varie, 18 luglio 2005
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BLAIR Betsy (Elizabeth Boger) New York (Stati Uniti) 11 dicembre 1923, Londra (Gran Bretagna) 13 marzo 2009
BLAIR Betsy (Elizabeth Boger) New York (Stati Uniti) 11 dicembre 1923, Londra (Gran Bretagna) 13 marzo 2009. Attrice. «Chi potrebbe dirlo che dietro i suoi dolcissimi occhi si nasconde la persona che ha fatto vivere ad Antonioni ”le due ore più difficili della sua carriera”? Non ci voleva creder neppure l’interessata [...] quando lesse la dichiarazione rilasciata dal regista sulle pagine dei Cahiers du Cinéma. E ricorda ancora che gli occhi le si riempirono di lacrime. Ma poi si fece consolare dal (secondo) marito, il regista inglese Karel Reisz (quello di Sabato sera, domenica mattina e della Donna del tenente francese): doveva prenderlo ”come un grande onore” . [...] Francesco Maselli [...] la diresse nel 1960 in I delfini. Dopo che aveva girato in Spagna Calle Mayor di Bardém, nel 1956, e in Italia Il grido di Antonioni, nel 1957. E prima di farsi dirigere da Bolognini in Senilità, nel 1962. Una carriera curiosa, quella della Blair, quasi tutta svoltasi in Europa, dopo aver dovuto abbandonare gli Stati Uniti per via delle persecuzioni maccartiste, nonostante fosse la moglie di una delle più grandi star di Hollywood e nonostante una nomination all’Oscar. [...] Il marito, il primo, era Gene Kelly, sposato a diciott’anni nonostante lui ne avesse undici più di lei: amore a prima vista dopo un’audizione come ballerina di fila in un locale newyorkese e compagno affettuoso per molti anni, quando lei pensava solo alla famiglia (una figlia, Kerry) e soprattutto all’impegno politico. Perché la bella e intraprendente Betsy, mentre ballava a New York, frequentava (’in compagnia di Gene”, tiene a sottolineare) gli ambienti intellettuali della sinistra radicale, finendo per aderire con convinzione alle idee comuniste. Che non rinnegò neppure quando, seguendo il successo del marito, si trasferì a Hollywood: ”Cercavo di dedicare il mio tempo a iniziative socialmente utili, in difesa delle minoranze razziali, impegnandomi contro nazismo e fascismo. Insieme ad altri nomi celebri di Hollywood, come Orson Welles per esempio”. Mentre al sabato sera, le porte di casa si aprivano per gli amici più cari (e più ”impegnati”) come Lena Horn, Edy Lamarr, Richard Conte con la moglie Ruth, John Garfield, Leonard Bernstein. Per un certo periodo Bertold Brecht. Una volta anche un giovanissimo Stanley Kubrick, che portò da mostrare a tutti in anteprima il suo secondo film, Il bacio dell’assassino (ma il primo l’aveva sconfessato e fatto ritirare dalla programmazione). [...] The Memory of All That [...] un libro di rievocazioni personali in cui i sabato sera in casa Kelly-Blair hanno un posto di rilievo, come quello organizzato per sperimentare delle nuove padelle che cuocevano senza bisogno di condimento: ”Doveva essere una serata assolutamente familiare, tra amici, anche perché il cibo non si annunciava particolarmente saporito, quando suonano alla porta. Vado ad aprire e mi trovo davanti Gorge Cukor che si presenta con un’accompagnatrice” . ”Era normale da noi – continua il racconto – : gli amici venivano sempre in compagnia. Ma questa volta con Cukor c’era Greta Garbo! Che si sedette in cucina, di fianco al lavello, assistendo disciplinatamente a tutte le dimostrazioni di cottura, che volle assaggiare ogni cosa nonostante il gusto non proprio eccellente di alcuni piatti e che alla fine ordinò per sé un’intera batteria di quelle pentole speciali” [...] Per rompere questa specie di atmosfera incantata ci voleva solo il senatore Joseph McCarthy. il 1955, dopo qualche piccola parte al cinema (La fossa dei serpenti, di Anatole Litvak), Betsy Blair – che fino a questo momento ha sempre vissuto un po’ nell’ombra del marito – viene scelta per il suo primo ruolo importante: è la maestra che fa innamorare Ernest Borgnine in Marty - Storia di un timido. Il film vince quattro Oscar, Betsy si deve accontentare di una nomination, ma si prende la rivincita a Cannes dove conquista la Palma per la miglior attrice. Resa celebre da Marty, Betsy Blair diventa improvvisamente un obiettivo fin toppo facile per la caccia alle streghe. Nonostante la protezione del marito, che fu sempre tra i più leali e aperti difensori degli artisti di sinistra, a cominciare dai ”dieci di Hollywood”, le porte degli studios si chiudono. E Betsy decide di andarsene in Europa, raggiungendo a Parigi il gruppo di esuli composto da Jules Dassin, Joseph Losey e John Berry, come lei in fuga da Hollywood e dal maccartismo. Finisce il suo matrimonio con Gene Kelly ma inizia una nuova fase della sua carriera. lì che la chiama Michelangelo Antonioni, che vuole affidarle una parte nel Grido. Lei accetta, ma dopo due ore di discussione accanita (e si immagina difficile da accettare per il regista, viste le successive dichiarazioni ai Cahiers) a proposito di una sceneggiatura che l’attrice americana considerava ”vaga e sconnessa, perché contraddiceva tutto quello che mi avevano insegnato in America, metodo Stanislavskj compreso” . Salvo poi ricredersi durante le riprese. [...] Un nuovo amore, per il regista inglese Karel Reisz, la riporterà lontano dai set. Ma non le farà dimenticare l’impegno: ”Oggi non me la sento più di dichiarami comunista. Ma non rinnego certo le mie idee di sinistra”. [...]» (Paolo Mereghetti, ”Corriere della Sera” 12/7/2005).