Panorama 23/06/2005, Giacomo Amadori, 23 giugno 2005
Tutti i segreti di un manager in Corriere. Panorama 23 giugno 2005. A Zagarolo, paesone alle porte di Roma, Franco Franchi aveva ballato il suo Ultimo tango
Tutti i segreti di un manager in Corriere. Panorama 23 giugno 2005. A Zagarolo, paesone alle porte di Roma, Franco Franchi aveva ballato il suo Ultimo tango. Emmanuel Milingo, prete esorcista, era venuto qui a espiare la fuitina amorosa con Maria Sung. Ma oggi, tra queste case, è un altro il nome sulla bocca di tutti: Stefano Ricucci. A San Cesareo, ex frazione di Zagarolo (Roma), paese natale del finanziere più chiacchierato del momento, i giornali che parlano di lui vanno esauriti in poche ore. Così una visita a Zagarolo e San Cesareo è istruttiva. Illumina gli esordi del quarantenne emergente della finanza italiana, gli interessi e le strategie iniziali. Che, in piccolo, erano gli stessi di oggi. A partire dalla passione per le scalate societarie, le banche e il pallone. Ricucci a Zagarolo è ricordato per due cose: la coppia di palazzoni color pastello che ha fatto costruire a valle e ha pomposamente battezzato "Nuova Gabio" e per i suoi trascorsi da dirigente calcistico. Sorpresa: il sor Stefano ("Romanista doc" giurano tutti in paese) prima di diventare azionista della Lazio aveva già tentato la fortuna pallonara, Alla fine degli anni 80 lui, odontotecnico e immobiliarista in carriera, aveva fiutato l’importanza della vetrina calcistica. Per questo divenne dirigente-sponsor-presidente dell’Unione sportiva Zagarolo. Giuseppe Fontana, geometra comunale, ricorda ancora le cene sociali al ristorante Giardino: "Eravamo amici. L’ho sentito sino all’anno scorso. Ora deve aver cambiato cellulare". Un sodalizio, quello tra Ricucci e lo Zagarolo, concluso nel 2004, con l’ingresso del finanziere nella Lazio e la sponsorizzazione, in serie B, del Como di Enrico Preziosi, re dei giocattoli, a cui lo unisce la passione per gli affari e per Porto Cervo. Ma il primo amore del giovane Ricucci, a metà degli anni Settanta, furono ponti e otturazioni. In piena contestazione studentesca Matteo Ricucci, padre di Stefano, autista di pullman e militante democristiano, sceglie per il figlio apparentemente meno dotato (la sorella di Stefano, Susanna, era iscritta al classico) un mestiere sicuro: odontotecnico. Ma non è facile essere ammessi alla scuola George Eastman di Roma, "Papà Matteo, mio compaesano, venne a chiedermi di presentare l’iscrizione" ricorda l’ex tesoriere della scuola Domenico Cuiuli, un omino con baffetti che tradiscono le origini calabresi. Cuiuli accettò e Stefano fu tra i prescelti. Terminati gli studi Ricucci inizia a lavorare in un laboratorio di Zagarolo insieme con un coetaneo: Giuseppe Parrone. I due sono inseparabili. Ufficialmente sono odontotecnici, ma fanno anche interventi da dentisti. Dà loro una mano il fratello di Giuseppe, Giovanni, medico. I Parrone hanno uno studio a Roma e un altro a Ragusa, aperto su richiesta di alcuni amici siciliani. Tra Zagarolo e l’isola è un viavai di clienti su macchinone importanti e pure Ricucci, qualche volta, attraversa lo Stretto per dare una mano. Un periodo "pionieristico" in cui i due giovani mostrano di non dormire: "Erano anni duri per gli abusivi" sottolinea con Panorama Giovanni Parrone. Altri ricordi? "Pochi. Era amico di mio fratello, per me un operaio come gli altri". Ma alla fine del 1983 succede una tragedia: Parrone viene ucciso dalla moglie e dal suo amante, un operaio che si suiciderà in carcere. Stefano non si deprime. Inaugura uno studio nella vicina Carchitti e un altro nel centro commerciale di San Cesareo. Ricucci assume nel suo ambulatorio odontoiatri come dipendenti e continua a fare il dentista senza licenza. Guadagnandosi due denunce: per truffa ed esercizio abusivo della professione. "Un giorno chiesi che la mia fattura venisse firmata da un vero medico, per motivi físcali " ricorda Mario Pera, ex paziente, "e lui andò su tutte le furie: "Ma come ti permetti?" mi domandò". In quegli anni, con Ricucci lavora pure Vittorio Miglio, baffi e capelli fluenti da playboy, che nella seconda metà degli anni 80 inciampa in qualche guaio giudiziario per una presunta storia di droga. Oggi lavora ancora nello studio che l’amico finanziere gli ha ceduto pochi anni fa. "Un’intervista su Ricucci? Mi ha telefonato per dirmi di non parlare con i giornalisti. Magari lo farò ugualmente, assistito dal mio legale. Posso solo dire che Stefano era il mio cucciolo". In piazza lo ricordano tutti il Ricucci dentista, in particolare un vecchio zio, Genesio Ferracci, ex partigiano: "Non so come sia diventato milionario, certo quando mi ha rifatto la dentiera ha preteso subito di essere pagato, anche se gli avevo chiesto di attendere l’arrivo della pensione". Ecco, forse, il segreto di Ricucci: l’attenzione al centesimo, nonostante un patrimonio dichiarato di oltre 1 miliardo di euro. Come dimostra la vicenda di Antonio Ponzo, fabbro di San Cesareo, che ha da poco perso la moglie, gravemente malata, e la casa, pignorata da un banca. Gli resta un terreno con capannone su cui gravava un’ipoteca giudiziale della Magiste spa di Ricucci. Che l’ha mandato all’asta. "Non mi hanno concesso di rientrare dal debito di circa 20 mila euro" accusa. Forse perché quel terreno adesso vale dieci volte di più del debito iniziale. In paese non si sorprendono più per le imprese del concittadino, sebbene da ragazzo fosse soprannominato un po’ malignamente l’"Acciacca ... " per quel suo modo di camminare svagato e sognante. Una specie di Forrest Gump: la leggenda tramanda che in vista del suo matrimonio gli assegni in banca li compilasse il padre. Vero o no, Ricucci non ha impiegato molto per imparare a destreggiarsi tra conti e carte bollate. Uno dei sindaci della vecchia Cassa rurale ricorda ancora quando il giovane Stefano si presentò allo sportello per ritirare 100 milioni di lire, i risparmi di una vita del padre: voleva investirli nel settore immobiliare. Da costruttore il suo capolavoro resta il residence Le palme in via della Resistenza, un angolo di Miami sui colli laziali. Kitsch? Forse, ma le nuove palazzine avevano qualche difetto strutturale e per questo Ricucci si rivalse sull’impresa che le aveva costruite. Nonostante i contrattempi le sue quotazioni in paese salivano, tanto da fargli meritare la mano di una ragazza di buona famiglia: Linda Maria Imperatori, cugina di Gianfranco Imperatori, ex vicepresidente del Banco di Sicilia, ex presidente del Mediocredito e attuale segretario generale dell’associazione Civita. Un matrimonio finito senza stracci volanti: quello che resta sono il vitalizio garantito da Ricucci alla signora e i modelli Unico depositati presso gli uffici delle imposte. Nel 1996 Stefano, nullatenente, dichiara 7.600 euro. Nel 1999 e nel 2000 la coppia presenta un modello da circa 100 mila euro. Nel 2001 dichiarano quasi il doppio. In più Stefano, da solo, compila un 730 da 300 mila euro. La scalata era iniziata negli anni 90: a quell’epoca Ricucci non riesce a entrare come consigliere in una banca locale, ma "conquista" la Cosport, il salotto buono dell’imprenditoria cittadina, una società dalle molteplici ragioni sociali. Per riuscirci acquista la quota di Gaetano Sabelli, attuale sindaco Udc di San Cesareo. Diventa amministratore: procura clienti, trova terreni. Ma la società non decolla: prima di chiudere, annovera tra le sue opere solo la filiale di una banca, tuttora senza muri divisori. "Tutta colpa di Ricucci" accusano oggi alcuni soci. Perché? Quando il consiglio lo sfiducia, il sor Stefano dichiara guerra ai vecchi sodali: "Ha chiesto la restituzione di un prestito e ha fatto partire il primo decreto ingiuntivo contro la Cosport" racconta Natale Schina, vetraio, uno dei quattro soci che sta ancora pagando le fìdeiussioni di quell’impresa. Il liquidatore della società? Carla Federici, un’elegante dama dai capelli a caschetto, con villa nella vicina Colonna, personaggio chiave nelle vicende di Ricucci: tra le sue cariche quella di presidente del collegio sindacale di numerose società del gruppo Magiste, lo stesso che ha mandato a carte per aria proprio la Cosport. Una lady Contabile che, probabilmente, conosce molti dei segreti di Ricucci. Giacomo Amadori