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 2005  giugno 30 Giovedì calendario

Elogio della bellezza, La Repubblica, 30/06/2005 Umberto Eco parlerà della bellezza stasera a La Milanesiana

Elogio della bellezza, La Repubblica, 30/06/2005 Umberto Eco parlerà della bellezza stasera a La Milanesiana. Un tema già esplorato nel suo libro Storia della bellezza (Bompiani) sul quale Eco torna per questa conversazione con una riflessione che nasce dall´aver fatto l´esperienza del libro e con un´inedita scelta di cento immagini che si concentrano sulla relatività di questo concetto. Per la serata, coordinata da Ferruccio de Bortoli, Elisabetta Sgarbi, direttrice del Festival organizzato dalla Provincia di Milano, ha anche invitato Simone Bartolini con sue musiche rinascimentali e barocche. « una di quelle conferenze che sono possibili solo da pochi anni con l´esistenza del Power Point - dice subito il professore - perché si può tranquillamente parlare e contemporaneamente schiacciare dei bottoni come sul pianoforte e far apparire le immagini. Un misto di chiacchierata e di immagini dove spesso sono queste ultime a parlare da sole». Partiamo dal brutto. Lei cita il brutto perché senza di esso la bellezza non esisterebbe o perché può essere bello anche il brutto? «Sono vere tutt´e due le cose. E questa è un´altra delle dimostrazioni della relatività di questo concetto. Perché ci sono state epoche, come nell´Ottocento dove si è fatto un elogio del brutto, si è fatta un´estetica del brutto, altre epoche in cui c´è stato il gusto per la rappresentazione dei mostri. Ecco che quindi una parte delle cose venivano riassorbite dal concetto di bello secondo l´idea generale che siccome tutto il mondo è stato fatto da Dio non potevano che essere belli anche i mostri in quanto parte della Creazione. Quindi noi siamo stati sempre molto imbarazzati nello stabilire i limiti del Brutto e del Bello». Quindi è bello il brutto quando è rappresentato bene? «Non potevano considerare bello il Diavolo, ma consideravano bella una fedele rappresentazione che rendesse tutta la bruttezza del diavolo». E il rapporto fra bellezza e buon gusto? Possono prescindere l´uno dall´altra? «Il buon gusto è un concetto epocale. Immagini una signora dell´Ottocento che potesse pensare di andare in giro in minigonna e con uno spillo nel naso? Il buon gusto è un concetto sociologico. ciò che la maggioranza ritiene accettabile in quell´epoca».  un concetto per cui è molto difficile risalire nel tempo. «La nostra è una civiltà diventata molto indulgente perché sono belli i dinosauri e sono belle le veneri africane col ventre prominente. Noi giudichiamo bella una cosa dal punto di vista estetico anche se è l´immagine di una persona con la quale non faremmo mai l´amore. Uno dei tentativi che farò nella mia conversazione sarà di capire, vedendo un quadro del passato, se si tratti della rappresentazione di una persona bella o della bella rappresentazione di una persona brutta. Uno strumento è quello di mettere a confronto testi dell´epoca di filosofi, di critici o di poeti che parlano della bellezza, con testi visivi». Per scoprire che i canoni della bellezza sono in continua evoluzione. «Ci si incontra con il fatto, come mostro stasera, che per vari secoli, dalla Grecia almeno fino al Rinascimento, la bellezza è proporzione. Sembra una cosa ragionevole. Poi si mettono in contatto i testi di varie epoche su questo concetto con le opere di quelle epoche che dovrebbero mettere in atto il criterio della proporzione, e si vede che tutti usavano la stessa parola, proporzione, ma il modo di intenderla variava da secolo a secolo». Quindi lei fa anche un percorso cronologico. «Giocherò un po´ anche su queste cose, anche perché la gente usa bello e brutto in senso molto vago, nessuno sa cosa voglia dire, perché si dice anche "una bella mangiata, una bella scopata", praticamente per indicare tutto quello che ci va a genio». Esiste una bellezza che non sia mediata dallo sguardo dell´uomo? «Non lo so io non c´ero. una risposta molto seria». Venere, sarebbe altrettanto bella senza lo specchio, senza lo sguardo di Velásquez prima e dello spettatore poi? « difficile parlare della bellezza se non in riferimento a un essere umano che la guarda. Nel Medioevo si è parlato molto della bellezza di Dio, che noi non vediamo. Ho dato la mia tesi di laurea su un teologo come Tommaso d´Aquino il quale non metteva in dubbio che Dio fosse bello, ma siccome non lo aveva ancora visto diceva: "Sono belle le cose che ci piace guardare". Era un uomo di buon senso. Non si può pronunciare giudizio di bellezza se non in rapporto a un occhio che guarda. Quando si parla di una bellezza che noi non possiamo vedere, se ne discetta in modo astratto per ragioni di diritto. Il bello è un´esperienza umana». Lei parla brevemente del bello nell´arte contemporanea, che si è liberata da questo concetto. «Non è che si libera. Io ho parlato di politeismo dell´arte. Gli va bene tutto. L´arte contemporanea si libera dal concetto di bellezza, questo sì. Alla Biennale può diventare evento artistico anche il signore che si tagliuzza il corpo. Ma il concetto di bellezza comune, per cui noi riteniamo bella Sharon Stone o la ultima Ferrari, è diventato politeistico. In epoche passate certe cose erano belle e certe cose no. Oggi c´è sempre un gruppo umano o commerciale che ci passa per bello qualcosa che per altri non lo è». Torniamo al rapporto fra la bellezza e il gusto. «Sì, ma allora bisognerebbe dire che la nostra è la prima epoca che non ha più un gusto. Ne ha tanti. La bellezza del giovanotto che passa col gel sui capelli colorati d´azzurro e lo spillo sulla lingua non ha niente a che vedere con la bellezza del giovanotto di Armani. E sono vendibili tutti e due». Quindi pensa che abbiamo finalmente raggiunto una democrazia della bellezza? «O l´indifferenza». Ma la bellezza è importante nella nostra epoca. «Poniamo che ci siano delle eccellenze del gusto. Se ci troviamo in una società che indifferentemente mangia caviale, salamino o cacca, parliamo di democrazia o di indifferenza? Le cose vengono curiosamente a coincidere». Ma la bellezza è un concetto forte nella nostra società. Non è un concetto indifferente. «Ma non c´è più l´idea unificata, ciascuno cerca la sua. la realtà che è debole. Nel passato c´era una certa analogia fra il modo in cui si vestiva Francesca Bertini e il modo in cui si vestivano le sartine. Oggi ci sono modelli molteplici di bellezza, che può essere una forma truffaldina di democrazia». Esiste una caratteristica dell´esperienza estetica che rimane più o meno invariata attraverso i secoli? «Ecco quella sarà la mia conclusione a La Milanesiana e la tengo come sorpresa finale». Quali sono allora i misteri della bellezza, ad esempio perché a volte la bellezza è immortale? «A me non piace la parola mistero e non piace la parola immortale. Farò una chiacchierata contro l´immonda retorica della bellezza». Pico Floridi