Varie, 22 giugno 2005
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Killen EdgarRay
• Philadelphia (Stati Uniti) 17 gennaio 1925. Predicatore. Responsabile del delitto di tre attivisti civili (un nero e due ebrei) avvenuto il 21 giugno 1964 (storia raccontata nel film Mississipi Burning), fu condannato il 21 giugno 2005 ma solo per manslaughter, omicidio involontario • «[...] Era il primo giorno d’estate del 1964, e il vento della freedom summer, l’estate della libertà, dal nord stava soffiando verso gli Stati del sud, roccaforti razziste che la sanguinosa guerra civile - combattuta cento anni prima per eliminare la schiavitù - non aveva scalfito ma che adesso, per la prima volta, vedeva messi in discussione gli odiosi privilegi dei bianchi. Due giovani ebrei newyorchesi, Michael Schwerner (24 anni) e Andy Goodman (20 anni) avevano seguito quel vento, raggiungendo un loro amico nero, James Chaney (21 anni), anche lui militante nel movimento dei diritti civili, laggiù in quel sud così diverso, lontano anni luce dalla liberal New York. Il 21 giugno i tre ragazzi si stavano recando in auto in una cittadina dove la sera prima una chiesa era stata incendiata dal Ku Klux Klan, quando una macchina della polizia di Philadelphia li blocca. Con la accusa (falsa) di eccesso di velocità i tre vengono arrestati. Restano in una cella della stazione di polizia per molte ore e solo a notte fonda vengono rilasciati. Saranno seguiti, e tenteranno di scappare, da due automobili cariche di uomini: infuriati contro chi è venuto a “gettare fango sul Mississippi” e assetati di sangue, uomini del Klan e poliziotti razzisti - lo erano quasi tutti all’epoca alla stazione di Philadelphia - li raggiungono e li costringono a fermarsi. Picchiati a sangue, crivellati di pallottole, i loro corpi saranno trovati solo 44 giorni più tardi grazie a una massiccia ricerca organizzata dall’Fbi. Per l’America, che sotto la presidenza di Lyndon B. Johnson stava cercando di chiudere i conti ancora aperti con il razzismo, fu l’ennesimo shock di quegli anni turbolenti, quando il Vietnam era ancora una faccenda per pochi, agli omicidi di Luther King e Robert Kennedy mancavano quattro anni ma negli Stati del sud la legge non era affatto uguale per tutti. Il triplice assassinio avvenuto in una cittadina con lo stesso nome di quella, più famosa e più a nord, dove era nata la Costituzione americana, scosse la coscienza dell’America ma non quella del Mississippi: per gli abitanti di quella terra era come se i tre se la fossero cercata e meritata; Philadelphia mal sopportò la calata degli agenti federali, la pubblicità negativa di giornali e televisioni, e si strinse attorno agli accusati in un’omertà che coinvolse un po’ tutti: politici, poliziotti, semplici cittadini. I pochi imputati portati in aula all’epoca furono processati solo per violazione dei diritti civili, e quasi tutti se la cavarono con pene lievi o con l’assoluzione. Tra loro c´era anche Edgar Ray Killen, il predicatore che odiava i neri solo per il colore della pelle. [...]» (Alberto Flores D’Arcais, “la Repubblica” 22/6/2005) • «[...] era ufficialmente un falegname in una segheria e un focoso predicatore alla domenica, dai pulpiti delle chiese bianche. Segretamente, ma non tanto, era anche il wizard, il maghetto, il capo del KKK locale. Lo sbarco di quei tre yankees, di quei nuovi invasori nordisti tra cui un nigger e un jew, un negraccio e un giudeo, scatenò la controffensiva. Killen organizzò riunioni all’aperto, nella notte, di incappucciati, per preparare “la eliminazione” della “capra di Satana”, come aveva soprannominato Schwerner l’ebreo, per il suo pizzetto nero [...]. La notte del delitto, sempre Killen, il “maghetto”, guidò la propria auto e poi organizzò un corteo di altri “cavalieri” che aveva raccolto, sulla strada del paesino di Meridien, per intercettare la famigliare rabberciata sulla quale “la capra di Satana” e i suoi amici si muovevano. Fu lui, sempre secondo i testimoni di allora e di oggi, a portare guanti di gomma, da cucina, e distribuirli a coloro che avrebbero dovuto sbarazzarsi dei cadaveri, dopo avere convocato un amico con il bulldozer per seppellirli sotto una diga di terriccio, e a ordinare l’esecuzione, lungo la strada di campagna. Non ci fu nulla di casuale, di accidentale, di preterintenzionale, nel massacro dei tre “nordisti”. Tutto fu premeditato, organizzato nei dettagli, nascosto agli inquirenti dietro l’omertà del paese anche di fronte all’arrivo degli investigatori dell’Fbi spediti da Washington per ordine del presidente Johnson. La sola imputazione che gli investigatori e poi i prosecutor federali arrivati da Washington riuscirono ad appiccicare al predicatore fu quella di “violazione dei diritti civili” di James, Andrew e Michael, il reato che giustificava l’intervento del governo centrale. Ma anche da quello Killen scampò, per la resistenza del 12esimo giurato. [...]» (Vittorio Zucconi, “la Repubblica” 22/6/2005).