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 2005  giugno 16 Giovedì calendario

DE FUSCO Luca

DE FUSCO Luca Napoli 1957. Regista. Direttore del Teatro Stabile del Veneto • «Si laurea in discipline dello spettacolo al Dams di Bologna nel 1982. I suoi primi spettacoli di rilievo si inseriscono nel filone del teatro sperimentale e si ispirano spesso alla letteratura, come Il centro dell’Aleph da Borges, che inaugura il Teatro del Mondo di A. Rossi nel Carnevale della Biennale di Venezia. Nel 1982 firma la sua prima regia lirica Turandot di Busoni al festival della Valle d’Itria. Nel 1985 passa a un teatro più classico, inaugurando scenicamente Villa Campolieto a Ercolano con Il gioco dell’amore e del caso di Marivaux. Da questo spettacolo nasce, nell’anno successivo, il festival delle Ville Vesuviane che De F. fonda e dirige fino alla fine dell’esperienza (1992). Nel 1990 torna alla lirica con Lucrezia Borgia di Donizetti al San Carlo di Napoli. Tra le numerose regie di prosa realizzate si può rintracciare, come si diceva, un filone letterario (Les liaisons dangereuses con P. Pitagora, 1987; Senilità con L. Capolicchio, 1995), uno sei-settecentesco (Turandot di Gozzi con L. Sastri, 1988; Anfitrione di Molière con M. Rigillo, 1990; La finta serva di Marivaux prima con P. Pitagora, poi con V. Ciangottini, 1991 e 1995) e uno di interesse per la nuova drammaturgia o i recuperi di testi dimenticati ( Sua Maestà di Cerami con M. Scaccia, 1986; Le smanie per la rivoluzione di Ferrone con G. Tedeschi, 1989; La chunga di M. Vargas Llosa con P. Pitagora e A. Sandrelli, 1994; Il ritorno di Casanova di Schnitzler con M. Rigillo, 1988; Il cilindro di E. De Filippo con R. Bianchi, 1996). [...] ha realizzato per la Rai la lettura semintegrale de La storia della mia vita di G. Casanova e ha fondato il Piccolo festival europeo di Anacapri, dove ha realizzato un singolare spettacolo-passeggiata, adattando e mettendo in scena Le cronache italiane di Stendhal» (Dizionario dello Spettacolo del ’900, a cura di Piero Gelli e Felice Cappa, “Baldini&Castoldi” 1998). «Essendo figlio di uno storico, un intellettuale, ho sempre avuto il complesso di essere troppo intellettuale per il mondo dei teatranti e troppo spettacolare per il mondo degli intellettuali» (Alain Elkann, “La Stampa” 16/9/2001).