23 giugno 2005
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Kilby Jack
• Nato a Jefferson City (Stati Uniti) l’8 novembre 1923, morto a Dallas (Stati Uniti) il 20 giugno 2005. Inventore. Premio Nobel per la Fisica (2000). «[...] l’uomo che con un’invenzione lillipuziana non più grande di mezza graffetta - il ”microchip” - ha cambiato il mondo [...] Cresciuto nel Kansas, affascinato dal padre che gestiva una piccola azienda elettrica, aveva deciso fin dal liceo che sarebbe diventato un ingegnere elettronico, ma all´esame d’ammissione al Mit, il Massachusetts Institute of Technology, la mecca per gli aspiranti ingegneri, era stato bocciato. Sessant’anni dopo, nel 2000, riceveva il premio Nobel per la Fisica. Correva il 1958 quando, inventando il circuito integrato, Kilby pose le basi della cosiddetta ”seconda rivoluzione industriale”. Aveva 34 anni ed era stato appena assunto dalla Texas Instruments di Dallas, che lo aveva incaricato di lavorare al ”problema delle interconnessioni” o ”problema dei circuiti”. Esercito e marina avevano investito milioni di dollari sulla sua soluzione, ma Kilby non lo sapeva. ”Ero la matricola ignorante in quel settore. Non sapevo quello che tutti gli altri ritenevano impossibile, e così non escludevo alcuna possibilità”. Era solo nel laboratorio - la maggior parte dei suoi colleghi era in ferie, a cui Kilby neoassunto non aveva diritto - quando arrivò l’intuizione: eliminare i fili elettrici e incidere tutti gli elementi nel silicio. Il 12 settembre, davanti a tutti i dirigenti, il primo ”microchip” costruito con attrezzature improvvisate e prese a prestito funzionò. Alcuni mesi dopo, Bob Noyce arrivò più o meno alla sua stessa teoria. Sebbene anni di battaglie legali abbiano sempre attribuito a lui i diritti dell’invenzione, Kilby ha sempre riconosciuto il merito di Noyce: ”Non è possibile che una sola persona abbia creato una cosa epocale come il circuito integrato. Molte persone hanno contribuito. Decine, centinaie di persone contribuiscono ancora”. Modestia e inventiva, queste le sue peculiarità. Kilby non ha mai cercato fama o ricchezza, ma solo nuove soluzioni a problemi: all’epoca del Nobel poteva contare a suo nome oltre 60 brevetti. ”Ci sono state solo poche persone il cui lavoro ha veramente cambiato il mondo e il nostro modo di vivere: Henry Ford, Thomas Edison, i fratelli Wright e Jack Kilby”, ha commentato Tom Engibous, presidente della Texas Instruments. [...]» (Rosalba Castelletti, ”la Repubblica” 23/6/2005). «’Ciò che muove un ingegnere è la volontà di risolvere problemi, di far funzionare qualcosa e questo è ciò che ho sempre voluto fare, risolvere problemi tecnici perché trovare soluzioni dà grandi soddisfazioni”. Così Jack St. Clair Kilby descriveva se stesso e le motivazioni che lo avevano portato nel 1958 ad inventare il microchip aprendo le porte all’era dell’elettronica arrivata nelle nostre case sotto forma di tv digitali, Ipod, cellulari e computer wireless. [...] Texas Instruments fu l’unica azienda a consentirgli di lavorare sulla miniaturizzazione delle componenti elettroniche. L’idea di creare circuiti integrati sempre più piccoli era frutto di un’educazione iniziata nelle aule di ingegneria elettronica dell’Università dell’Illinois, segnata dalla scoperta del transistor nel 1947 nei laboratori Bell e continuata a Milwaukee, Wisconsin, dove la sera studiave nell’ateneo mentre la mattina lavorava in una fabbrica di televisioni e radio. [...] quando ricevette il premio Nobel per la fisica nel 2000 si disse orgoglioso di ”essere cresciuto fra i laboriosi discendenti dei coloni del West che si insediarono nelle Grandi Pianure” a cominciare dal padre radioamatore ed elettricista che ”faceva sempre di tutto per aiutare gli altri nelle zone rurali del Kansas occidentale”. La frontiera che Kilby vedeva di fronte a sè era disegnata da quei massicci e fragili tubi di vetro vuoti contenenti fili e componenti elettriche che si trovavano un po’ ovunque - dalle aule di scuola alle fabbriche - e la sfida di lasciarseli alle spalle una volta per tutte fu vinta allorché, nel primo anno di lavoro alla Texas Instruments, riuscì a costruire - con materiale preso in prestito - il primo circuito integrato dentro un singolo pezzo di materiale semiconduttore grande la metà di una graffa per documenti. Quattro anni dopo, nel 1962, l’azienda di Dallas vinceva la prima grande commessa di circuiti integrati - destinati al missile nucleare Minuteman - mentre Kilby continuava a sommare invenzioni accumulando oltre sessanta brevetti e creando fra l’altro il calcolatore portatile. ”Quest’uomo ha gettato le fondamenta della moderna tecnologia dell’informazione” recitava l’attestato del Nobel ed in effetti dai forni a microonde fino a robot che passeggiano su Marte nulla sarebbe stato possibile senza il primo microchip. Nel giorno della scomparsa sono state le voci dell’’Information Technology” a rendergli omaggio. ”Era creativo, inventivo e modesto, sempre un passo avanti rispetto a ciò che stavamo cercando” ha detto Gordon Moore, cofondatore con Robert Noyce della Intel Corp. [...] Il governo americano gli rese omaggio nel 1970, quando alla Casa Bianca c’era Richard Nixon, conferendogli la ”National Medal of Science” e nel 1982, con Ronald Reagan presidente, assegnandogli un posto d’onore nella ”Hall of Fame” degli inventori più importanti della storia americana. Fama e guadagni non lo hanno mai allontanato tuttavia dal basso profilo che lo distingueva. Spesso ripeteva di essere stato sorpreso da ciò che era seguito alla scoperta del microchip e negli ultimi anni continuò a lavorare come consulente dell’azienda texana con scrupolo e costanza, come faceva dal 1958, credendo nel fatto che ”lavorando su progetti interessanti le invenzioni sono una conseguenza naturale”» (Maurizio Molinari, ”La Stampa” 23/6/2005).