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 2005  giugno 15 Mercoledì calendario

Scoperta esplosiva. La Stampa tSt 15/06/2005. Parigi, inizio Ottocento, l’epoca post-alchemica, con l’accumulo di dati sperimentali nella nuova visione della chimica di Lavoisier

Scoperta esplosiva. La Stampa tSt 15/06/2005. Parigi, inizio Ottocento, l’epoca post-alchemica, con l’accumulo di dati sperimentali nella nuova visione della chimica di Lavoisier. Un chimico, Pélouze, bravo sperimentatore, faceva reagire con acido nitrico tutto quello che gli capitava. Nel suo laboratorio, all’epoca piuttosto avanzato, convergevano apprendisti chimici da tutte le parti per imparare i fondamenti delle operazioni e delle manipolazioni chimiche. Tra questi il nostro Ascanio Sobrero. Si era laureato in Medicina a Torino e aveva tentato di inserirsi nella carriera universitaria senza successo (per via di beghe già attive allora nell’ambiente!). Aveva uno zio, Carlo Raffaele Sobrero, generale (con una vita interessantissima alle spalle, prima con Napoleone, poi nell’esercito sabaudo) direttore dell’Arsenale di Torino, che allora era il più avanzato centro chimico del Piemonte (la formulazione di esplosivi e lo studio di leghe metalliche per le armi richiedevano una forte conoscenza della chimica e delle sue manipolazioni). Conosceva tutti i grandi chimici dell’epoca e ne aveva frequentato i laboratori. Convince il nipote a darsi alla chimica. E così l’Ascanio va a Parigi: da Pélouze, appunto, impara tante cose. Poi, per completare la sua preparazione, sempre su consiglio dello zio, frequenta per un po’ di tempo il laboratorio di un altro grandissimo chimico dell’epoca, Justus Liebig, a Giessen, in Germania. Rientra a Torino e riceve da Basilea una lettera di un suo collega conosciuto a Parigi, un certo Schoenbein, che gli racconta di aver versato sul banco di laboratorio accidentalmente una boccetta di acido nitrico e una di acido solforico, di aver asciugato il tutto con uno strofinaccio, e aver constatato il giorno dopo che lo strofinaccio, asciugato, era diventato giallo e tutto sfarinato. Gli aveva dato fuoco ed era scoppiato! «Si vede - conclude Schoenbein - che per fare reagire con acido nitrico le sostanze organiche (lo strofinaccio in fin dei conti era cellulosa) ci vuole anche dell’acido solforico! A buon conto il mio cotone esplosivo l’ho brevettato». Sobrero si fionda nel suo laboratorio dell’Università (che allora era in via San Francesco da Paola, c’è una lapide a ricordo, all’ingresso sotto i portici di via Po!) e operando con grande oculatezza con varie miscele di acido nitrico e acido solforico su glicerina (struttura chimica assimilabile alla lontana alla cellulosa) ottiene finalmente un prodotto che si separa dalla miscela di reazione, che inalato si rivela vasodilatatore (Ascanio era medico) e, soprattutto, seguendo le avvertenze del collega svizzero, esplode per urto. Era la nitroglicerina. Sobrero si precipita all’Accademia delle Scienze, di cui era segretario, comunica il risultato del suo esperimento e lo descrive al suo maestro di Parigi, Pélouze, in una lettera che viene pubblicata per intero sui «Comptes Rendues de l’Académie de France» (1847). E’ l’atto di nascita ufficiale della nitroglicerina. Qualche anno dopo un astuto ingegnere svedese, Alfred Nobel (peraltro con alle spalle una buona preparazione scientifico-tecnica) legge l’articolo e si mette in proprio a produrre la nitroglicerina con il metodo appunto descritto dal Sobrero, da impiegarsi come esplosivo, in diversi stabilimenti. E’ un fatto che la nitroglicerina era sì un magnifico esplosivo (neanche da mettere in confronto con la polvere pirica, arrivata in Europa dalla Cina tramite i soliti Arabi, giusto in tempo per la Guerra dei Cent’anni) ma terribilmente scomoda da impiegare. Per urto bastava niente a farla esplodere, bisognava maneggiarla e trasportarla con estrema cautela. A questo punto un altro evento fortuito, anche qui con la persona giusta al momento giusto. La nitroglicerina si trasportava in soluzione di alcol metilico, ma era lungo e noioso (e pericoloso!) evaporare il solvente al momento dell’uso, oppure in boccette di vetro tenute in scatole piene di farina fossile (spoglie silicee microscopiche di antiche alghe, di aspetto incoerente, farinoso). In questo modo si evitava che durante il trasporto le boccette si urtassero con prevedibili conseguenze. Un giorno una boccetta si fessura e la nitroglicerina impregna la farina fossile. Nobel prova: la farina fossile impregnata di nitro non esplode più per urto, ma solo se innescata. E’ la dinamite. Si può trasportare, impaccare, manipolare, si possono fare delle cartucce. E’ l’inizio della esplosivistica moderna. La nuova polvere da sparo, impiegata in fucili a retrocarica. Fortunatamente la nitroglicerina e la dinamite furono anche determinanti per fare gli esplosivi utilizzati nelle grandi imprese civili (trafori, miniere) che portarono tra l’altro alla realizzazione delle grandi reti viarie europee. Sobrero continuò felicemente la sua carriera all’Università e a quello che diverrà il Politecnico di Torino, realizzando opere di tutto rispetto (lo studio della prima rete fognaria torinese) e di grande interesse, non solo teorico, tra le quali la possibilità di ottenere per effetto della luce solare sull’essenza di trementina (fu il primo «fotochimico» italiano) un prodotto con azione broncodilatatrice ancora adesso usato in terapia col nome di «sobrerolo». Anche la nitroglicerina ha un suo impiego terapeutico nelle affezioni cardiache (questione di dosi!) ma Sobrero, di cui Nobel riconobbe la priorità della scoperta, ebbe sempre a dolersi del suo impiego come esplosivo. Persone giuste (Schonbein, Sobrero, Nobel) al momento giusto: un altro passo nella storia dell’umanità. Gaetano Di Modica