Alberto Arbasino, L’espresso 30/6/2005, 30 giugno 2005
Incubi. «Un incubo ricorrente di Pasolini, raccontato da lui. Sono prigioniero in cella, in condizioni atroci
Incubi. «Un incubo ricorrente di Pasolini, raccontato da lui. Sono prigioniero in cella, in condizioni atroci. Si apre la porta di ferro e arrivano una austera giornalista molto impegnata e ben pettinata e un severo giudice molto a posto (che vediamo spesso dappertutto). Con senso del dovere e valigetta dei tormenti. E, sospirando sospirando, intransigenti e inflessibili, ti infliggono torture anche biochimiche per farti confessare delle stronzate circa l’Unione Sovietica» (Arbasino)1