Varie, 16 giugno 2005
BRANCHER Aldo
BRANCHER Aldo Trichiana (Belluno) 30 maggio 1943. Politico. Deputato dal 2001 (Forza Italia, Pdl). Già sottosegretario alle Riforme istituzionali nel Berlusconi II, III e IV (2001-2006), dal giugno 2010 ministro per l’Attuazione del federalismo (dicastero confezionato apposta per evitargli il processo sulla scalata di Fiorani all’Antoveneta, in cui era imputato di ricettazione e appropriazione indebita), dopo appena diciassette giorni (5 luglio 2010) si dimise. Ritenuto colpevole dal tribunale di Milano per essersi appropriato indebitamente di 420 mila euro ai danni della Popolare di Lodi e di aver ricevuto una mazzetta di 200mila euro da Gianpiero Fiorani, all’epoca numero uno dell’istituto lodigiano, il 28 luglio 2010 fu condannato a 2 anni di reclusione e una multa di 4mila euro, condanna confermata in appello il 3 marzo 2011 • «[...] L’artefice della pacificazione tra il Cavaliere e il Senatùr. Raccontano che il premier gli abbia assegnato il compito di marcare Bossi e che per questo lo ha nominato sottosegretario alle Riforme: da allora Brancher è conosciuto nel Palazzo come il “Claudio Gentile” forzista [...]» (Francesco Verderami, “Sette” n. 26/2001) • «Da buon montanaro ama stare nell’ombra. Riservato, schivo, silenzioso, solido come una roccia. Niente tivù, interviste rarissime, apparizioni in pubblico centellinate. E mai sopra le righe. Sempre pacato, suadente, sguardo quieto e voce fonda. Ma nell’ombra tesse e ritesse con infinita pazienza, ed è capace di conciliare gli interessi più diversi e siglare le alleanze più difficili. Più che un politico spregiudicato finito per qualche azzardo nell’inchiesta Bpi [...] sembra un parroco di montagna [...] esperto di pubblicità, legatissimo a Berlusconi come a Tremonti e a Bossi, artefice dell’accordo tra Cdl e Lega. [...] dirigente di azienda privata, ha cominciato la sua carriera come “Don”. A “Famiglia Cristiana” se lo ricordano ancora Don Aldo, prete paolino e manager della pubblicità, svelto e capace. Ma un giorno cambiò vita e abbandonò il sacerdozio. Non la pubblicità. Divenne uno dei più stretti collaboratori di Fedele Confalonieri e manager di Publitalia. Una carriera brillante, che sembrò interrompersi nel 1993 quando fu arrestato da Antonio Di Pietro per tangenti: 300 milioni al ministro della sanità Francesco De Lorenzo per la pubblicità contro l’Aids assegnata alle reti del Cavaliere. Fu allora che lo battezzarono “Il Greganti della Fininvest”, perché in cella, dove andava a trovarlo Previti mentre Berlusconi e Dell’Utri giravano in macchina intorno al carcere per fargli compagnia, non aprì bocca e non raccontò nulla delle tangenti. Condannato in primo e secondo grado a 2 anni e 8 mesi per falso in bilancio e violazione della legge sul finanziamento ai partiti, fu salvato dalla Cassazione. Per premio fu nominato responsabile di Fi al nord e nel 2001 eletto alla Camera nel collegio di Bussolengo, nel veronese, non lontano da Bardolino, sul lago di Garda, dove abita e possiede un’azienda agricola. Politicamente, è passato dalla Dc al Psi a Fi, e ha stretto un forte legame con Bossi, che definisce “un alleato sempre chiaro e leale”. È stato lui a spianare la via all’alleanza con la Lega convincendo Berlusconi a ritirare le querele contro Bossi e “La Padania” che per anni lo avevano chiamato “il mafioso di Arcore”. E ad ospitare il Senatùr nella sua casa romana ai Parioli il giorno della devolution, il 16 novembre, dove Calderoli e Tremonti si sfidarono ai fornelli con la pasta al pomodoro con la panna e la pancetta. Perché, come ama dire, lui che è un esperto di polenta grigia che prepara con la farina speciale di un mulino della Carnia: “Non c’è niente di meglio dei buoni sapori per superare i dissapori”» (Roberto Bianchin, “la Repubblica” 16/12/2005).