Corriere della Sera 12/06/2005, pag.1-8 Fabio Cavalera, 12 giugno 2005
"L’intesa con la Cina? L’Europa non si illuda". Il commissario europeo Peter Mandelson ha strappato alla Cina l’intesa sul tessile
"L’intesa con la Cina? L’Europa non si illuda". Il commissario europeo Peter Mandelson ha strappato alla Cina l’intesa sul tessile. "Per l’Europa è l’ultima chiamata" , dice in un’intervista al Corriere. Per Mandelson, "è un’intesa pragmatica, la lite non conveniva a nessuno. Ci dà una boccata d’ossigeno ma dopo il 2008 ci si dovrà adeguare al libero mercato o saranno dolori". Come la definiamo? L’ultima chiamata? "Assolutamente sì. Questa è l’ultima chiamata". L’ultima chiamata per l’industria tessile europea. O si cambia registro ora. "Si investe, si ristruttura, si riconverte, si va sul mercato con coraggio". Oppure c’è solo il declino e, in fondo al percorso, la resa totale nei confronti di chi ha saputo trovare il passo giusto per reggere la sfida a livello mondiale. L’inglese Peter Mandelson, commissario europeo al commercio estero, è reduce da dieci ore filate di negoziato con i cinesi. Ha portato a casa un ottimo risultato e ne è giustamente soddisfatto. Convincere Pechino che il muro contro muro sarebbe stato la soluzione peggiore per entrambe le parti non è stato per niente facile. Anche perché un qualche fondato motivo al quale appellarsi per invocare da subito la piena liberalizzazione del mercato tessile il ministro Bo Xilai lo aveva. L’accordo che riceverà il via libera dai 25 membri della Ue mette a tacere i partigiani della guerra commerciale. Una strada che qualora fosse stata intrapresa avrebbe aperto una crisi politica dei rapporti con la Cina. Signor commissario cominciamo dai contenuti dell’intesa. Che cosa prevede? "La regolamentazione riguarda un’ampia gamma di prodotti. Praticamente tutti quelli che avevamo messo sotto osservazione. Da subito e fino alla fine del 2007 la Cina potrà aumentare le sue esportazioni verso l’Europa entro determinate fasce. Più in particolare posso dire che per pantaloni da uomo, pullover e camicette da donna la percentuale prevista è dell’otto per cento. Poi ci sono altre quattro ca tegorie per le quali l’incremento dell’export cinese sarà del 10 per cento ( n. d. r. qui ci sono le t shirt, le calze, i filati di lino) e infine le ultime tre che cresceranno del 12,5 per cento". E’ una soluzione provvisoria? "La definirei una soluzione ponte. Ovvero una soluzione che ci accompagna alla liberalizzazione totale e definitiva del mercato del tessile. Ciò avverrà a partire dal 2008. Che è l’ultima data utile entro la quale le imprese europee dovranno adeguarsi alla realtà della globalizzazione e alle regole del Wto". sola scelta: riconvertire e investire. "Aggiungerei ristrutturare". Dolori in vista? "Perché dolori? Occorre cambiare, questo sì. Non vi è altra alternativa. L’intesa è chiara. Con il 2008 chi è bravo accetterà e si adeguerà al libero mercato. E chi non lo sarà avrà davanti, purtroppo sì, unicamente dolori". E’ un accordo che si può definire pragmatico? "E’ la parola corretta. Abbiamo trovato un giusto equilibrio fra la volontà dell’Europa di difendere le sue imprese e di dare ad esse una prova d’appello e la volontà della Cina di non vedere stravolti i principi della libera concorrenza. La limitazione temporale alle esportazioni cinesi offre un certo sollievo alle imprese europee però le costringe a prepararsi alla sfida globale". Oltre che pragmatico accordo anche strategico? "Certamente. Obbliga gli operatori del settore a misurarsi con prospettive di lungo termine. Complessivamente è davvero un buon accordo e non vi era alternativa ad esso". quella che era stata prospettata e minacciata dall’Europa. "I buoni accordi sono sempre molto meglio dei conflitti dall’esito incerto. Vorrei ricordare che la soluzione unilaterale avrebbe avuto una durata comunque limitata. L’avremmo potuta applicare fino alla fine del 2005. E poi? La negoziazione è stato il percorso corretto. Il risultato finale accontenta noi, in quanto ci regala una bella boccata di ossigeno e tutela i nostri interessi, e accontenta i cinesi. I costi della disputa, i costi economici e costi politici, alla fine sarebbero stati pesantissimi per entrambi. La lite non avrebbe di certo risolto la questione". Il ruolo dell’Italia in questa controversia? "Un ruolo positivo, di aiuto, di concretezza e di mediazione". Commissario Mandelson quanto hanno pesato nei negoziati le violente polemiche che nel Vecchio Continente hanno accompagnato i referendum di adesione alla Costituzione europea? "Direttamente non c’è stata alcuna influenza. Però voglio sottolineare che le posizioni politicamente estremiste non fanno di certo bene e non aiutano. L’Europa è capace di affrontare la sfida della globalizzazione soltanto se è unita e se sa integrarsi. Il protezionismo, rivendicato da settori massimalisti ed estremisti, non porta da nessuna parte. La globalizzazione è un dato di fatto. Come lo si può negare? L’Europa deve gestire il suo ruolo nella globalizzazione con politiche sociali adeguate, deve garantire giustizia sociale ma non deve chiudersi in se stessa e sottrarsi alla realtà. La concorrenza e il confronto con tutto il mondo sono inevitabili". Fabio Cavalera