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 2005  giugno 21 Martedì calendario

Bagayoko Amadou

• Bamako (Mali) 24 ottobre 1954. Musicista. In coppia con Mariam Doumbia. «[...] Amadou e Mariam sono ciechi dall’infanzia: Amadou [...] ha perso la vista a due anni, a dieci ha imparato a suonare l’armonica e il flauto, più tardi la chitarra. Mariam [...] è cieca dall’età di sei anni e ha cominciato a cantare seguendo il papà musicista alle feste di matrimonio. I due si sono conosciuti [...] all’istituto per ciechi di Bamako, la capitale del Mali. Lei cantava, lui suonava nell’orchestra dell’istituto. Oggi sono marito e moglie. Prima di loro, altri grandi artisti si sono fatti strada nella musica nonostante il loro handicap, e questo ha rappresentato per loro un modello: “Sì, è proprio così. Ray Charles e Stevie Wonder, anche loro due musicisti, anche loro ciechi non dalla nascita proprio come noi, ci hanno dato coraggio per fare il primo passo nella musica: perché se loro ce l’avevano fatta, allora voleva dire che anche noi potevamo tentare, che era possibile. Soprattutto sono stati per noi di stimolo per lavorare bene, perché non solo ci sono riusciti ma hanno fatto anche della grande musica. Li abbiamo conosciuti entrambi: prima in Costa d’Avorio, dove abbiamo suonato in un concerto in cui suonavano anche loro. Poi di nuovo negli Stati Uniti, a Detroit”. Decisivo, per acquisire notorietà anche in Europa, è stato l’incontro con Manu Chao: “Devo dire solo grazie ad Amadou e Mariam: ho realizzato il sogno del fan”, dice Manu Chao. “Era rimasto colpito da una nostra canzone che aveva ascoltato in macchina e quando seppe che avremmo suonato a Parigi venne a un nostro concerto” chiariscono Amadou e Mariam. “[...] Ci ha fatto incontrare il nostro manager Marc Antoine Moreau, che conosceva Manu Chao”. I tre si chiudono in studio di registrazione, i ritmi e le atmosfere sub-sahariane s’incontrano alla perfezione con il suono globalizzato di Manu Chao. “Così siamo partiti per il Mali, abbiamo registrato a Bamako e Mopti e successivamente al Festival du desert, che si tiene da noi tutti gli anni all’inizio dell’anno. In quella situazione Manu Chao poteva essere la superstar, invece ci ha voluto solo accompagnare ed è rimasto defilato e quasi nascosto al lato del palco”. Musica indefinibile, quella di Amadou e Mariam, perché non più etnica, non ancora occidentale: una musica migrante, di confine, che affascina al primo ascolto: “Non crediamo di essere simili a nessuno tanto meno a Manu Chao, anche se ha prodotto e partecipato al nostro disco. Ci muoviamo nel grande fiume del blues e, se proprio dovessimo citare dei modelli, ci ispirano John Lee Hooker e Ray Charles, ma anche i Pink Floyd”. Grazie a Dimanche a Bamako, Amadou e Mariam hanno ottenuto un grande successo all’estero, soprattutto in Francia. Nel Mali li trattano ormai come ambasciatori del loro paese: “Il nostro paese ci ha incoraggiato con riconoscimenti. Il Ministero della Cultura ci ha insignito della medaglia di Cavalieri dell’Ordine nazionale e siamo stati nominati ufficialmente ambasciatori della cultura maliana all’estero. [...] Con i nostri viaggi portiamo le nostre canzoni nel mondo e in questo modo crediamo anche di poter aiutare il nostro popolo. Ma il nostro messaggio va a tutti, non solo agli africani: Dimanche a Bamako canta l’amore tra le persone e la voglia di stare insieme”» (Carlo Moretti, “la Repubblica” 21/6/2005).