Giampaolo Visetti, La Repubblica, 24/06/2005, 24 giugno 2005
Eroi rivoluzione russa, La Repubblica, 24/06/2005 Un falso. Per un secolo il mito sull´origine della prima rivoluzione russa si è alimentato grazie a una reinvenzione della storia
Eroi rivoluzione russa, La Repubblica, 24/06/2005 Un falso. Per un secolo il mito sull´origine della prima rivoluzione russa si è alimentato grazie a una reinvenzione della storia. È questa la conclusione a cui sono giunti ricercatori e storici dell´ex Urss, analizzando il simbolo iniziale della propaganda bolscevica. La corazzata Potemkin di Sergej Ejzenstejn, primo film di regime nella storia del cinema, fu presentato come un documentario: era in realtà un apologetico manifesto rivoluzionario, voluto da Lenin per il ventennale delle insurrezioni contro lo zar Nicola II. La ricostruzione dei fatti è stata approfondita in occasione del centesimo anniversario dei moti del 1905. Proprio oggi, il 24 giugno di un secolo fa, gli ammutinati sul gioiello della marina imperiale erano costretti ad arrendersi nel porto di Costanza, in Romania. La rivolta proletaria, affermatasi poi nell´ottobre del 1917, aveva però bisogno di ideali ed eroi. Per questo Lenin commissionò l´opera sull´insurrezione di Odessa, sulla quale Ejzenstejn costruì un capolavoro in gran parte di fantasia. La verità, sebbene La corazzata Potemkin sia oggi una pellicola ignota alla maggioranza dei russi, imbarazza le autorità. Di qui la scelta del Cremlino di passare sotto assoluto silenzio sia il centenario della prima rivoluzione che l´ottantesimo compleanno del film più famoso mai uscito dagli studi di Mosca. Oltre al fastidio per il crollo di un mito artistico, il basso profilo è dovuto ad almeno altre tre ragioni. Il presidente Putin non gradisce ricordare apoteosi rivoluzionarie, a pochi mesi dalle rivolte nello spazio post-sovietico, e per di più ambientate proprio nel territorio ucraino che ha appena rivendicato piena indipendenza; il Cremlino non intende più screditare gli zar Romanov, impegnato com´è nella ricostruzione di una tradizione russa unitaria attorno al folclore monarchico e alla Chiesa ortodossa; il governo sa bene infine che ancora oggi, nel Paese, c´è chi è costretto a mangiare cibi avariati, o immondizie, immagine adottata da Lenin e Ejzenstejn quale scintilla insurrezionale. La trama del film muto, proiettato per la prima volta al Bolscioi di Mosca nel dicembre del 1925, ma giunto nelle sale di tutto il mondo solo nel 1952, è basata sulla prima aperta ribellione contro gli zar. Il 14 giugno 1905, secondo Ejzenstejn, l´equipaggio della Potemkin si sarebbe ribellato contro i propri ufficiali. La nave, ancorata al largo dell´isola di Tendra nel Mar Nero, era impegnata in prove di bombardamenti. Commissionata ai cantieri di Nikolaev nel 1898, era stata varata da appena un mese. A bordo, 731 uomini e 26 comandanti. L´ammutinamento, a mezza mattina: il cuoco, sullo schermo, mostra i vermi che divorano la carne destinata al Borsh per i marinai. Seguono le scene degli ufficiali lanciati in mare, l´uccisione del medico che certificava la freschezza degli alimenti, il sacrificio del mozzo Grigorij Vakulenciuk, primo leader rivoluzionario dell´epoca sovietica. Sulla Potemkin, a fine giornata, sventola la bandiera rossa. Inizia da qui l´epopea delle due eroiche settimane che, fino alla fine degli anni Ottanta e al fallimento del comunismo, ogni scolaro dell´Urss doveva imparare pressoché a memoria. La corazzata entra nel porto di Odessa, dove la popolazione è insorta. Bombarda la flotta imperiale, consegna alla massa la salma di Vakulenciuk, riprende il largo evitando il primo attacco delle navi di Nicola II. Riprese epiche, corredate da didascalie propagandistiche tipo "Egli è morto per un cucchiaio di minestra": e poi i cosacchi che caricano la folla inerme, i marinai sfiniti e luridi davanti agli ufficiali eleganti e inamidati, madri e neonati falciati dalla cavalleria imperiale, la storica sequenza della donna uccisa in cima alla scalinata e della carrozzina che precipita verso il mare lungo i 192 gradini. Una moderna strage degli innocenti, il manifesto internazionale della rivoluzione proletaria contro l´ingiustizia delle monarchie europee e dei nascenti capitalismi. Fino all´epilogo: l´equipaggio, piuttosto che arrendersi, sceglie di morire di fame; la Potemkin riesce a oltrepassare la flotta russa grazie al rifiuto di sparare degli uomini di 11 incrociatori; altre navi sono scosse da ammutinamenti, la rivolta da Odessa si estende alla nazione; infine la corazzata e i suoi eroi navigano verso la libertà, mentre le prime bandiere rosse salgono i pennoni a San Pietroburgo e a Mosca. L´annuncio della Rivoluzione d´Ottobre. Nessuno mette oggi in dubbio la sostanza degli eventi, l´ingiustizia secolare all´origine del movimento bolscevico. Ciò che gli studiosi dell´Istituto di storia contemporanea di Mosca hanno svelato, sono invece i falsi artistici suggeriti da Lenin ad Ejzenstejn. In realtà moti rivoluzionari covavano da fine Ottocento nei cantieri di Nikolaev. Per questo la Potemkin fu trasferita e ultimata a Sebastopoli. Nel giugno 1905 l´ammutinamento e gli scioperi avrebbero dovuto coinvolgere l´intera flotta imperiale e tutte le fabbriche russe. Invece la rivolta non attecchì e la Potemkin si ritrovò sola. La ribellione non si scatenò a causa delle larve nel rancio di una nave, ma per la carenza di cibo e la schiavitù in tutto il Paese. Ad Odessa non ci fu alcun massacro: vistisi in minoranza, circondati dall´esercito fedele allo zar, gli insorti rinunciarono alla rivoluzione. Un fallimento, dunque, non il trionfo propagandato da Lenin. Il 26 giugno la Potemkin, intestata al principe preferito da Caterina II (famoso per i villaggi inesistenti), fu restituita dalla Romania alla Russia e lo zar la ribattezzò Panteleimon. Dodici anni dopo Lenin le diede il nome di "Combattente per la libertà". Fu fatta saltare in aria nel 1918, a Sebastapoli, dalla flotta anglo-francese in rotta. Un destino di sconfitte e sottomissioni, non di vittorie e rivoluzioni. Per questo nessuno ricorda più e nessuno celebra. "Un´invenzione di regime - dice Eduard Sheglov, capo del dipartimento di Storia del comune di Odessa - per fare concorrenza ai primi colossal hollywoodiani. Il monumento ai sei marinai della corazzata, presto sarà sostituito da una statua a Caterina la Grande". L´ultima beffa alla nave fantasma della rivoluzione. Giampaolo Visetti