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 2005  giugno 21 Martedì calendario

Collins Larry

• Nato a West Hartford (Stati Uniti) il 14 settembre 1929, morto a Fréjus (Francia) il 20 giugno 2005. Scrittore. «[...] Laureato a Yale, fin dal 1954 s’era trasferito in Francia per prestare servizio militare presso lo Shape, il quartier generale delle forze Alleate, che - prefigurando la Nato - si trovava allora alle porte di Parigi. Fu lì che Collins - prima ancora di venir assunto come giornalista per l’agenzia statunitense Upi e di lavorare per il settimanale ”Newsweek” - fece l’incontro determinante per la propria carriera di scrittore. Si trattava di quel Dominique Lapierre con il quale egli si sarebbe durevolmente gemellato in quanto autore di ricostruzioni storiche su eventi del Novecento. I titolo che consacrarono quest’attività sono proverbiali, a partire da Parigi brucia?, dedicato alla fine dell’occupazione della capitale francese, ma dominato dall’ordine proveniente da Hitler di darle fuoco - a Gerusalemme! Gerusalemme!, in cui si ricostruisce la nascita drammatica dello Stato d’Israele. Temi trattati in altrettanti best seller a doppia firma sono l’indipendenza dell’India (Stanotte, la libertà), il mondo delle corride (Alle cinque della sera, apparso come tutti gli altri da Mondadori, che è in realtà un ritratto d’un grande torero El Cordobés). Nel Quinto cavaliere gli autori sperimentano una tecnica più immaginosa, ai confini con il thriller. Un ultimatum domina la trama: se Israele non restituirà ai palestinesi i loro territori, New York sarà vittima di un attacco nucleare. La Casa Bianca ha trentasei ore per riflettere. La ricetta adottata dalla coppia rendeva queste opere di estrema leggibilità, profumate di romanzo. Il tandem Lapierre-Collins aveva comunque acquisito una tale destrezza e agilità nell’uso delle fonti, da attenuare, nel lettore, un’impressione di arbitrio. un requisito da tener presente quando si esamina la fortuna arrisa a quei testi, la cui vendita non di rado raggiungeva, nel mondo, qualche milione di esemplari. Collins e Lapierre hanno abitato per decenni a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, a Ramatuelle, sulla Costa azzurra. Divideva le loro case un campo da tennis costruito con gli introiti di Parigi brucia?, venduto per due milioni di copie e adattato per il cinema. Il più noto dei libri che Collins ha scritto da solo s’intitola D-Day. Tema, lo sbarco in Normandia, detto in codice Operazione Overlord, nella seconda guerra mondiale. Quarant’anni dopo il clamoroso successo di Parigi brucia?, il team s’è ritrovato insieme per un ennesimo successo internazionale. New York brucia? (2004): un thriller dal vero, pubblicato anch’esso in Italia da Mondadori e ispirato all’11 settembre. Siamo in linea con la doppia anima dei due scrittori. Storia e cronaca striate di giallo, con qualche 007 che occhieggia nelle vicinanze. Non per nulla a proposito di Collins si è fatto talvolta il nome di John La Carré. E non a caso, a detta degli autori, questo loro ultimo best seller serve ad ”allertare i servizi segreti d’Europa, ricordando loro che la questione israelo-palestinese è al centro della follia del mondo”» (Nello Ajello, ”la Repubblica” 21/6/2005). «La notizia della morte di Larry Collins, a settantacinque anni a Frejus nel Var dove abitava da tempo, l’ha voluta dare lui, Dominique Lapierre; perché hanno formato una formidabile coppia di costruttori di best seller. Neppure l’inevitabile tarlo della gelosia che spesso corrode anche i doppi letterari più consumati aveva intaccato la saldezza di una straordinaria amicizia. Sembravano, a spulciare le biografie diversissimi: uno, Collins, americano molto Yale, dove aveva iniziato a fare il giornalista nella prestigiosa rivista della università, molto ”Newsweek” nello stile asciutto, aggrappato ai fatti; l’altro Lapierre molto francese, molto tendente al lirico, molto ”Paris Match”. C’era, anche in tempi in cui la cordiale insofferenza franco-americana non era così pulsante come oggi, abbastanza per alimentare una antipatia. Invece a Larry Collins, venuto a Parigi per fare il servizio militare alla Nato, quel giovane collega francese risultò subito un omologo perfetto. Giocavano a tennis insieme, soprattutto si scambiavano le idee e le informazioni sulla politica le congiure i servizi segreti, correvano a perdifiato attraverso intrighi e canovacci che erano già romanzi. All’inizio degli anni sessanta si presentarono all’editore Laffont e gli proposero un libro dal titolo: Parigi brucia? L’editore dopo averlo divorato mandò loro un tacitiano telegramma: formidabile. Due milioni di copie vendute in tutto il mondo. Poi seguirono, sempre a quattro mani altri successi, come Gerusalemme Gerusalemme, Questa notte la libertà, Il quinto cavaliere. Il loro metodo consisteva nel mettere sul piatto comune informazioni e documenti: Lapierre indagava sui servizi segreti francesi e Collins sulla Cia. Nessuno imponeva una disciplina. Poi uno scriveva in francese l’altro in inglese e si traducevano reciprocamente. Una volta che il libro era stato pubblicato Lapierre andava a curare il lancio pubblicitario nel mondo francofono e ispanico, Collins in quello anglosassone. Non era un anonima industria letteraria per produrre denaro, nei libri ognuno metteva sempre la passione, l’attenzione, il piacere di scrivere. Poi un giorno, di comune accordo, decisero che la strada in comune era finita, non avevano più nulla da dire, restarono, miracolosamente, amici. Collins continuò con il suo metodo, che consisteva nel condurre inchieste meticolose come per un reportage, intervistando ministri e spioni, guerriglieri e generali trasformando poi tutto con una favolistica stregonesca. Scrisse ancora libri fortunati, alcuni preveggenti, come quello in cui un fanatico scienziato iraniano complotta con una bomba atomica. Mai a secco di storie, un Dumas asciutto e meticoloso. Ritrovò Lapierre dopo l’undici settembre, per scrivere ancora insieme New York brucia?: ”Questa tragedia ci ha riunito - raccontava - volevamo ricordare agli europei che il pericolo islamista riguardava anche loro”. Raccontava sempre ridendo un episodio. Un giorno in aereo stava leggendo un bestseller di Tom Clancy. Il suo vicino invece divorava uno dei suoi libri. Gli chiese: ”Come è il vostro libro?”. ”Non male - rispose l’altro - ma non come quello che leggete voi”» (Domenico Quirico, ”La Stampa” 21/6/2005). «Si considerava un erede di Graham Greene e stimava molto John Le Carré, fratello maggiore nella grande famiglia degli autori di spy story, cui lui apparteneva a pieno titolo. Ma questa del romanziere è soltanto una parte della vita professionale di Larry Collins [...] era sbarcato in Europa dopo la laurea a Yale al seguito dell’esercito statunitense. Lavorava all’ufficio stampa di stanza a Rocquencourt, vicino a Parigi, dove fece subito amicizia con un ragazzo di due anni più giovane, Dominique Lapierre con il quale, a partire dagli anni Sessanta, avrebbe formato una delle più straordinarie coppie letterarie del Novecento. Dopo una veloce carriera giornalistica, Collins cronista dell’United Press da Parigi, poi corrispondente per ”Newsweek” dal Medioriente, Lapierre inviato di ”Paris Match”, i due avrebbero scritto a quattro mani alcuni dei più popolari bestseller del secondo Novecento [...] La formula era sempre la stessa: buon giornalismo e buona scrittura. ”Già dagli inizi - continua Lapierre - la nostra ambizione era di raccontare agli europei e agli americani i grandi fatti della storia contemporanea. Così abbiamo conosciuto alcuni protagonisti del Novecento: da Moshe Dayan a lord Mountbatten”. Pur restando una grande amicizia, il sodalizio professionale si sciolse nel 1980, dopo la pubblicazione del Quinto cavaliere, un thriller che ebbe trenta edizioni internazionali. Dominique Lapierre si dedicò alle inchieste sui poveri dell’India e alle opere di beneficenza, Collins scelse la strada della spy story. Romanzi tuttavia sempre ispirati a fatti della grande cronaca internazionale. Nacquero così Fortitude, versione romanzata dell’inganno con cui gli Alleati fecero credere ai nazisti che il D Day sarebbe avvenuto a Calais e non in Normandia, Dedalo sull’uso del paranormale nella guerra di spie, Aquile nere sul caso Noriega e la lotta al narcotraffico. Di tanto in tanto Larry amava tornare al giornalismo puro: così nel 1995 in un’inchiesta condotta per ”El Mundo” e ”L’Express” dimostrò l’esistenza di un complotto internazionale per falsificare milioni di banconote da cento dollari. [...]» (Dino Messina, ”Corriere della Sera” 21/6/2005).