Varie, 18 luglio 2005
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Cappuccilli Piero
• Trieste 9 novembre 1929, Trieste 11 luglio 2005. Baritono • «[...] era l’ultimo erede della grande tradizione baritonale italiana, dei Tagliabue, dei Protti, dei Bastianini [...] aveva un organismo vocale di eccezionale robustezza e non conosceva difficoltà tecniche: intonazione, passaggio. Possedeva una voce piena e timbratissima e una sicurezza musicale e scenica che tutti gli dovevano invidiare. Si sosteneva, a volte non del tutto a torto, che la chiarezza della sua dizione, e prima ancora della sua ”fonazione articolata”, lo portassero a un canto stentoreo, con poche sfumature. Chi gli ha sentito interpretare I due Foscari dovrà ricredersi per la sottigliezza psicologica e la tenerezza onde egli impersona il padre. Ma chi l’abbia ascoltato in due spettacoli passati alla storia come il Macbeth e il Simon Boccanegra diretti dal maestro Abbado gli deve riconoscere l’infinita gamma espressiva in Opere dove la pronuncia della parola vale più del cosiddetto ”canto spianato”. Del Verdi del maestro Abbado Cappuccilli è stato uno dei punti di forza: quel Macbeth, quel Simone, quel Don Carlo, senza di lui non sarebbero stati. Ciò ridonda a onore dell’illustre direttore, giacché nella vita occorrono ”virtù” e ”fortuna”: e se egli ebbe la fortuna di trovarselo pronto, ebbe del pari la virtù di accordargli fiducia assoluta. Come Carlos Kleiber nell’Otello, che lo preferì a un nome risonante ma cavo. Ho ascoltato un sol Boccanegra superiore a quello di Cappuccilli: era Eberhardt Wächter. Ma nemmeno questo Grande avrebbe potuto ricoprire con tale autorità un repertorio vastissimo nel quale Cappuccilli invariabilmente eccelse. E durante gli odiosi anni Settanta non si vergognava di cantare nell’Andrea Chenier» (Paolo Isotta, ”Corriere della Sera’ 13/7/2005) • «[...] la voce di Piero Cappuccilli [...] che Abbado e Karajan si disputavano per le loro memorabili esecuzioni degli Anni Settanta. [...] Chi non ricorda il suo Macbeth alla Scala con la regia di Strehler, o il Simon Boccanegra che, sempre insieme a Strehler, la voce e la figura del cantante-attore avevano costruito capillarmente in ogni gesto, realizzando un personaggio che si è stampato nella nostra memoria con un tratto indelebile? Così dolente e stanco, eppure capace di impennate ribelli e di lancinanti malinconie. Nato a Trieste nel 1929, Cappuccilli era allora al culmine di una carriera che lo aveva portato gradualmente ad affrontare i grandi personaggi di Verdi, considerati l’espressione più riuscita della sua personalità tecnica ed interpretativa. Era alto, prestante, di figura nobilissima controllata in ogni gesto, guidata da una sensibilità che mirava a scavare il personaggio dall’interno, evitando pose da mattatore. Questo gli derivava dalle sue frequentazioni musicali. Non solo i grandi ruoli verdiani, ma anche parti vocalmente più ”leggere”: Donizetti, ad esempio, oppure Mozart, da cui aveva imparato che il melodramma non è solo fatto di accensioni o slanci passionali, ma richiede sfumature, sottigliezze ed una impeccabile chiarezza di dizione. Dall’esordio, avvenuto nel 1957, nei Pagliacci, e poi dopo i primi trionfi scaligeri degli Anni ’60 con Lucia di Lammermoor, sino al Nabucco di Verona del ’90-91, ultima, applauditissima esibizione prima dell’incidente stradale che gli troncò la carriera, Cappuccilli aveva conquistato il pubblico di Milano e di Londra, di Salisburgo e di New York con la pastosità e la risonanza del timbro, la facilità di affrontare il registro acuto, l’eleganza del canto legato, e uno stile impeccabile. Oggi i suoi dischi costituiscono un modello per tutti i cantanti che vogliono affrontare con consapevolezza di causa la grande sfida del canto italiano dell’Ottocento; un canto che Cappuccilli ha saputo esaltare nella sua componente affettiva, e controllare attraverso l’uso intelligente della tecnica, mirando prima di tutto alla verità del personaggio e alla resa della sua umanità. Il che gli ha riservato un posto ben preciso nella coscienza critica dell’ascoltatore moderno» (Paolo Gallarati, ”La Stampa” 13/7/2005).