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 2005  luglio 17 Domenica calendario

MASSOBRIO Paolo

MASSOBRIO Paolo Milano 8 gennaio 1961. Critico gastronomico • «[...] una firma nota nel panorama enogastronomico che compare regolarmente nella sua rubrica su “La Stampa”. [...] il Comune di Masio (provincia di Alessandria), di cui è originario[...] I nonni di Paolo erano infatti vignaioli e macellai, ed anche il padre fino all’ultimo, ha coltivato la vigna sulle colline di Abbazia. “Il mio sogno è nato qui, dalle lunghe estati passate in campagna, dal lavoro dei miei parenti”, [...] le emozioni che ha raccontato nel libro A me piace l’estate ma è così bello l’inverno, insieme ad altri amici colleghi e scrittori. Poche colline più in là abitava Giacomo Bologna, il mai dimenticato grande vignaiolo della Barbera e l’incontro tra i due, nell’“annus horribilis” 1986 è stato fatale. “Giacomo era il vino che faceva dei racconti, era la voglia di vivere l’istante, era uno delle mie terre: mi ci sono immedesimato subito”, ricorda Massobrio. Da quell’incontro, dopo una tesi sul mercato del vino si laurea con il professor Gianfranco Miglio e consegue il diploma di sommelier a Milano, poi approda in Piemonte per rimanerci definitivamente. Inizia a scrivere su Barolo &Co., insieme con Carlin Petrini e il conte Riccardi, e, via via, su riviste di importanza nazionale: “Il Sabato”, “Epoca” e “L’Espresso”, dove eredita la rubrica di vini curata per vent’anni da Luigi Veronelli. Con Edoardo Raspelli, altra firma nota de “La Stampa”, diventano immediatamente e inseparabilmente amici e insieme fondano un giornale di pura critica gastronomica: “Papillon” [...] Per dieci anni, dal 1988 al 1998, Paolo Massobrio lavora all’ufficio stampa della Coldiretti del Piemonte, dove dirige un mensile, ma affina anche nuovi strumenti di promozione dell’agroalimentare. Nasce così la Guida Critica & Golosa al Piemonte che in poco tempo diventa un best seller e Il Golosario, la guida alle mille e più cose buone d’Italia, punto di riferimento fisso per conoscere l’artigianato alimentare. E dal suo lavoro, ancora, si genera un movimento di consumatori, legato a “Papillon” [...] Sue sono le “Giornate di Resistenza Umana” per premiare chi continua ad abitare i luoghi eroici del nostro Paese e i “Salotti di Papillon” [...] dove il meglio delle sue scoperte viene presentato agli appassionati di enogastronomia. [...]» (Vanni Cornero, “La Stampa” 17/7/2005).