si discute molto sulla sopravvivenza a tutti i costi di questo tennis a coppie, che ha perso interesse. La ciclista francese Jeannie Longo a 47 anni non ha ancora dato l’addio ufficiale, lei che è stata grandissima, strada e pista: ed era pure ad Atene 2004. Quella che fu la sua rivale, vittoriosa alla grande, al Tour de France, la nostra Maria Canins, a 46 anni si è vista ritirare la licenza di pedalare in gare di prima categoria. Classe 1949, ha fatto sci di fondo e corsa a piedi in montagna vincendo molto, poi a 33 anni ha deciso di provarsi nel ciclismo, sin lì propedeutico alle altre due attività sportive, ed ha sbaragliato il mondo nelle grandi corse a tappe. C’è di tutto. Ci sono anche i rientri patetici. Il nuotatore statunitense Mark Spitz a 22 anni aveva vinto sette medaglie d’oro ai Giochi di Monaco 1972, vent’anni dopo ha tentato di riproporsi per la squadra olimpica Usa a Barcellona, niente da fare. Idem per Shane Gould, l’australiana che a 17 anni era stata la regina della piscina di Monaco 1972: ha cercato una trentina di anni dopo la qualificazione per Atene 2004, si è detta comunque contenta per avere avuto il coraggio di provare. E il football? Il fenomeno ufficiale rimane sir Stanley Matthews, classe 1915: ci prese in giro con le sue finte da ala destra classica, in Inghilterra-Italia 4 a o nel 1948 a Torino, a cinquant’anni giocò ancora nello Stoke City, in prima divisione. Incerta ma spessa l’eta del camerunense Milla che giocava nella squadretta della nettezza urbana all’isola francese della Réunion, dove faceva lo spazzino, quando lo richiamarono nella sua Nazionale, e disputò un Mondiale ad alto livello, lui che navigava sui quaranta. Nel nostro calcio scegliamo su tutti - citando reverenti Zoff, Vierchowod, Frustalupi, Zola - il trentanovenne Silvio Piola che nel 1952 fu chiamato a fare il centravanti della Nazionale azzurra contro l’Inghilterra, 1 a 1 e lui ancora bravo. Gian Paolo Ormezzano