Varie, 22 giugno 2005
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Graham Billy
• Charlotte (Stati Uniti) 7 novembre 1918. Predicatore • «[...] il pastore evangelico più popolare d’America. Per quasi 60 anni la voce baritonale del predicatore ha raggiunto fedeli in ogni parte del mondo: 210 milioni di fedeli lo hanno ascoltato negli incontri di cui è stato protagonista in 185 Paesi. A Larry King che, intervistandolo per la ventiquattresima volta sulla Cnn [...] gli chiedeva se ha qualche rimpianto, Graham ha risposto, forse con una punta di civetteria: “Non sono mai riuscito a predicare in Mongolia. In compenso sono stato tre volte in Cina, e tre volte anche in Corea del Nord”. [...] L’uomo che il grande critico letterario Harold Bloom ha definito il Papa dell’America protestante, è stato anche un protagonista — più o meno involontario — della politica americana: consigliere spirituale di vari presidenti, da Ronald Reagan a Bush padre (ma non Bill Clinton che gli preferì il reverendo democratico Jesse Jackson), nel 1986 Graham aiutò George Bush, lo scapestrato figlio dell’allora vicepresidente Usa, a tornare sulla “retta via”. Lo ha raccontato più volte lo stesso Bush: in un lungo colloquio avvenuto mentre passeggiavano su una spiaggia del Maine, il predicatore spinse l’attuale presidente, allora quarantenne, ad abbandonare la sua vita di alcolizzato e a “tornare tra le braccia di Dio”. Pochi giorni dopo Bush cambiò frequentazioni e abitudini, smise di bere, diventò un fervente religioso e aderì al movimento dei Cristiani Rinati. Billy Graham, che ha sempre sostenuto la sua estraneità alla politica, per lui fece un’eccezione appoggiandolo apertamente alla vigilia delle elezioni presidenziali del 2000. Del resto il variegato mosaico dei movimenti evangelici ha come cifra comune un tradizionalismo e un conservatorismo che determinano un’oggettiva vicinanza alla destra repubblicana. [...] fu [...] New York a “consacrare” [...] Billy Graham: il giovane predicatore arrivò nella città degli affari, cinica e distratta, nel 1957. Doveva tenere pochi incontri di preghiera al Madison Square Garden, mail successo fu tale che tornò tutte le sere per ben 16 settimane a predicare sotto la cupola del tempio mondiale del pugilato. [...] Per lui solo un momento difficile quando, nel 2002, vennero pubblicate alcune vecchie registrazioni nelle quali [...] mostrava di apprezzare un discorso antisemita di Richard Nixon: si scusò immediatamente con gli ebrei che lo consideravano un loro buon amico. [...] come spiegò qualche anno fa Harold Bloom — di certo non un suo seguace — Graham è “un’icona essenziale di un Paese per il quale la religione non è l’oppioma la poesia dei popoli”. In qualche modo questo predicatore ha interpretato l’universalismo religioso di un’America che vuole spaziare liberamente dallo spiritualismo al pragmatismo e che quindi non ama i recinti delle chiese tradizionali» (Massimo Gaggi, “Corriere della Sera” 22/6/2005).