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 2005  giugno 29 Mercoledì calendario

Meteorologia, tSt de La Stampa, 29/06/2005 Con +0,41 °C per decennio, nell’ultimo mezzo secolo l’estate di Terni, per dimensioni la seconda città dell’Umbria, si è fatta più bollente; l’inverno invece, non ha mostrato variazioni significative

Meteorologia, tSt de La Stampa, 29/06/2005 Con +0,41 °C per decennio, nell’ultimo mezzo secolo l’estate di Terni, per dimensioni la seconda città dell’Umbria, si è fatta più bollente; l’inverno invece, non ha mostrato variazioni significative. uno dei molti dati che si ricavano da una recente pubblicazione: «Cinquanta anni (1953-2002) di osservazioni meteo a Terni» di Daniela Meloni e Franco Carpine (Edizioni della Provincia di Terni, 80 pagine; si può richiedere il volume all’assessorato all’Ambiente della Provincia di Terni, tel. 0744-4831). Il volume, corredato da numerosi grafici e tabelle, analizza i principali parametri atmosferici: temperature, precipitazioni, pressione, vento. Si scopre così che il record del freddo è stato misurato il 16 febbraio 1956 con -15,0 °C, l’anno più piovoso è stato il 1960 con 1.479,6 millimetri e che la sera del 31 dicembre 1974 la città fu percorsa da raffiche a 180 chilometri all’ora. Non mancano considerazioni circa lo sviluppo urbano di Terni che, in parte, spiegano la crescita delle temperature medie annue (+0,28 °C per decennio) con la cosiddetta «isola di calore», il fenomeno dell’accumulo termico determinato da maggiori superfici cementificate e dagli impianti di riscaldamento e condizionamento. Il principale motivo di interesse del volume è quello di rendere disponibili, con metodo statistico rigoroso, dati di norma poco accessibili, contribuendo a fare chiarezza sulle tendenze climatiche. Negli ultimi anni è invalso l’uso di sbandierare continui record in campo meteorologico: come se, a ogni temporale, dovesse far seguito l’apocalisse. Asserzioni spesso prive di riferimenti storici: il caldo, il freddo, la pioggia o la neve, possono essere definiti estremi solo se rapportati a un’adeguata scala temporale, che permetta di verificare quali siano gli effettivi scostamenti dai riferimenti precedenti. Se questo parametro è assente, il gioco emotivo finisce per avere la meglio. Un piccolo esempio. Nel 1981 la «Monthly Weather Review» pubblicò uno studio di M.R. Sinclair sul fenomeno termico che, il 25-29 dicembre 1978, interessò gran parte dell’Antartide orientale. L’autore parla di temperature anormalmente alte e descrive come sensazionale il rialzo registrato alla base sovietica Vostok dove, il 27 dicembre, si toccarono i -15,7 °C: valore mai registrato nei vent’anni di operatività della stazione. L’11 gennaio 2002 però, si arrivò a -12,2 °C. Che dire? Semplicemente, che una temperatura di -15,7 °C oggi sarebbe degna di nota, ma non farebbe parlare di un evento sensazionale. Ciò dovrebbe far riflettere circa i continui record che vengono rilanciati dai giornali per documentare l’effetto serra: chi può affermare, se esistessero serie meteorologiche di mille o duemila anni, che certi valori non siano già stati raggiunti e magari anche ampiamente superati? Stefano Di Battista