G.D., Il Sole 24 Ore 9/6/2005, 9 giugno 2005
MINCATO
«’Se l’amministratore delegato vende le azioni della sua società, è giusto che lo facciano tutti”. Vittorio Mincato ha detto la sua opinione sulle stock option all’assemblea del 27 maggio, negli ultimi minuti in cui era amministratore delegato dell’Eni, prima della sostituzione con Paolo Scaroni. Nel verbale si legge la risposta di Mincato alle richieste dei soci, contrariati per la diffusione dei piani di remunerazione dei dirigenti con azioni. ”Non si può ritenere pratica scorretta il fatto di pagare in azioni anziché con denaro e le azioni che mi hanno dato nel 2002 le ho ricevute tre mesi fa pagandoci le tasse”, ha detto Mincato. ”Ricordo poi che quando si vendono tali azioni lo si deve comunicare. E comunicare al mercato che si vendono le azioni è un segnale terribilmente negativo. Io sono esposto sul titolo Eni. In nessun’altra azienda mi esporrei come mi sono esposto con Eni. Come faccio io a vendere un’azione dell’Eni e a comunicare che vendo? Se vendo io è giusto che lo facciano tutti”. A fine 2004 Mincato possedeva 82.650 azioni Eni (prezzo di ieri 21,30 euro) avute come stock grant, in premio. Aveva inoltre 499 mila opzioni per sottoscrivere altrettante azioni al prezzo medio di 15,09 euro l’una. Opzioni non ancora esercitate con scadenza media di 67 mesi. Dalle comunicazioni risulta che, finché è stato a.d., Mincato non mai venduto azioni dell’Eni. Un comportamento in controtendenza rispetto all’abitudine di molti top manager di portare le azioni all’incasso con sollecitudine».