Varie, 18 luglio 2005
DAMBRUOSO
DAMBRUOSO Stefano Bari 15 marzo 1962. Magistrato (il primo che in Italia si è occupato di terrorismo islamico, unico rappresentante italiano del Comitato di esperti nel consiglio d’Europa, Codexter). Ex direttore degli Affari internazionali del ministero di Giustizia, per anni Pm a Milano • «Quando arrivò in Procura a Milano da quella di Agrigento, nel dicembre ”96 [...] si divise a mezzo servizio tra l’ufficio esecuzione sentenze e il dipartimento terrorismo. Lavoro oscuro e lontano dalla luce dei riflettori. In quel momento. Meno di sette anni dopo, Dambruoso è diventato uno dei magistrati italiani più famosi nel mondo. Nel ”99, mentre partiva la prima delle sue indagini sui terroristi islamici, nella Procura di Manipulite quasi nessuno dava importanza a queste inchieste che venivano guardate con sufficienza, tant’è vero che, prima che arrivasse Dambruoso, il posto nel dipartimento era rimasto libero a lungo. Tranne il procuratore aggiunto Ferdinando Pomarici il quale cedette a Dambruoso il testimone dell’accusa nel processo ”Sfinge”, il primo a far emergere tutte le potenzialità della rete terroristica islamica individuando contatti fra l’Istituto culturale islamico di viale Jenner e Ayman Al Zawahiri, il numero due di Al Qaeda. A proiettare il magistrato sulle prime pagine è stata una drammatica e decisiva coincidenza: subito dopo l’attacco alle Torri gemelle dell’11 settembre, mentre i servizi segreti, occidentali e non, brancolavano nel buio sotto shock, non c’erano al mondo che poche inchieste sul qaedismo. Una era di Dambruoso, quella citata con decisione dal segretario di stato Powell nel discorso al Congresso dopo la strage. ”Prima dell’11 settembre la materia del terrorismo islamico non era tra quelle che venivano avvertite come urgenti”, ammette il magistrato. E se fino ad allora aveva potuto contare sulla fedele collaborazione di un paio di poliziotti, della sua segretaria e di uno sparuto gruppo di detective della Digos di Milano, dopo l’attacco al cuore degli Usa i mezzi sono aumentati grazie a polizia e carabinieri e al procuratore Gerardo D’Ambrosio. Così come i giudizi sul suo operato, divisi tra chi lo stima per non aver mai sgomitato, considerando che è stato per così dire fortunato a trovarsi al posto giusto nel momento (purtroppo) giusto, e chi lo critica accusandolo di arrivismo e gli imputa qualche, diciamo così, sbavatura tecnico-giuridica. Da qualche tempo Dambruoso ha lasciato Milano ed è diventato esperto giuridico presso la rappresentanza italiana all’Onu. [...] il giornale della Lega vorrebbe che lasciasse la prestigiosa sede delle Nazioni unite di Vienna per tornare in patria a guidare un inedito ministero contro il terrorismo. Sul ”progetto” leghista che lo riguarda, il magistrato non fa commenti. convinto che ”sarebbe già un ottimo risultato ottenere un maggior coordinamento delle indagini” con ”un ufficio centrale sul modello della Direzione nazionale antimafia”. E se poi questo non fosse possibile, si accontenterebbe ”di una sezione specializzata nella Dna”. Comunque, se glielo proponessero, rientrerebbe in Italia per lavorare in un nuovo organismo nazionale antiterrorismo continuando a ”fare il magistrato”. [...]» (Giuseppe Guastella, ”Corriere della Sera” 10/7/2005).