varie, 23 giugno 2005
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Riquelme Juan
• Roman San Fernando (Argentina) 24 giugno 1978. Calciatore. Del Boca Juniors, squadra con cui ha vinto tre coppe Libertadores (2000, 2001, 2007) e una Intercontinentale (2000). Ha giocato anche con Argentinos Jrs, Barcellona, Villareal. Con la nazionale ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi 2008, secondo nella Coppa America 2007. 14° nella classifica del Pallone d’Oro 2005 e 2007, nomination anche nel 2006. Pallone d’Oro sudamericano nel 2001, 2° nel 2000 e 2008, 3° nel 1999 • «[...] La successione dei titoli è la chiave per leggere l’atteggiamento di questo prodigio delle giovanili, diventato problematico da adulto. 1997: campione sudamericano e mondiale Under 20. 1998: scudetto argentino ( Apertura) con il Boca. 1999: altro titolo nazionale (Clausura). 2000: Apertura, coppa Libertadores, Intercontinentale. 2001: Libertadores. Spazio, pausa, vuoto. 2004: vincitore dell’Intertoto, con il Villarreal. In Argentina ogni giorno nasce un nuovo Diego. un magnifico problema, significa che la produzionedi talenti è persistente. Però Maradona era unico, non si può cercarne un clone a ogni tunnel. Soltanto in questa generazione, tante copie bruciate: Gallardo, Ortega, Biagini, D’Alessandro. Aimar sopravvive, Riquelme è tornato, grazie al c. t. che lo aveva coccolato nella Under 20, quando ai Mondiali andava. La più deliziosa esibizione riquelmiana conla Seleccion, l’8 giugno 2005 con il Brasile (3-1), è stata descritta così dal maggior quotidiano di Buenos Aires: ”Giocò alla Maradona, segnò un gol maradoniano, uscì con un’ovazione che soltanto il Pibe aveva ricevuto”. Lui ha sussurrato di smetterla: ”Diego è sempre gentile con me, mi fa tanti complimenti. Ma è il primo a dire che il suo successore non ci sarà mai”. Per evitare altri fastidi, porta il numero otto (il dieci è per Aimar). Un commentatore ha puntualizzato: ”Riquelme ha l’otto ma gioca da dieci”. La storia non finiràmai. Juanrrrrroman, come urlano nei microfoni quando segna, non può essere Maradona già fisicamente, perché è 182 centimetri e ha un modo differente di tenere il pallone, oltre al piede naturale che è il destro. Si muove anche più lontano dalla porta, ha il gusto di organizzare l’attacco, non di concluderlo. [...] ” il punto d’appoggio di un meccanismo perfetto, ha una classe straordinaria”, ha detto un collega, Michael Ballack. Eppure questa perfezione è sempre stata intermittente. Daniel Passerella lo fece debuttare con la Seleccion nel novembre ”97, contro la Colombia, poi lo scordò. Il successore Marcelo Bielsa lo mortificò spesso. ”Ho bisogno di sentire la fiducia, mi sento bene se un allenatore crede in me”, ha spiegato l’indiziato. Come Carlos Bianchi al Boca [...]. Riquelmenel 2002 era venuto in Europa, al Barcellona (come Diego), ma aveva trovato Louis Van Gaal. Lo ricevette così: ”Scusi, ma io non la volevo, non l’ho comprata io. Il suo gioco non faper me ”. Al massimo gli trovò una sistemazione da ala sinistra. Gli è venuta la depressione e voglia di scappare. In quegli anni di buco, dal tetto del mondo all’Intertoto, entra Vila real, che ha 46 mila abitanti e uno stadio da 23 mila posti per il club che raddoppia la erre e la elle nella denominazione. Una combriccola di argentini (Sorin, Rodriguez, Figueroa) e un allenatore cileno, Manuel Pellegrini, hanno accarezzato e rallegrato il campione avvilito dal grande Barça. Ma il Villarreal, in Champions anche grazie a 15 gol e 16 assist del suo boss, può essere un estemporaneo miracolo: era questo torneo che doveva certificarne la continuità. Tre volte su quattro Riquelme è stato dinuovo Juanrrrrroman. [...]» (Pierfrancesco Archetti, ”La Gazzetta dello Sport” 29/6/2005) • «[...] con gli anni si è chiuso, evita i titoli a effetto e le richieste che portano quasi sempre in un punto: il raffronto con Maradona [...] C’è stato un buco nella carriera, in coincidenza con il passaggio al Barcellona (2002). Per ripartire si è accontentato del Villarreal, una mossa giusta. Al mensile della Fifa ha detto: ”Ho trovato persone che mi apprezzano. Se hai un posto nel cuore della gente riesci sempre a vincere. Sono felice, sono arrivato al punto più alto della mia carriera. La differenza rispetto a Barcellona è che qui mi hanno dato fiducia e continuità. Tutto è andato come volevo”. A partire dal 3˚ posto nella Liga, dalla qualificazione ai preliminari di Champions e dall’opposizione al ritorno al Barça. [...]» (Pierfrancesco Archetti, ”La Gazzetta dello Sport” 23/6/2005).