Il Sole 24 Ore 14/07/2005, pag.11 Serena Uccello, 14 luglio 2005
Italia, un circuito tra i più ricchi. Il Sole 24 Ore 14 luglio 2005. Nell’agosto del 2001, Zacharias Mossaoui, è andato in uno sportello della Western Union e ha ritirato dei soldi provenienti dalla Germania
Italia, un circuito tra i più ricchi. Il Sole 24 Ore 14 luglio 2005. Nell’agosto del 2001, Zacharias Mossaoui, è andato in uno sportello della Western Union e ha ritirato dei soldi provenienti dalla Germania. Qualche mese dopo, Mossaoui verrà sospettato di essere uno degli autore degli attentati dell’11 settembre. A inviargli il denaro, ricostruiranno gli investigatori, erano stati noti attivisti islamici residenti proprio in Germania. Mossaoui non era perciò un immigrato come gli altri. In comune però con le migliaia di stranieri che dai Paesi in via di sviluppo si trasferiscono ogni anno in Europa o in America, aveva l’utilizzo del money transfer. Il sistema, dunque, più usato per le rimesse degli immigrati si conferma così un canale per il finanziamento del terrorismo, insieme naturalmente a una parte delle rimesse che transitano attraverso i "circuiti bancari informali" o hawala. Nell’ultima relazione della Banca d’Italia, i tecnici di via Nazionale spiegano come le rimesse degli immigrati costituiscano uno strumento di "stabilizzazione delle dinamiche del conto corrente delle economie emergenti". Aggiungono poi che nel 2004 "le rimesse degli immigrati residenti in Italia sono state pari a 2,1 miliardi". Questo vuol dire che "pur con le difficoltà - sottolinea sempre la relazione di Antonio Fazio - insite nella misurazione dei flussi che solo in parte transitano attraversano il canale bancario, l’ammontare medio pro capite delle rimesse effettuate dagli stranieri presenti in Italia è valutabile tra i 900 e i 1.100 euro". Un dato significativo che assume un rilievo ancora maggiore se si considera che questo ammontare è superiore rispetto a quello che si riscontra in Francia e in Germania dove il fenomeno migratorio è più antico. Ma non solo, nella sua ultima audizione alla Camera il direttore generale dell’ufficio italiano dei Cambi, Carlo Santini, oltre a ricordare come negli ultimi anni l’ammontare delle rimesse degli immigrati abbia superato quello delle risorse che i nostri emigranti inviano in Italia, ha messo in guardia sulla portata dei flussi di denaro che sfuggono alle rilevazioni delle autorità di controllo. "Questi meccanismi di trasferimento internazionale di fondi - dice Santini - si prestano per loro natura a essere utilizzati, non solo per compiere operazioni di riciclaggio, ma anche per il finanziamento di organizzazioni terroristiche". Una quantità di denaro che il secondo rapporto Bocconi, Dia, Dna e dell’Ufficio italiano cambi su immigrazione e flussi finanziari stima per la sola Italia in non meno di 4-4,5 miliardi di dollari: il 50% circa in più rispetto alle cifre "ufficiali". Numeri che chiariscono perché all’indomani dell’11 settembre il Gafi, il gruppo di azione finanziaria, ha compilato una serie di raccomandazioni speciali che a quelle ordinarie, dirette a contrastare il fenomeno del riciclaggio, aggiungono misure specifiche proprio per il contrasto del terrorismo internazionale. Fra l’altro i ministri Ue nell’ambito degli interventi appena varati contro il terrorismo hanno previsto per dicembre l’approvazione di un regolamento sul monitoraggio dei transfer di denaro telematici. Il controllo di queste transizioni resta infatti problematico. "La sola Wester Union - spiega Antonio Laudati procuratore nazionale antimafia - opera in 190 Paesi e gestisce una rete di 120mila agenti e subagenti, dai phone center alle ricevitorie del lotto. Molti di questi non hanno alcuna qualificazione professionale e mancano del tutto di formazione. Di fatto è impossibile anche il solo controllo disciplinare, dal momento che non sono sottoposti ad alcun regolamento". E se il money transfer frammenta i flussi di denaro in mille rivoli, i canali informali aggiungono al lavoro degli investigatori un ulteriore ostacolo: la mancanza di una pur labile traccia elettronica o cartacea. Tracce che, ad esempio, nel caso di un’operazione anti-terroristica condotta dalla polizia a Napoli nel 2002, ha permesso l’incriminazione di un immigrato clandestino di nazionalità algerina: oltre a essere in possesso di quaranta patenti rubate e di cento carte di identità contraffatte, aveva infatti diverse ricevute di transazioni monetarie dall’estero effettuate attraverso il circuito money transfer. Serena Uccello