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 2005  giugno 17 Venerdì calendario

I referendum europei e il cattivo uso di un buon strumento. Corriere della Sera 17/06/2005. Saprebbe lei spiegarmi perché mai sia i governanti francesi che quelli olandesi siano stati presi da mentalità masochistica e abbiano voluto fare due referendum non necessari, ben sapendo che ai votanti non interessava affatto la Costituzione europea, ma volevano con la loro scelta esprimere il loro " no " alla politica interna attuale dei loro rispettivi governi? possibile che un uomo navigato come Chirac, il quale anni fa aveva sciolto il Parlamento e indetto elezioni politiche che si sarebbero poi rivelate un " harakiri " politico e l’avrebbero obbligato a una antipatica coabitazione con Jospin, sia caduto nello stesso errore? Vanitas vanitatum? Folie de grandeur? Alessandro Dell’Oro Como Caro Dell’Oro, non è la prima volta, come lei ricorda, che Jacques Chirac sbaglia i suoi calcoli e prende sbadatamente iniziative che gli sfuggono di mano

I referendum europei e il cattivo uso di un buon strumento. Corriere della Sera 17/06/2005. Saprebbe lei spiegarmi perché mai sia i governanti francesi che quelli olandesi siano stati presi da mentalità masochistica e abbiano voluto fare due referendum non necessari, ben sapendo che ai votanti non interessava affatto la Costituzione europea, ma volevano con la loro scelta esprimere il loro " no " alla politica interna attuale dei loro rispettivi governi? possibile che un uomo navigato come Chirac, il quale anni fa aveva sciolto il Parlamento e indetto elezioni politiche che si sarebbero poi rivelate un " harakiri " politico e l’avrebbero obbligato a una antipatica coabitazione con Jospin, sia caduto nello stesso errore? Vanitas vanitatum? Folie de grandeur? Alessandro Dell’Oro Como Caro Dell’Oro, non è la prima volta, come lei ricorda, che Jacques Chirac sbaglia i suoi calcoli e prende sbadatamente iniziative che gli sfuggono di mano. Quando vinse le elezioni presidenziali nel 1995 volle dimostrare che la sua politica per la ex Jugoslavia sarebbe stata più efficace di quella del suo predecessore, e finì per attribuire agli Stati Uniti il ruolo decisivo che essi ebbero poi nella guerra di Bosnia e in quella del Kosovo. Ma è un uomo politico fortunato che finisce quasi sempre per cadere in piedi. Ne avemmo una nuova dimostrazione nelle presidenziali del 2002 quando lo scacco del candidato socialista Jospin e il successo del leader nazionalista Le Pen al primo turno dirottarono su di lui tutti i voti della Francia democratica e moderata. Nel caso del referendum sulla Costituzione europea, tuttavia, esistono altre considerazioni di cui occorre tener conto. Il referendum appartiene alla liturgia civi le della V Repubblica. Quando tornò al potere, nel 1958, il generale de Gaulle volle un sistema politico semipresidenziale in cui il capo dello Stato avrebbe avuto un rapporto diretto con la nazione e si sarebbe appellato al popolo periodicamente per verificare la propria autorità. Il primo referendum fu quello del settembre 1958, quando il generale sottopose al Paese il testo della nuova Costituzione. Il secondo fu quello del gennaio 1961 con cui chiese ai francesi di approvare il principio dell’autodeterminazione algerina. Il terzo, nell’aprile del 1962, servì ad approvare gli accordi di Evian per l’indipendenza dell’Algeria. Il quarto, nell’ottobre dello stesso anno, approvò l’elezione popolare del capo dello Stato. I suoi critici sostennero che questi referendum erano in realtà plebisciti cesarei, nello stile di quelli con cui Luigi Napoleone aveva creato il Secondo Impero. Ma nell’aprile del 1969, quando la Francia disse no al suo progetto per la riforma del Senato e la regionalizzazione dello Stato, de Gaulle rassegnò immediatamente le sue dimissioni. E dimostrò in tal modo che il referendum era un grande strumento democratico. I suoi successori ne hanno fatto un uso più parsimonioso, ma se ne sono serviti per le grandi questioni europee. Nel marzo del 1972 Georges Pompidou interpellò il Paese sull’adesione della Gran Bretagna e di altri candidati. Nel settembre del 1992 François Mitterrand volle che la Francia approvasse il trattato di Maastricht. Chirac ha sbagliato, ma è rimasto fedele allo spirito della V Repubblica. Nel caso dell’Olanda ( un Paese dove il referendum, sinora, non era mai stato utilizzato), la spiega zione è più semplice. Dopo i numerosi dibattiti degli anni Novanta sul preteso " deficit democratico " dell’Unione europea, il governo credette utile dare retta a queste critiche e annunciò che la Costituzione sarebbe stata sottoposta al giudizio del popolo. Peccato che lo stesso governo non avesse fatto molto, nella fase precedente, per spiegare ai suoi cittadini la straordinaria utilità e la storica importanza dell’integrazione europea. Ma il problema non è esclusivamente olandese. Quasi tutti i governi hanno dato prova, nelle questioni europee, di una singolare schizofrenia. Quando sono a Bruxelles obbediscono alla logica dell’Unione e lavorano, più o meno correttamente, a promuoverne lo sviluppo. Quando tornano a casa attribuiscono all’Europa la responsabilità delle difficoltà che affliggono il Paese. Ma per rendersi conto di questa schizofrenia, caro Dell’Oro, non è necessario che lei vada in Francia o in Olanda. sufficiente che lei rimanga in Italia. Sergio Romano