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 2005  giugno 02 Giovedì calendario

Cnn, e il tg diventò globale, La Repubblica, 02/06/2005 Cominciò con un dito nel naso, il dito di un reporter inquadrato per errore mentre faceva pulizie privatissime, e con i falegnami che ancora smartellavano alle spalle dell’ anchorman Bernard Shaw già in trasmissione

Cnn, e il tg diventò globale, La Repubblica, 02/06/2005 Cominciò con un dito nel naso, il dito di un reporter inquadrato per errore mentre faceva pulizie privatissime, e con i falegnami che ancora smartellavano alle spalle dell’ anchorman Bernard Shaw già in trasmissione. Cominciò tra l’ ironia dei colleghi - il «network dello sgabuzzino delle scope» lo chiamavano i rivali - nella certezza di una follia voluta da un milionario megalomane del sud, Ted Turner, che voleva cambiare il mondo con una telecamera e un parabola satellitare e 300 dipendenti. Oggi, mentre celebra il venticinquesimo compleanno, le tre lettere della sua sigla, Cnn per Cable News Network, sono conosciute, guardate, temute da Pechino all’ Avana, da Washington a Roma, con 150 milioni di abbonati e un pubblico potenziale di due miliardi di persone. Un mondo senza la Cnn sarebbe impensabile, come un treno senza rotaie. I contafagioli dell’ audience ci dicono che il successo della Cnn, già passata di mano di proprietà due volte dopo la nascita il primo luglio del 1980, l’ ha logorata. Sono spuntati imitatori ovunque, tutti lanciati sulla strada delle notizie via satellite 24 ore al giorno, la Bbc e le reti Sky e Fox di Murdoch, gli sceicchi dell’ informazione che finanziano al Jazeera e al Arabiya, la Microsoft associata alla Nbc nella Msnbc. La Cnn è ormai battuta negli ascolti, dal 2002, dalla impudica e vivace faziosità ideologica della Fnn, la Fox News Network che fa apparire anemici l’ equilibrio e la correttezza politica degli altri. Ma anche gli ascolti, come le azioni delle quali parlava il re della finanza italiana, Enrico Cuccia, si dovrebbero pesare, non contare, e il peso della rete globale creata nella città di Rossella O’ Hara, Atlanta, resta ineguagliato. I suoi 25 anni sono stati i 25 anni della storia, fatta, non soltanto ripresa, dalla Cnn. Gli studiosi di comunicazione e i politici l’ hanno chiamato il «Cnn effect», l’ effetto di un nuovo tipo di informazione che sposta i termini degli eventi che riprende, per il fatto stesso di riprenderli e rimbalzarli, attraverso i satelliti, in 70 nazioni, quante ne raggiunge oggi il suo segnale. Da quel mattino amatoriale del dito del naso e degli auricolari di seconda mano che continuavano a cadere dalle orecchie degli inviati che dovevano tenerci sopra l’ indice (lo chiamavano il «saluto della Cnn», quel gesto imbarazzato), la rete di Atlanta ha provocato guerre e ha cambiato quelle che ha trasmesso in diretta, costringendo i comandi militari a pensare in termini televisivi le proprie azioni, come quel bombardamento di Bagdad nel gennaio del 1991, studiato per limitare i danni collaterali sapendo che dalle finestre dell’ Hotel Rashid, Shaw, Arnett e Houliyan lo stavano riprendendo. Le bombe «intelligenti», l’ attacco «chirurgico» sono figli anche del fattore Cnn, che la propaganda deve calcolare nell’ equazione strategica. Nel 1989 ha frenato la mano dei dirigenti comunisti cinesi in piazza Tienanmen, che avrebbero volentieri e serenamente stritolato quell’ omino in maniche di camicia solo davanti ai panzer, se l’ occhio della Cnn non lo avesse inquadrato in diretta dal tetto di un hotel. Ha paralizzato la Nasa, quando ha fatto vedere in diretta, unica tv nel mondo, la morte di sette uomini e donne consumati nell’ esplosione della navetta Challenger nel 1986. Ha bloccato i golpisti del Kgb e del vecchio Cremlino, puntando le telecamere dal tetto di un palazzo sulla Prospettiva Kutuzov di Mosca sulle colonne di carri armati che nell’ agosto del 1991 vomitavano fumo nero dagli scappamenti davanti al Parlamento. Ha creato il mito di Eltsin, inviando al mondo la scena del «corvo bianco» spinto su un carro armato ad arringare la folla. E ci si deve chiedere se i massacratori dell’ 11 settembre avrebbero concepito e attuato le loro atrocità se non avessero contato sul «Cnn effect», sulla certezza che, dopo il 1980, la rete globale avrebbe rimbalzato le loro gesta ovunque, dalle grotte di Osama agli slums di Manila. La presenza del testimone cambia l’ evento, e neppure gli sforzi di obiettività che la Cnn ha sempre compiuto hanno potuto cambiare questa legge. Il calmo e riflessivo coraggio della sua inviata principe, Christiane Amanpour, la freddezza clinica di Bernard Shaw, oggi in pensione («pensavo a me come a un chirurgo in sala operatoria, che non deve amare od odiare il paziente, ma operarlo»), la correttezza di Wolf Blitzer, le interviste morbide di Larry King, sono state e ancora sono il volto giornalistico meno detestato dal mondo oltre i confini degli Usa. Cnn è stata l’ espressione oggettiva del dominio americano sulla comunicazione globale, temperata dalla preoccupazione soggettiva dell’ ex marito di Jane Fonda, e ormai ex proprietario, Ted Turner di non apparire prepotenti e arroganti. Non c’ è cancelleria, ministero, ambasciata, redazione nel mondo che non tenga un monitor sintonizzato sulla Cnn o sulla sua manifestazione internazionale, la Cnn International, sapendo che da essa sarà informata per tempo e senza coloriture ideologiche, soprattutto ora che la nuova regola non è più «essere primi con la notizia», ma «essere primi a dare la notizia corretta». La televisione satellitare ha forse già dato il meglio di sé, oggi la faziosità vince e la propaganda governativa ha imparato a usare i satelliti a proprio favore, come sta dimostrando la guerra in Iraq che la Cnn ha potuto soltanto guardare dalla serratura di quella antitesi del giornalismo vero che è l’ inviato «embedded», incorporato nei reparti militari. Si sente dire che l’ Iraq è stato il Vietnam della Cnn, il segno di come anche i media americani si stano arrendendo all’ autocensura. I nuovi mezzi, l’ Internet a banda larga, potrebbero indicare la fine della costosissima tv satellitare che deve coprire il mondo come fosse il proprio cortile. Può darsi, ma questi 25 anni sono stati anni magnifici, per chi ha visto quel dito nel naso diventare il dito nell’ occhio del mondo. Vittorio Zucconi