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 2005  luglio 07 Giovedì calendario

Omicidio sindacalista Cgil, Corriere della Sera, 7 luglio 2005 La vita privata di Michele Presta, un sindacalista della Cgil stimato ed esperto, appassionato, simpatico e generoso, era una vita privata difficile, cupa, segreta, mortificante

Omicidio sindacalista Cgil, Corriere della Sera, 7 luglio 2005 La vita privata di Michele Presta, un sindacalista della Cgil stimato ed esperto, appassionato, simpatico e generoso, era una vita privata difficile, cupa, segreta, mortificante. Mentre il suo assassino, un ceffo di 34 anni, un poveraccio senza cuore e senza testa, finisce di spiegare agli investigatori della Mobile di Catanzaro gli ultimi dettagli di questa tragica storia di ricatti e di sesso a pagamento, nella camera ardente allestita al primo piano di un municipio addobbato a lutto, con i crisantemi e le bandiere del sindacato strette nella fettuccia nera, si consumano non solo le preghierema anche i pianti e i ragionamenti disperati dei compagni che ammettono di non aver colto, e anzi forse proprio di "non aver voluto cogliere" , il disagio di un uomo che, pur battendosi per i diritti degli altri, doveva nascondersi, e pagare, per ottenere i propri. La folla spinge, le campane suonano a morto. Ci sono le guardie forestali in alta uniforme che fanno il picchetto d’onore e poi c’è Antonio Granata, il segretario generale della Cgil-Pollino Sibari Tirreno, della più grande e importante Camera del lavoro dell’intera Calabria, che parla a voce bassa: "Siamo noi, ad aver sbagliato. Siamo stati noi, ed è adesso, e qui, e davanti a questa salma, che possiamo e dobbiamo dirlo: siamo noi che avremmo dovuto accorgerci del disagio di Michele e... " . E invece? "E invece no, non ci siamo accorti di nulla. Michele è stato con noi per anni, per due decenni e mai, nessuno, ha saputo, o voluto capire la sua natura" . E’ terribile. "E’ assurdo, pazzesco. Se pensiamo che a non più di 300 chilometri in linea d’aria, c’è il presidente della Regione Puglia, Vendola, che è stato eletto pur avendo ammesso e spiegato di essere gay..." . Ma davvero, allora, la Calabria è ancora così dietro... " Sì, forse sì. Mi sento male a dirlo, ad ammetterlo, perché poi il ruolo di un sindacato è anche quello di aiutare la crescita civile di una società..." . Corteo funebre composto e struggente e non casualmente antico, con le bandiere rosse del sindacato tenute alte da mani forti e ruvide, mani di braccianti, di forestali che trattengono le lacrime sulle loro facce bruciate dal sole e dal freddo. Il sindaco Giampietro Coppola ha scritto un comunicato in cui, di Michele Presta, si ricorda la "forte passione civile e sociale, l’acume politico e culturale" , come se però Michele Presta fosse morto per cause naturali, e non con la testa spaccata da un colpo d’ascia, non assassinato da un disperato che lo ricattava in cambio di qualche ora di clandestinità. Ma infatti è qui, in questa chiesa di San Francesco, è fuori sul sagrato che si coglie tutto il dramma di Michele Presta. Con la mamma e il padre e i suoi tre fratelli e la sorella che stanno lì, in prima fila, e tacciono. Con don Vincenzo, il parroco, che sorvola sulle reali ragioni del decesso. Con le vecchie del paese che stringono il rosario. Allora bisogna stare accanto ai suoi vecchi compagni di lotta e di sindacato, per ascoltare il dolore e le dosi di amarezza che provano adesso. Ci sono Antonio e Vincenzo, due dei forestali che più di altri furono vicini a Michele Presta nell’ottobre scorso, nei giorni difficili della vertenza e dei blocchi che divisero in due l’Italia. E c’è Antonio che piange: "Lui aiutava noi: e noi? Noi perché non siamo riusciti ad aiutare lui?" . E Vincenzo: "Cosa ci ha impedito di capire? La nostra cultura?... Ci siamo forse rifiutati, sia pure inconsciamente, di cogliere alcuni suoi segnali? Diciamo di essere comunisti, di avere la testa aperta, ma poi..." . Forse qualcosa si sarebbe potuto intuire.Ma nessuno ha mai osato sospettare che la foresteria di viale De Filippis potesse diventare una foresteria per appuntamenti e infatti, l’altra mattina, lunedì, quando non l’hanno visto arrivare all’assemblea di Pizzo Calabro, il segretario regionale della Cgil, Fernando Pignataro, continua a ripetere di aver "subito pensato a un malore e davvero, lo giuro, siamo andati a cercarlo pensando a tutto tranne che..." . Quando il feretro esce, c’è la gente che applaude, ci sono quelli che alzano il pugno chiuso. Ci sono le bandiereal ventoele campane. Proprio un gran funerale. Di compagni e parenti. Una bella folla che Michele Presta, però, non l’ha mai conosciuto. Fabrizio Roncone