Il Sole 24 Ore 21/06/2005, pag.39 Morya Longo, 21 giugno 2005
Decolla un quasi-bond millenario. Il Sole 24 Ore 21 giugno 2005. Milano. Quando giungerà a scadenza forse il mondo sarà popolato da astronavi
Decolla un quasi-bond millenario. Il Sole 24 Ore 21 giugno 2005. Milano. Quando giungerà a scadenza forse il mondo sarà popolato da astronavi. Forse l’umanità vivrà su un altro pianeta. Di sicuro, quando il "bond" che la società petrolifera danese Dansk Oile sta per lanciare arriverà alla data di rimborso, nessuno degli attuali compratori sarà in vita. La scadenza è infatti tra mille anni: 3005, anche se è prevista un’opzione call tra 10 anni ed è probabile che verrà esercitata. In realtà l’emissione in arrivo da Danske Oil non è un bond nel senso tradizionale: si tratta di un titolo cosiddetto "ibrido", cioè a metà strada tra le azioni e le obbligazioni. Strumento che è abbastanza raro tra le società industriali, ma non inedito. Basti pensare che settimana scorsa si sono fatte avanti con emissioni simili anche l’utility svedese Vattenfall e la società di zucchero tedesca Sudzücker . Le emissioni di strumenti "ibridi", sebbene non inedite, sono comunque rare in Europa. Le utilizzano molto le banche, ma le società industriali molto meno. La prima fu l’americana Texaco, nel 1993, e da allora nel Vecchio continente si sono viste solo tre emissioni. Improvvisamente, però, è iniziato un certo fermento: tanto che nel giro di pochi giorni tre società sono scese in pista: Dansk Oile, che lancerà probabilmente oggi un titolo da 1 miliardo di euro con l’aiuto di Bnp Paribas, Deutsche Bank, Morgan Stanley e Nordea. Sudzucker, che con la consulenza di Deutsche Bank ha realizzato un’operazione da 500 milioni di euro. E Vattenfall, assistita da Citigroup, per un miliardo. Tutte le emissioni sono lunghissime (una scade nel 3005 e le altre sono perpetue), ma tutte hanno prevedono la facoltà di rimborso anticipato tra 10 anni. E, secondo gli addetti ai lavori, altre emissioni potrebbero arrivare presto. Il motivo per cui le società emettono questi strumenti "ibridi" è sempre lo stesso: migliorare la loro struttura patrimoniale. Dato che questi titoli hanno caratteristiche simili a quelle delle azioni ma anche a quelle delle obbligazioni, vengono considerate dalle agenzie di rating un po’ equity e un po’ debito. La loro emissione, dunque, equivale a una "mezza" ricapitalizzazione e a un "mezzo" ricorso al debito. Talvolta con percentuali ancora più favorevoli: "Nel caso di Vattenfall - spiega per esempio Peter Charles, capo dell’european corporate syndicate di Citigroup - il 75% dell’emissione è stato considerato da Moody’s come equity, mentre il 25% come debito". Se questi strumenti da un lato permettono un certo rafforzamento patrimoniale delle società, dall’altro evitano la diluizione degli azionisti di maggioranza come nel caso dell’aumento di capitale. Non solo: per l’emittente ci sono anche altri vantaggi. Per esempio questo: il pagamento delle cedole, a differenza di quello dei dividenti, è deducibile dalle tasse. E la domanda - assicurano le banche che hanno curato queste tre emissioni - è buona. Da tutti i tipi di investitori istituzionali: fondi, assicurazioni e così via. Resta solo un dubbio: se queste emissioni offrono tutti questi vantaggi, perché mai negli ultimi anni ce ne sono state solo tre? Il motivo - spiegano gli addetti ai lavori - è che fino a poco tempo fa non era chiaro il trattamento di questi strumenti "ibridi" da parte delle agenzie di rating. Negli ultimi mesi, invece, è arrivata maggiore chiarezza. Dunque sono iniziate a "fioccare" le emissioni. Che colpiscono per la loro scadenza extra-lunga (mille anni o l’eternità), che fa "impallidire" le emissioni cinquantennali degli ultimi tempi: proprio ieri la Francia ha annunciato che incrementerà l’importo del suo titolo di Stato cinquantennale. Ma è inutile dirlo: si tratta di uno strumento completamente diverso. Morya Longo