Varie, 17 luglio 2005
SELVA
SELVA Gustavo Imola (Bologna) 10 agosto 1926. Giornalista. Politico. Di Alleanza Nazionale • «Lo chiamavano ”Selva la Belva” per via di quella speciale capacità di azzannare alla radio i comunisti. [...]» (Antonello Caporale, ”la Repubblica” 27/6/2005) • «[...] Cane sciolto, refrattario al gruppo [...] ai tempi del Gr2, dal 1975 al 1981 [...] preceduto da ”un rullar di tamburi”, piazzava il suo editoriale, ossessivamente, ferocemente antisovietico e anticomunista. Protagonismo mediatico inedito, molti nemici, molto onore. Secondo la vulgata fu Luigi Pintor ad affibbiargli quel soprannome che gli rimane attaccato [...] Radio Belva. Invece di offendersi, Selva, democristiano senza padrini, lo adotta subito, se ne serve come di una medaglia al valore: ”Sostengo le mie idee con la forza di una belva che non sbrana, ma azzanna feroce gli argomenti”. Cinque anni di massima visibilità, dopo le corrispondenze Rai da Bruxelles, Vienna, Bonn. Lui si diverte, eccome. Lo racconta a Stefano Di Michele e Alessandro Galiani in Mal di destra: ”Quando i giornali di sinistra stavano due o tre giorni senza attaccarmi, io mi preoccupavo”. [...] Quell’esperienza (’La più esaltante della mia vita”) finisce bruscamente. Rimosso. Cacciato. Addio Gr2. E non per un´ambulanza presa al volo bensì per la faccenda della P2: ”Il mio nome fu trovato nella lista di Gelli. Ma io non sono mai stato iscritto alla P2, ci sono 5 sentenze che lo attestano”. Selva dalle nove vite, risale rabbiosamente la china. Esilio dorato a Rai Corporation, poi direzione del Gazzettino di Venezia, dall’83 all’84, dove gli piazzano uno sciopero per via di un necrologio su Benito Mussolini. Ma fascista no, non lo è, i nazisti nel ”44, a Imola, gli hanno persino rotto lo sterno. Semplicemente Selva ha deciso che la sua crociata è un’altra: l’anticomunismo. La Dc non gli ha mai dato troppo retta, gli ha fatto fare le sue prime esperienze politiche come parlamentare europeo, ma è dentro An che trova finalmente gli interlocutori. Persino un po’ troppo duri e puri, tanto che, alla fine, Radio Belva, diventato capogruppo del partito alla Camera, spara anche su alcuni di loro: ”Gente abituata a gridare nelle piazze, che non è cambiata, è rimasta missina dentro. Da vecchio liberale cerco di educarli alla democrazia, ma loro sono quelli che sono”. Così nel 2000, quando Storace ebbe la pensata, da presidente della Regione Lazio, di istituire una commissione per i libri di testo nelle scuole. Selva che spariglia, che non sta zitto (del resto aveva dato dell’arteriosclerotico a Pertini). Selva l’educatore, quello che vuol togliere la Fiamma dal simbolo, si fa i suoi nemici dentro An. Nel 2002 è presidente della Commissione Esteri quando scoppia la lite con Gasparri, reo di aver evocato la P2. ”Ha detto cose di cui si pentirà, che andranno lavate col sangue”, è il commento. Gasparri non si spaventa: ”Noi abbiamo preso per buone le sue dichiarazioni sulla P2. Si accontenti di questo e non ci rompa le scatole”. Alti e bassi, rapporti faticosi, soprattutto in periferia, nel collegio veneto che lo rielegge: ”Lì, in tanti, sono proprio rimasti fascisti...”. Non è poi un caso che, per la sua rubrica sul Secolo, abbia scelto questo titolo: ”Io dico la mia, voi dite la vostra”. Gira il mondo, il loden di cachemire. uno che parla le lingue, non sono in tanti nel partito di Fini. Presidente Commissione Affari Esteri nel 2001, rischia il botto nel 2006. Fini ha deciso di svecchiare il parterre parlamentare. Lui sente odore di fregatura e annuncia, in caso di esclusione, ”una reazione implacabile”. Fini lo mette in lista ma basso in classifica, a rischio. Lui, Radio Belva, ce la fa: ”Ringrazio gli oltre 300 mila cittadini del Veneto che mi hanno eletto al Senato”. [...]» (Alessandra Longo, ”la Repubblica” 12/6/2007) • «[...] ”[...] Se Gianfranco Fini gode oggi del prestigio che ha, lo deve in parte anche al mio lavoro preparatorio in Germania, in Spagna, in Russia. Come presidente della commissione Esteri ho visitato circa novanta paesi e altrettante delegazioni ho ricevuto a Roma e sempre ho presentato il nome di Fini come la maggiore novità della destra europea. [...]” [...]» (Gianna Fregonara, ”Corriere della Sera” 28/2/2006).