La Stampa 12/07/2005, pag.7 Massimo Numa, 12 luglio 2005
"L’ho visto armeggiare con la bomba". La Stampa 12/07/2005. Londra. Richard Jones, 61 anni, originario della città di Ardrossan, Ayrshire, da qualche anno residente con la famiglia a Bracknell, era sul bus 30, la mattina del 7/7; seduto davanti a lui, vicino alla porta centrale, c’è un ragazzo
"L’ho visto armeggiare con la bomba". La Stampa 12/07/2005. Londra. Richard Jones, 61 anni, originario della città di Ardrossan, Ayrshire, da qualche anno residente con la famiglia a Bracknell, era sul bus 30, la mattina del 7/7; seduto davanti a lui, vicino alla porta centrale, c’è un ragazzo. Lui ne è sicuro: il terrorista "probabilmente morto nello scoppio", dice Jones che è già stato interrogato dalla polizia, dopo avere raccontato ai giornalisti quanto ha visto, proprio pochi minuti prima dell’esplosione. "Sono certo di essermi trovato faccia a faccia con uno dei terroristi. Era molto agitato, stava disperatamente trafficando con la tastiera del suo I-Pod, forse stava cercando di bloccare il timer". Sarebbe l’indiretta conferma che il piano dei seguaci inglesi della Rete, era di far saltare solo la metropolitana, e non anche un bus. Per fare più danni, più vittime, più paura. Un errore di programmazione. Ancora Jones, che - disturbato dall’atteggiamento ossessivo del giovane - è sceso dal bus, pochi istanti prima dell’esplosione. L’onda d’urto e i detriti lo hanno travolto, ma senza gravi problemi. Ha riportato così solo tagli superficiali e lievi bruciature. Ancora: "Quell’uomo era di altezza media, senza barba, capelli scurri, vestito con cura, tra i 20 e i 25 anni. Sembrava cercasse qualcosa all’interno della sua borsa, posata ai suoi piedi. Io pensavo che stesse giocando con il suo I-Pod, ma ogni volta ricominciava da capo a digitare qualcosa, proprio di fronte a me, il volto preoccupato, chiaramente in preda al panico. Indossava un giubbotto colorato e sotto una maglia chiara. I pantaloni sembravano eleganti, con una banda rossa nella parte posteriore". Un ragazzo come tanti, vestito alla moda. Maglie con scritte colorate, molto evidenti, si vendono in ogni angolo di Londra. "E’ strano che ricordi tutto questo, ma l’avevo proprio davanti", spiega. Richard Jones dice di "essersi sentito infastidito dal "continuo armeggiare del giovane", s’è alzato ed ha chiesto all’autista di scendere fuori fermata. "La sua concitazione è stata l’unica ragione per cui sono sceso dal bus 30", racconta. "Vidi quest’uomo salire a una delle fermate di Euston, dietro di me, e vicino all’uscita, alle spalle del guidatore. Proprio dove è avvenuta l’esplosione". Richard Jones ha chiesto con insistenza di essere interrogato da Scotland Yard anche se, adesso, il suo desiderio più intenso è quello di incontrare l’autista del bus, George Patsarakis, 41 anni, che dopo avere soccorso i sopravvissuti, in stato di choc, ha vagato a lungo per le vie attorno a Tavestock Street. Jones: "Lo voglio ringraziare personalmente perché avrebbe potuto anche non lasciarmi scendere in quel punto, invece aprì la porta. E ora sono salvo". Il testimone racconta con precisione la disposizione dei passeggeri, nel settore dov’erano seduti lui e quel ragazzo che "cercava probabilmente di resettare il timer della bomba che aveva con sè, nella borsa". Richard Jones subito dopo l’attentato è riuscito a mettersi in contatto con il telefono cellulare con la moglie Helen e il figlio Jim, 21 anni. Se il racconto fosse vero, così come sembrerebbe, sarebbe la conferma indiretta che lo scoppio sul bus è stato un incidente nella pianificazione terroristica, che avrebbero dovuto devastare esclusivamente la metropolitana. Anche il fatto che un’altro scoppio sia avvenuto in un quartiere musulmano, potrebbe essere il frutto degli stessi errori nel programmare i timer. "L’indomani ho visto le prime foto dei missing sui giornali, e ho pensato che avrei potuto esserci anch’io, fra loro. Ho un unico rimpianto, non avere potuto aiutare gli altri passeggeri ad allontarsi. Purtroppo, l’atteggiamento di quel giovane, per me almeno, non risultava sospetto: era semplicemente molto fastidioso, ma a Londra ognuno è abituato a non fare mai commenti". Da una traversa vicino a Russel Square, verso un grande fabbricato rosso dell’Università, si vede quel che resta del bus 30, al di là delle alte protezioni della polizia. Basta salire di pochi piani e, tra gli alberi, spunta la sagoma rossa del bus "sventrato come una lattina di birra", i sedili blu del secondo piano, divelti. Questi rottami, agli agenti alla Scientifica di Scotland Yard, possono "raccontare" ancora molto. E gli accertamenti continuano, giorno e notte. C’è un particolare allucinante: le pareti della casa a fianco sono ancora letteralmente schizzate del sangue delle vittime. Non è stato ancora ripulito. Massimo Numa