La Stampa 17/06/2005, pag.1-13 Giuseppe Zaccaria, 17 giugno 2005
Le ”scostumate” di Teheran. La Stampa 17/06/2005. In qualsiasi centro commerciale del mondo due ragazze che con l’aria di voler salire più in fretta si arrampicassero sulla scala mobile fino al tuo gradino per poi restare lì a stretto contatto corporeo ridendo e chiedendo come ti chiami, farebbero pensare a una coppia di borseggiatrici o peggio
Le ”scostumate” di Teheran. La Stampa 17/06/2005. In qualsiasi centro commerciale del mondo due ragazze che con l’aria di voler salire più in fretta si arrampicassero sulla scala mobile fino al tuo gradino per poi restare lì a stretto contatto corporeo ridendo e chiedendo come ti chiami, farebbero pensare a una coppia di borseggiatrici o peggio. Qui nella repubblica islamica iraniana sono soltanto studentesse che vogliono fare amicizia con l’occidentale, più precisamente delle "badhejabha", malvelate. Per Leila e Firouzeh il velo in effetti è poco più di una bandana che copre metà della nuca, i jeans sono alla moda e i sandali sul genere Gucci ma fino a qualche tempo fa nella percezione generale ciascuna di loro era "badhejab", malvelata, anche nel senso di sciatta, scostumata come del resto quasi tutte le ragazze di Teheran Nord, zona altoborghese. Adesso in luoghi come questo, il megastore "Eskan", al bar "Gandhi" o in cento altri posti di ritrovo la parola si è spogliata di ogni senso negativo colorandosi invece di un vago apprezzamento. Dinanzi a un pasto vagamente messicano le ragazze si raccontano con grande tranquillità: ventidue e ventitré anni, entrambe laureate, famiglie benestanti, boy-friends più o meno volatili, scarsissimo interesse per la politica. Il velo? "Qui nella mia zona non lo porta più nessuno - dice Leila -, certo se devo andare nella parte Sud oppure in un ufficio pubblico lo indosso, ma per me ormai è un accessorio, una divisa, un orpello cerimoniale". Il costume viaggia più veloce delle leggi. Firouzeh vuole andare a stare col suo ragazzo: "I miei - dice - stanno tentando di comprarmi casa con un mutuo". Un mutuo? Ma le leggi islamiche dello Stato non vietano ogni forma di interesse? Certo, però bisogna aiutare le giovani coppie e così cinque banche private ed una pubblica da anni rilasciano prestiti sostanziosi a tassi dell’undici o dodici per cento. L’economia pesa più della teocrazia. Il mondo dei giovani di Teheran è infinitamente più avanti del Paese legale, la loro vita si svolge non a dispetto delle istituzioni islamiche ma parallelamente a un mondo che sopravvive grazie a polverosi "guardiani" e a simulacri formali ormai vuoti di contenuto. Se questo è il cinquanta per cento degli elettori sarebbe interessante sapere a chi andrà il loro voto. Leila dice Rafsanjani, Firouzeh non andrà a votare e tiene a precisare: "Non mi schiero con l’astensione, è che proprio non me ne frega niente". Giuseppe Zaccaria