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 2005  giugno 06 Lunedì calendario

Anno II - Settantaduesima settimanaDal 30 maggio al 6 giugno 2005Clementina. Per Clementina Cantoni, mentre scriviamo ancora nelle mani dei suoi sequestratori, è intervenuto da ultimo il papa

Anno II - Settantaduesima settimana
Dal 30 maggio al 6 giugno 2005

Clementina. Per Clementina Cantoni, mentre scriviamo ancora nelle mani dei suoi sequestratori, è intervenuto da ultimo il papa. La mamma, Germana, ha scritto una lettera accorata ai rapitori. Ma per il resto, rimane la sensazione di una freddezza complessiva, da parte nostra, nei confronti di questo sequestro: silenzio dei movimenti pacifisti e degli opinion leader che avevano mobilitato le masse nei casi delle Simone e della Sgrena, progressivo, comprensibile raffreddamento anche da parte dei giornali che cominciano a togliere il caso dalle prime pagine. Impressionante invece, anche per contrasto, la mobilitazione afgana: non passa giorno senza che in qualche distretto di Kabul non si svolga una manifestazione per la libertà della nostra compatriota. Solo il distretto numero otto della città ha fatto sottoscrivere alle donne afgane nove petizioni, inducendole a firmare con l’impronta del pollice macchiata d’inchiostro (sono analfabete). Grande successo ha riscosso in tutto il paese un video-appello dell’attore Michele Placido, molto famoso laggiù come commissario Cattani de "La Piovra", il serial televisivo di Raiuno sulla mafia, che le tv locali hanno comprato da noi e trasmesso con grande audience. Intanto i sequestratori hanno fatto sapere ufficialmente quello che si sapeva fin dal primo giorno (e che è la verità di tutti i sequestri, comunque si ammantino all’inizio): per liberare Clementina ci vogliono i soldi. I giornali hanno scritto le cifre più varie: da trecentomila dollari a dieci milioni (venti miliardi di vecchie lire). Tutte le bande del Medio Oriente sanno che gli italiani pagano.

Europa. Dopo i francesi, hanno bocciato la Costituzione europea anche gli olandesi (mercoledì 1° giugno, più del 61 per cento di "nee"). Un sondaggio in Germania ha verificato che il 90 per cento dei tedeschi vorrebbe di nuovo il marco, in Gran Bretagna Tony Blair è deciso a non far svolgere il referendum perché il rischio di bocciatura è troppo alto, dopo l’estate voterà la Danimarca e anche lì il "no" è assai probabile. Questa specie di ribellione generale alla politica dell’Unione ha provocato naturalmente una gran quantità di discussioni sul rapporto tra istituzioni europee e cittadini, ma un solo effetto pratico: in Francia si è dimesso il primo ministro Raffarin e Chirac ha affidato l’incarico di formare il nuovo governo al fedelissimo Dominique de Villepin.

Lira/Euro. In Italia il "no" francese e spagnolo ha ridato fiato alle correnti antieuropeiste presenti nella maggioranza e rappresentate soprattutto dalla Lega. Il ministro Maroni ha sostenuto che sarebbe bene rimettere in circolazione la lira, magari insieme all’euro (doppia circolazione), Calderoli ha accusato Ciampi di averci voluto far entrare nella Ue a tutti i costi, la Lega ha tirato fuori una rilevazione secondo cui il 70 per cento degli italiani rivuole la lira (il quotidiano "Libero", che ha subito fatto partire un sondaggio tra i suoi lettori, conferma questa percentuale). Soprattutto l’uscita di Calderoli su Ciampi ha provocato contraccolpi notevoli: Berlusconi, che aveva tentato di tenersi alla larga da queste polemiche, s’è dovuto dissociare ufficialmente dalle dichiarazioni leghiste e in particolare dagli attacchi al Quirinale. Anzi ha raccomandato ai suoi di mettere sotto tiro, casomai, Prodi, che in Europa è stato per cinque anni presidente della Commissione e il cui consenso può dunque patire delle bocciature francesi e olandesi. Quanto alla pretesa leghista di far rinascere la lira, lo stesso Tremonti, che i leghisti portano in palmo di mano, ha detto che sull’abbandono dell’euro e il ripristino della lira lui non è d’accordo per niente.

Iraq. Verso le 23 di lunedì 30 maggio, i tecnici della base di Nassiriya che seguivano sui monitor il rientro alla base di un nostro elicottero di ritorno dal Kuwait, se lo son visto sparire a un tratto dallo schermo. Notte di luna apparentemente tranquilla, nessun segnale d’attacco o di attentati, l’elicottero per prudenza volava a luci spente e non era avvistabile. Partiti per capire che cosa era successo, i nostri soccorritori hanno trovato la carcassa dell’Agusta-Bell 412 Grifone a 15 chilometri da Nassiriya, precipitato a causa di una tempesta di sabbia. Tra le lamiere i corpi di quattro nostri militari, morti sul colpo: Giuseppe Lima, 39 anni; Massimiliano Biondini, 33; Marco Briganti, 33; Marco Cirillo, 29. Erano volati in Kuwait per accompagnare all’aeroporto di Kuwait City un loro collega che doveva partecipare al funerale della mamma a Udine. Con i morti del 30 maggio, salgono a 31 le vittime italiane in Iraq.

Rutelli. I colpi della settimana, nella guerra tra Rutelli e Prodi, sono, in ordine cronologico, questi: Prodi ha detto che, visto che con la presa di posizione anti-Ulivo di Rutelli è in discussione la sua leadership, sarà bene organizzare le primarie, che, subito dopo le Regionali, erano state giudicate superflue; Rutelli, smarcandosi dagli altri alleati del centro-sinistra, ha detto che non voterà i referendum di domenica prossima, seguendo così le indicazioni della Curia (sconcerto e fastidio dei Ds e degli altri, plauso da Forza Italia, che, per bocca di Bondi, dice di vedere "nuove prospettive politiche"); Prodi, che non ha detto se e come voterà, ha fatto sapere che è in preparazione la scissione della Margherita e la creazione di una nuova formazione denominata (forse) "Democratici per l’Ulivo".

Referendum. Scrivendo un altro articolo domenicale sul "Corriere della Sera" (quello precedente era stato dedicato a Clementina Cantoni), Veltroni ha fatto sapere che ai referendum, domenica e lunedì prossimi, voterà quattro sì. Riassumendo la posizione dei leader più importanti: Casini, Pera e Rutelli si asterranno (ma la moglie di Rutelli, la giornalista Barbara Palombelli, voterà quattro "sì"), Fini voterà tre sì e un no all’eterologa, i diessini (Fassino in testa) voteranno quattro sì, Giuliano Ferrara che era per il no e l’andare a votare a ogni costo, adesso s’è convertito all’astensione per far mancare il quorum (segno che i sì sono maggioranza e il quorum risulta superabile: del resto lo scorso settembre Mannheimer constatò con un sondaggio che più del 50 per cento degli italiani sapeva di che cosa si stava parlando). Ciampi voterà ma non si sa come, Prodi e Berlusconi non hanno fatto sapere quello che faranno, però Veronica Berlusconi ha detto che voterà "sì", memore di una sua gravidanza finita male. Ricordiamo che il governo tentò a suo tempo di non far svolgere questi referendum, rivolgendosi alla Corte costituzionale. Richiesta respinta. Ricordiamo che votando "sì" su tutte e quattro le schede si abrogheranno: le limitazioni alla ricerca scientifica sugli embrioni; il limite massimo di tre embrioni da trasferire nell’utero e quindi il divieto di congelarli; l’equiparazione dell’embrione all’individuo, con conseguente parità di diritti; il divieto di produrre l’embrione con seme estraneo alla coppia ("eterologa").

Ricucci. Stefano Ricucci, lo scalatore del "Corriere della Sera", convocato dalla Consob, ha fatto sapere di possedere il 16 per cento di Rcs. La Consob è l’organismo di controllo della Borsa. Ricucci ha poi detto ai giornalisti di voler salire al 20 per cento e di aver preso in considerazione, tra le molte opzioni, anche quella di un’Opa. In realtà, l’Opa appare sicura e prossima, al punto che i 15 soci del patto di sindacato si sono riuniti domenica 5 giugno e hanno votato all’unanimità una blindatura del patto così concepita: ogni membro del patto di sindacato è impegnato a comprare pro-quota e allo stesso prezzo dell’Opa le azioni che gli altri pattisti volessero cedere a Ricucci. Esperti hanno già detto che in questo modo si calpestano i diritti dei soci di minoranza e che la Consob, leggi alla mano, di fronte a un’intesa simile potrebbe sentenziare che i 15 sono un "concerto" e obbligarli a questo punto a lanciare un’Opa sul 40 per cento di azioni fuori del patto.

Michael Jackson. La giuria del tribunale di Santa Maria, in California, s’è riunita in camera di consiglio lunedì scorso per decidere se la popstar Michael Jackson sia o non sia un pedofilo da condannare a vent’anni di reclusione. Le accuse principali vengono dalla famiglia Arvizio, che secondo la difesa mente e punta solo a incassare un gigantesco risarcimento. Il cantante rischia la bancarotta anche per l’entità delle spese legali. Tra i tanti che hanno testimoniato in difesa, l’ex ragazzo prodigio di "Mamma, ho perso l’aereo" McCauley Culkin.

Stupro. Milano, in via Ripamonti, nella notte tra venerdì 3 e sabato 4 giugno, ore 3 e 30 del mattino. Due giovani poco più che ventenni stanno chiacchierando vicino all’auto di lei, quando si ferma una Punto da cui scendono cinque ragazzi romeni, che picchiano lui e caricano a forza lei in macchina. La portano in uno spiazzo alla periferia sud di Milano e la violentano in quattro per tre quarti d’ora. Il ragazzo, che gli è andato dietro, viene ancora picchiato, denudato e immobilizzato in modo che non possa interferire. Ma sarà lui, dopo, a farli prendere: riuscirà infatti, nonostante lo stordimento e il terrore, a ricordare tipo di macchina e targa. Mentre scriviamo ne sono stati arrestati due.

Basket. L’Armani Jeans di Milano ha conquistato la finale per lo scudetto battendo in cinque gare la Benetton di Treviso, che partiva favorita. L’ultima delle cinque gare (le due squadre stavano sul 2 a 2) s’è giocata sabato 4 giugno a Treviso. Decisivi i due canestri di Sasha Djordjevic: i tifosi milanesi stanno preparando una petizione per impedirgli il ritiro. Per conquistare lo scudetto i milanesi di Armani dovranno adesso battere i bolognesi della Virtus.

Napoli. Alla semifinale per la promozione in B tra Napoli e Sambenedettese (stadio San Paolo di Napoli) hanno assistito 65 mila persone, record assoluto per la serie C. passato il Napoli, che deve adesso vedersela con l’Avellino.

Motociclisti. Ritirato Gibernau, il GP del Mugello di motociclismo s’è trasformato in un festival degli italiani, che hanno occupato le prime quattro posizioni in quest’ordine: Valentino Rossi, Max Biaggi, Capirossi, Melandri. Gara spettacolare, con i quattro che si sono di continuo superati l’un l’altro.