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 2005  giugno 22 Mercoledì calendario

Meggiorin Claudio, 23 anni, di Besano, comune di poche migliaia di abitanti, in provincia di Varese, proprio al confine con la Svizzera, da due mesi gestiva il bar di famiglia, ”Lory”

Meggiorin Claudio, 23 anni, di Besano, comune di poche migliaia di abitanti, in provincia di Varese, proprio al confine con la Svizzera, da due mesi gestiva il bar di famiglia, ”Lory”. Amici e parenti leghisti, il padre diventato consigliere comunale, Claudio più che la politica amava il Varese calcio. Un metro e novanta, capelli rasati, un po’ di pancia in una montagna di muscoli, era un irriducibile ultra, di un gruppo ”Blood and Honour” fra i più cattivi e rissosi. Nel ’98 fu diffidato dall’andare allo stadio dopo una megarissa alla fine di Varese-Como, ma da un paio di anni Claudio aveva messo la testa a posto, conviveva con la sua Ilaria, era ”generoso e sorrideva a tutti”. Sabato sera, lavorava al bancone, sente urla e schiamazzi, esce e vede un gruppo di metallari e naziskin litigare con due ragazzi albanesi, Fatjon C:, detto Fabio, 17 anni, e Vladimir Mnela, 21 anni, un parente, ospite da qualche giorno della famiglia, immigrati regolari, padre netturbino, madre casalinga. Ai due ragazzi era stato concesso di prendere la Toyota Corolla per l’uscita del sabato, al volante il minorenne che, per farsi vedere, parte sgommando dal garage di fronte al bar Lory e continua a girare ma, essendoci la festa dell’oratorio, disturba. Glielo fanno notare urlando ”smettetela albanesi di merda”. Fabio frena, i due, infuriati, scendono. Spintoni, grida, insulti, dal bar esce Claudio, cerca di mettere pace, ma Vladimir tira fuori un coltello a lama ricurva, che teneva fra il giubbotto marrone e la t-shirt bianca, e gli sferra due fendenti al torace. Claudio ha il tempo di gridare ”figlio di puttana, m’ha colpito”, poi diventa bianco e muore davanti agli amici e alla compagna. Il giorno dopo 200 teste rasate di ”Blood and Honuor” per strada al grido di ”albanesi tutti appesi”, ”Impiccateli”, ”Datecelo a noi” e leghisti arrabbiati, fra cui il ministro Maroni che promette ”tolleranza zero” contro i clandestini.