Carlo Petrini, La Stampa 26/6/2005, 26 giugno 2005
Stampa Articolo 26 Giugno 2005 DE GUSTIBUS DISPUTANDUM EST Nel gioco dei sussidi si deve saper puntare sulla mucca vincente di Carlo Petrini Basta con le sovvenzioni alle mucche, è ora di rivedere il bilancio dell’Unione europea in modo che riesca a guardare al futuro
Stampa Articolo 26 Giugno 2005 DE GUSTIBUS DISPUTANDUM EST Nel gioco dei sussidi si deve saper puntare sulla mucca vincente di Carlo Petrini Basta con le sovvenzioni alle mucche, è ora di rivedere il bilancio dell’Unione europea in modo che riesca a guardare al futuro. Meno agricoltura e più ricerca: questo è il senso dell’autorevole presa di posizione che Tony Blair ha esplicitato di fronte al Parlamento europeo nel momento in cui ha annunciato agli eurodeputati la linea politica del semestre di presidenza britannico. Non ci sono dubbi sul fatto che le parole del primo ministro inglese meritino di essere considerate in modo attento, non solo per il peso politico del personaggio, ma anche per le conseguenze che una riforma radicale del bilancio di Bruxelles avrebbe nelle campagne del vecchio continente. In più occasioni ho avuto modo di criticare gli sprechi e le inefficienze della politica agricola comune e non ho certo cambiato idea. Credo però che sia utile, nel momento in cui si apre il dibattito, cercare di capire che tipo di Europa vogliamo nei campi. La politica agricola comune, nata poco meno di cinquant’anni fa per restituire l’autosufficienza alimentare a un continente devastato dalla guerra, è riuscita a raggiungere lo scopo per cui era stata pensata nel breve susseguirsi di pochi raccolti. La questione è che il bisogno di produrre di più ci ha trascinato nell’eccesso: la quantità mostruosa di cibo che si è arrivati a produrre ammonta a cinque volte il fabbisogno alimentare europeo. evidente che le esigenze, a questo punto, sono cambiate. Nel suo intervento Blair ha parlato, in generale, di ricerca e innovazione. Il discorso è condivisibile ma, applicato all’agricoltura, potrebbe nascondere amare sorprese. Se è agli organismi geneticamente modificati che si fa riferimento siamo sulla cattiva strada, ma lo stesso si può dire nel caso in cui la ricerca fosse finalizzata al solo aumento della produttività. L’agricoltura europea oggi sente il bisogno di un po’ più di sensibilità rispetto ai saperi tradizionali, non certo di un’accelerazione sugli aspetti tecnico-scientifici. Dovrebbe saperlo bene il compagno Tony Blair dopo l’immane disastro della mucca pazza. L’epidemia non è certo nata dall’immaginazione dei contadini del Galles che mai e poi mai si sarebbero sognati di nutrire una mucca, notoriamente un erbivoro, con le carcasse di altri animali. Sembra piuttosto che l’idea sia stata studiata nelle università. Qualcuno mi dica se questa è ricerca... Proprio nel Regno Unito ho trovato una straordinaria voglia di ripartire da quel poco di produzioni sostenibili che sono rimaste: in questo senso va orientata la nuova politica agricola. assurdo che, mentre fiumi di denaro continuano a scorrere copiosi da Bruxelles verso le casse di aziende interamente votate all’agricoltura industriale, non ci siano risorse per le piccole produzioni. incredibile che per continuare a fare il Montebore, formaggio prelibatissimo dell’alessandrino, ci si debba affidare al buon cuore di privati cittadini che mettono mano al portafogli per adottare una pecora. Inspiegabile è la ragione per cui, al fine di reintrodurre le vacche in alta Langa, si debbano organizzare concerti di beneficenza, grazie alla generosità di Cochi e Renato. Il fatto è che l’Unione Europea non ha gli strumenti adatti a raccogliere il grido di dolore che viene da chi si ostina a praticare un’agricoltura rispettosa dell’ambiente. Per troppo tempo le leggi comunitarie hanno preteso dal margaro gli stessi adempimenti richiesti alla grande industria. Maggiore rispetto per le attività su piccola scala farebbe sentire la gente più vicina all’Europa, anziché costringerla a mobilitarsi per la difesa dei formaggi di alpeggio un giorno si e l’altro anche.Vero è che una riforma è necessaria. Abbiamo visto che gli aiuti indiscriminati al comparto agricolo non sono utili e sul bilancio pesano. Tuttavia sarebbe meglio evitare di risolvere tutto con un taglio o con un semplice travaso di risorse dall’agricoltura a politiche di ricerca e innovazione. Il problema non sta nello smettere di sovvenzionare le mucche quanto piuttosto nello scegliere quali mucche sovvenzionare. Stampa Articolo