Varie, 20 giugno 2005
GONZALEZ
GONZALEZ Aitor Zumarraga (Spagna) 27 febbraio 1975. Ciclista. Nel 2002 con la Kelme, vinse a Orvieto e Monticello Brianza (crono) al Giro, chiuso al 6° posto. Poi dominò la Vuelta, con 3 tappe. Nel 2003 corse in Italia con la Fassa Bortolo: alla prima gara conquistò il Giro della Provincia di Reggio Calabria, e la crono di Bolzano al Giro. Nel 2004 vinse la tappa di Nimes al Tour. Nel 2005 conquistò la classifica finale del Giro di Svizzera • «Quando nel 2002 s’impose alla Vuelta, sfruttando le sue doti di cronoman e difendendosi con sicurezza in montagna, gli immaginifici spagnoli lo ribattezzarono Termin Aitor, giocando con il suo nome e con quello del super cyborg reso celebre da Schwarzenegger. Nessuno, in quel momento, avrebbe potuto immaginare che Aitor Gonzalez si apprestava a vivere stagioni incolori: il basco cresciuto ad Alicante sembrava un plausibile rivale di Armstrong, in realtà nei due anni trascorsi alla Fassa Bortolo ottenne pochissime soddisfazioni e dimostrò limiti che ne ridimensionarono le valutazioni. Il divorzio dal team di Giancarlo Ferretti divenne inevitabile. Al di là dei risultati - deludenti - l’inflessibile sergente di ferro e il suo clan rimproverano ad Aitor la scarsa propensione ai sacrifici, descrivendone il profilo, non proprio scolpito, con il quale si presentava alle convocazioni per le corse. Va da sé che lo spagnolo ha sempre respinto al mittente le insinuazioni e i rimproveri [...]» (Nino Minoliti, ”La Gazzetta dello Sport” 20/6/2005) • «[...] Da sempre ho la gamba destra più corta della sinistra. Alla Kelme avevo una posizione in bici che non mi creava problemi, tanto che ho vinto una Vuelta. Appena sono arrivato alla Fassa mi hanno fatto una bici con misure diverse. Telaio perfetto, ma non adatto a me per via del problema alla gamba. Non riuscivo più a spingere, o meglio spingevo solo con il quadricipite e quando questo muscolo si esauriva era la fine. Ora porto uno spessore nella scarpa, mi è stata alzata la sella di un centimetro e arretrata di uno e mezzo per sfruttare tutta la muscolatura. [...]» (Claudio Ghisalberti, ”La Gazzetta dello Sport” 20/6/2005).