Varie, 18 luglio 2005
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Bianchi Giampiero
• Varese 1945, Roma 16 luglio 2005 (suicida sotto un convoglio della metropolitana). Attore • «[...] uno splendido esempio di artista dotato di eleganza umana, capace di stare in scena con discrezione e ironia di marca britannica. [...] di aspetto sempre giovane, e di carattere piacevole, Bianchi aveva la stoffa dell’interprete brillante e quietamente intrigante, si legò allo Stabile di Genova dal 1967 al 1976, intraprese un percorso classico (Goldoni e Kleist) con Gabriele Lavia, alternò la commedia a Svevo, e la forma mentis inglese lo favorì in Due di noi di Frayn e in Tradimenti di Pinter (dove Calenda lo diresse in due ruoli), e ne L’amante. Ma era a proprio agio anche nel Giardino dei ciliegi di Cechov o nel Mese di campagna di Turgenev accanto ad Andrea Jonasson con la quale ha recitato fino ad aprile Piccoli crimini coniugali di Schmitt, diretto da Fantoni. Capace di divertirsi con Giuseppe Cederna in uno spettacolo sul calcio, e di avventurarsi in una novità americana, Drive di Paula Vogel, con Michela Cescon e regia di Malosti che lo ha diretto [...] in Pia di Corghi al Teatro dell’Opera di Roma. Egregio doppiatore, la notorietà gli era giunta dalla tv per Incantesimo, [...]» (’la Repubblica” 18/7/2005). «[...] aveva impiegato molto tempo per imporsi come protagonista, il che era dovuto a una scarsa ansia di mettersi in mostra, alquanto rara in chi esercita il suo mestiere. Anche come attore era sobrio, elegante, contenuto. Un regista inglese [...] disse una volta che la differenza tra il grande attore di teatro e il grande attore di cinema è che il primo è estroverso, ossia si proietta verso il pubblico, e il secondo, introverso, ossia attira il pubblico a sé. Giampiero Bianchi era attore soprattutto e squisitamente di teatro, ma apparteneva alla scuola numero due: era di quelle persone che per farsi ascoltare non alzano la voce, ma la abbassano. In un ambiente pieno di esibizionisti la sua presenza era tanto più preziosa: gesti misurati, dizione impeccabile, ironia sommessa e un tantino malinconica. [...] nel suo passato c’erano decine di spettacoli minori menoconvenzionali e più avventurosi. Il primo che [...] viene in mente e nel quale [...] piace ricordarlo [...] si chiamava Gol! Tacalabala!, un simpatico assemblage di pezzi sul calcio che propose in calzoncini e maglia dell’Inter accanto ai suoi grandi sodali Giuseppe Cederna e Marco Cavicchioli. Umanamente era intelligente, spiritoso, pacato [...] Pare andasse soggetto a attacchi di depressione. Se per uscire da uno di questi è arrivato a dare un simile dolore a chi gli voleva bene, la sofferenza deve essere stata insopportabile» (Masolino D’Amico, ”La Stampa” 18/7/2005).